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Intervista esclusiva al presidente dell’Apsa

Monsignor Nunzio Galantino: la Chiesa non è “il palazzo di Londra”

Ddl Zan? “C’è bisogno di chiarezza per evitare che ogni affermazione sia sottoposta al parere discrezionale di un giudice” afferma il presidente dell’APSA

Monsignor Nunzio Galantino: la Chiesa non è “il palazzo di Londra”

Monsignor Nunzio Galatino è stato per lunghissimi anni, circa 35, il parroco di San Francesco d’Assisi in Cerignola nel quartiere  “Terravecchia” coincidente con il centro storico, uno dei più difficili della già complicata cittadina pugliese, sul crinale tra criminalità e problematiche sociali di non poco conto. Nel frattempo insegnava teologia a Napoli.

 

Papa Francesco, a sorpresa per chi non conosceva lo spessore del suo impegno sacerdotale e civile, lo scelse come segretario della Conferenza episcopale italiana e poi lo ha scelto per la guida dell’Apsa, cioè il dicastero che gestisce il patrimonio della Santa Sede: otto anni dopo la sua venuta a Roma possiamo dire senza tema di smentite che la sua è stata una delle nomine più importanti e indovinate del Pontefice.

 

Monsignor Galantino ha accettato di rispondere alle domande di The Italian Times in un momento delicato della vita della Chiesa, quando il Vaticano ha mandato sotto processo l’ex cardinale Angelo Becciu, già sostituto della Segreteria di Stato, per via dei giochi poco chiari intorno all’acquisto di un immobile a Londra con i fondi dell’Obolo di San Pietro, cioè con le offerte dei fedeli. E quando, anche questo un inedito, la Santa Sede ha inviato una nota formale all’Italia per dire che la legge Zan contraddiceva il Concordato tra Stato e Chiesa.

 

The Italian Times. Gli investimenti della Chiesa si sono serviti di mediatori spesso truffaldini, che promettevano guadagni facili e magari li facevano per se stessi. Qual è il suo pensiero? 

 

Mons. Nunzio Galantino: Il recente rinvio a giudizio di alcune persone ci dirà quali danni hanno provocato i “mediatori occulti e spesso truffaldini”. Danni non solo sul piano economico, ma anche e soprattutto su quello reputazionale per la Chiesa, che non può essere identificata col “palazzo di Londra”, né con chi è stato infedele nel suo servizio, in tutti i sensi. Non dimentichiamo, a questo proposito, che parte lesa in tutta questa faccenda è la Santa Sede.

 

The Italian Times. Il rapporto tra la Chiesa e il denaro è stato storicamente tormentato: in questo hanno pesato di più le diffidenze dottrinali o le debolezze umane, o le prime hanno aiutato le seconde? Su quali principi generali oggi si sta ricostruendo, oltre all’adesione alle regole internazionali di trasparenza?

 

Mons. Nunzio Galantino: È vero. E questo rapporto tormentato è cominciato molto presto: dalla gestione della cassa della prima comunità e dalla scelta sbagliata del primo economo (Giuda). A parte le battute, le debolezze umane di sicuro hanno segnato e segnano negativamente alcuni tornanti della storia della Chiesa e del suo rapporto con il denaro. Debolezze umane che di sicuro amplificano i loro effetti deleteri quando si perdono di vista le motivazioni del proprio servizio nella Chiesa. Nel caso della gestione finanziaria, è importante ricordare che le risorse economiche che vengono messe a disposizione della Chiesa devono servire per sostenere il compito di guida del Papa in tutto il mondo, nella sua azione di evangelizzazione e di carità. Le risorse economiche servono per sostenere le strutture che, nei diversi territori, contribuiscono a far conoscere il magistero del Papa e rendono presente la sua vicinanza agli ultimi.

