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quando riapriranno?

Discoteche, Pasca (Silb): «Governo sordo, alzeremo noi il volume»

Il presidente dell’associazione che rappresenta i locali notturni spiega: «Ci faremo sentire in altro modo. Non vogliamo i ristori, ma tornare a lavorare»

Discoteche, Pasca (Silb): «Governo sordo, alzeremo noi il volume»

«Oltre al danno, la beffa: non solo le discoteche restano chiuse e senza una data di riapertura, ma continuiamo ad assistere a ritrovi non autorizzati, illegali o a serate organizzate in locali come bar, ristoranti o stabilimenti balneari: ovunque, ma non in discoteca, dove avremmo potuto garantire controlli e sicurezza».

 

È un fiume in piena Maurizio Pasca, il presidente della Società Italiana Locali da Ballo, che rappresenta proprio i locali notturni e le discoteche. Dal Governo, infatti, non è arrivata l’attesa decisione sulla riapertura, mentre spunta l’ipotesi di ristori al settore, già fortemente penalizzato dalla pandemia.

 

«Ma noi non vogliamo ristori, che sono solo mance: chiediamo di lavorare per produrre profitto» dice Pasca, intervistato da The Italian Times all’indomani della fumata nera in consiglio dei Ministri, dove non si è giunti a un’intesa.

A frenare sarebbe la preoccupazione di un rialzo nei contagi a causa soprattutto delle varianti e in particolare della variante Delta.

Ma le imprese del settore chiedono una decisione urgente.

 

Presidente, manca ancora una data di riapertura. Perché?

Maurizio Pasca: «Bisognerebbe chiederlo al Governo. Noi ci aspettavamo una data, dopo il parere favorevole espresso dal Comitato Tecnico Scientifico, la scorsa settimana, e quello del sottosegretario alla salute, Andrea Costa, che aveva indicato il 10 luglio (proprio a The Italian Times) come possibile giorno per la riapertura. Invece è arrivata una doccia fredda».

 

Insomma, le indicazioni della vigilia sono state disattese?

Maurizio Pasca: «Esatto. Siamo chiusi di fatto dal 23 febbraio del 2020, tranne la parentesi della scorsa estate, quando siamo stati additati come “untori”, come responsabili del rialzo dei contagi. In realtà la nuova ondata si è registrata con la riapertura delle scuole e con il ritorno all’affollamento sui mezzi pubblici, ma è stato più comodo scaricare la responsabilità su di noi. Adesso abbiamo perso anche il primo week end di luglio e chissà quando potremo riprendere l’attività. Ora ci ritroviamo in difficoltà: molti, dopo le indicazioni dei giorni scorsi, avevano iniziato a organizzarsi assumendo personale. Il risultato è un doppio danno: la mancata ripartenza e i nuovi costi, che si aggiungono al fatto che il 90% dei locali è chiuso da un anno e mezzo. Ma non ci stiamo, vogliamo farci sentire».

 

Cosa intende dire? Avete in programma qualche iniziativa?

Maurizio Pasca: «Sì, stiamo ipotizzando manifestazioni su Roma e altre città italiane. Non possiamo pensare di assistere ad assembramenti ovunque mentre noi restiamo chiusi: ci sono decine di video che mostrano gente che balla ovunque, in bar, ristoranti, stabilimenti balneari, piazze o circoli privati, tranne che nelle discoteche. Perché lì è permesso? Chi controlla il distanziamento o l’uso delle mascherine? A noi è stato detto di no, nonostante avessimo presentato un protocollo che garantiva la sicurezza sanitaria a chi prendeva parte alle nostre serate: si poteva entrare solo vaccino, tampone negativo o certificato di guarigione da Covid».

 

I colloqui con il Governo sono falliti o tenterete ancora il dialogo?

Maurizio Pasca: «Noi abbiamo avuto diversi interlocutori nel Governo, dal ministro del Turismo, Garavaglia, a quello dello Sviluppo economico, Giorgetti, fino ai sottosegretari alla Salute, Costa e Sileri.  Certo il dialogo rimane la via più gradita, ma se il Governo è completamente sordo dobbiamo fargli sentire la musica in modo diverso, alzare il volume e i decibel, tanto per restare in tema. Tra l’altro ci si dimentica del ruolo sociale delle discoteche: è meglio che i giovani (e non solo) si trovino in discoteca o in altri luoghi abusivi, non controllati e non sicuri? »

 

Non siete preoccupati che proprio nei locali possano verificarsi focolai (magari di varianti), come lo scorso anno?

Maurizio Pasca: «Rispetto all’anno scorso la situazione è molto cambiata: oggi 30% degli italiani è vaccinato, ci sono anche i tamponi e altre accortezze. Il nostro protocollo prevedeva di far diventare i nostri locali Covid free, proponendo proprio l’ingresso a vaccinati, immunizzati in seguito a malattia oppure con tampone negativo. Insomma, chi entrava non era contagioso e non poteva contagiare. Ma chi controlla i luoghi dove la gente si ritrova lo stesso per ballare?».

 

Cosa chiedete?

Maurizio Pasca: «Si è parlato di ristori, ma non chiediamo questo: finora abbiamo avuto solo mance rispetto alle reali perdite di fatturato. Noi vorremmo solo tornare al nostro lavoro e produrre il profitto».

 

Il Green Pass potrebbe essere la soluzione?

Maurizio Pasca: «Certo, sì, anche prevede le stesse condizioni del nostro protocollo e avremmo discoteche Covid free invece che ritrovi che assomigliano a discoteche abusive».

 

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