Il cardinale in tribunale

Scandalo Vaticano, Cardinale Becciu a giudizio: cosa è successo

L’alto prelato, accusato di peculato e abuso d’ufficio, si difende: “Contro di me trame oscure”. Sarà giudicato dal Tribunale vaticano dal 27 luglio

Scandalo Vaticano, Cardinale Becciu a giudizio: cosa è successo

Il rinvio a giudizio del cardinale Angelo Becciu non ha precedenti nella storia recente del Vaticano. La decisione, arrivata dopo nove mesi dalla sospensione dall’incarico di Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, decisa da Francesco, continua ad agitare le acque all’interno della Santa Sede.

 

Al centro del giudizio, che vedrà “imputato” il porporato per i reati di peculato e abuso di ufficio anche in concorso, c’è l’acquisto di un palazzo a Londra da parte della Segreteria di Stato, ma non solo.

 

Come chiarito dalla Sala Stampa della Santa Sede, altri 9 rinvii a giudizio sono stati decisi dal presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone, su richiesta dei pm del Papa, Gian Piero Milano, Alessandro Diddi e Gianluca Perone.

 

Nell’ambito del procedimento la Segreteria di Stato del Vaticano, individuata nell’inchiesta come “persona offesa” insieme all’Istituto per le Opere di Religione (Ior), si costituirà parte civile e sarà rappresentata dall’ex ministro della Giustizia, Paola Severino.

 

Becciu: “Trame oscure”

Il cardinale, travolto dallo scandalo, si è subito difeso contrattaccando e parlandi di “gogna mediatica” e di “trame oscure” nei suoi confronti, sostenendo di essere “vittima di una macchinazione ordita ai miei danni, e attendevo da tempo di conoscere le eventuali accuse nei miei confronti, per permettermi prontamente di smentirle e dimostrare al mondo la mia assoluta innocenza”.

 

“In questi lunghi mesi si è inventato di tutto sulla mia persona – prosegue il porporato in una nota - esponendomi ad una gogna mediatica senza pari al cui gioco non mi sono prestato, soffrendo in silenzio, anche per il rispetto e la tutela della Chiesa, a cui ho dedicato la mia intera vita”.

 

Il processo: perché

Nel comunicato della Santa Sede si precisano i motivi dell’inchiesta Becciu e i risultati, che hanno portato all a decisione di avviare il processo: “Le attività istruttorie, svolte anche con commissioni rogatoriali in numerosi altri paesi stranieri (Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna, Jersey, Lussemburgo Slovenia, Svizzera), hanno consentito di portare alla luce una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane, avendo attinto anche alle risorse, destinate alle opere di carità personale del Santo Padre.

 

L’iniziativa giudiziaria è direttamente collegabile alle indicazioni e alle riforme di Sua Santità Papa Francesco, nell’opera di trasparenza e risanamento delle finanze vaticane; opera che, secondo l’ipotesi accusatoria, è stata contrastata da attività speculative illecite e pregiudizievoli sul piano reputazionale nei termini indicati nella richiesta di citazione a giudizio”.

 

Quando e chi sarà processato

La prima udienza del processo nel quale è coinvolto Becciu è fissata per il 27 luglio. Ad essere rinviati a giudizio ci sono altri nove imputati. “Personale ecclesiastico e laico della Segreteria di Stato e figure apicali dell’allora Autorità di Informazione Finanziaria, nonché personaggi esterni, attivi nel mondo della finanza internazionale” come si legge nel comunicato vaticano.

 

Si tratta di René Brülhart, per il quale si ipotizza il reato di abuso d’ufficio; monsignor Mauro Carlino, al quale sono contestati l’estorsione e l’abuso di ufficio; Enrico Crasso, imputato per peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata; Tommaso Di Ruzza, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio.

 

Nell’elenco figura anche Cecilia Marogna, alla quale l’accusa contesta il reato di peculato. Imputati anche Raffaele Mincione per peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio; Nicola Squillace, per truffa, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio; Fabrizio Tirabassi, per corruzione, estorsione, peculato, truffa e abuso d’ufficio; e Gianluigi Torzi, al quale sono contestati i reati di estorsione, peculato, truffa, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio.

 

Il via libera del Papa al processo

Il processo sarà possibile dopo che 12 mesi fa Papa Bergoglio ha introdotto una nuova legge sull’ordinamento giudiziario, che prevede che anche i cardinali e i vescovi devono essere giudicati dal Tribunale Vaticano, previo assenso del Pontefice.

 

Prima della modifica della norma solo la Cassazione era competente - sempre previo assenso del Papa – nel giudicare i cardinali e i vescovi nelle cause penali.

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