Insomma, la Chiesa, ripeto, non può essere identificata col “palazzo di Londra” né con chi è stato infedele nel suo servizio, in tutti i sensi. La Chiesa è anche, e soprattutto, fatta di donne e uomini che cercano di rispondere al Vangelo attraverso una testimonianza fatta di gesti e parole concreti che in tanti fanno finta di non vedere, ma che esistono e contribuiscono più dei nostri investimenti economici a dare dignità alla vita reale di tante persone. E non solo nel nostro Paese.

 

The Italian Times. Lei all’Apsa sta voltando pagina, ci può dire le linee guida della sua gestione? Sono previsti investimenti a favore dell’economia reale italiana?

 

Mons. Nunzio Galantino: Per la impronta data al comparto della gestione economica da papa Francesco, vorrei precisare che non sono assolutamente solo a guidare il Dicastero del quale il Papa mi ha nominato Presidente. Ne consegue che le linee operative non sono le “mie” linee guida. Non posseggo le competenze richieste. Di sicuro però metto tutta la mia attenzione nel servizio che mi è stato chiesto, dando ascolto a chi ha competenze e chiedendo che le mie decisioni vengano sempre sottoposte a controlli superiori. Per quel che riguarda la direzione degli investimenti, lei sa meglio di me che l’economia reale italiana ha bisogno di ben altri investimenti rispetto a quelli non certo risolutivi che possono appartenere all’Apsa.  

 

The Italian Times. Lei gestisce il patrimonio della Chiesa, prezioso per contribuire a mettere a terra la missione universale del cattolicesimo. Per la prima volta Apsa presenta un bilancio: ce lo può illustrare?

 

Mons. Nunzio Galantino: Dovendo essere, il bilancio, approvato da due organismi indipendenti (Consiglio per l’Economia e Ufficio del Revisore generale) non posso anticiparne i contenuti. Posso dire però quello che ho scritto, introducendo il Bilancio della Santa Sede, per la parte che spetta all’APSA.  “Se dovessi scegliere i primi destinatari di queste pagine - e quindi del bilancio dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica 2020 - non esiterei a indicarli in tutti coloro che, con fiducia e generosità, hanno messo e continuano a mettere nelle mani della Chiesa cattolica parte delle loro risorse. Assieme ai proventi derivanti dalla risoluzione della Questione romana, sono infatti le loro donazioni all’origine del patrimonio della Sede Apostolica.

La pubblicazione del bilancio si inserisce nel più articolato processo che vede tutta la Chiesa impegnata a rispondere con generosità all’invito di Papa Francesco: “… rendere concreta la fedeltà di cui si parla nel Vangelo, agendo secondo il principio della trasparenza” (Motu proprio recante disposizioni sulla trasparenza nella gestione della finanza pubblica, 26 aprile 2021).

 

The Italian Times. La polemica italiana spesso vi accusa di non pagare le tasse sugli immobili, quelli in territorio italiano: se si tratta di una fake news, può dimostrarci che invece siete contribuenti ligi al dovere?

 

Mons. Nunzio Galantino: Lo faccio volentieri sulla base di documenti. E non per la prima volta. Nel 2020, l'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha pagato 5,95 milioni di euro per l’Imu e € 2,88 milioni per l’Ires. A queste vanno aggiunte le imposte pagate da Governatorato, Propaganda Fide, Vicariato di Roma, Conferenza Episcopale italiana e singoli enti religiosi.

Le imposte pagate per l’anno precedente ammontano ad oltre 9 milioni e 300 mila euro. Purtroppo c’è chi continua a dire stupidaggini perché disinformato o in mala fede. A fronte di documenti da tutti consultabili,  se continua ad esserci gente disponibile a mettersi in coda per seguire chi sparge veleno, almeno su queste notizie, faccia pure. Il problema è di chi, pur sapendo queste cose, continua a dire che la Chiesa non paga. È proprio vero: “Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire!”

 

The Italian Times. Nei giorni scorsi si è parlato del Concordato tra la Santa Sede e la Repubblica italiana. Quello stipulato nel 1929 col Regno d’Italia fu rinnovato nel 1984, presidente del Consiglio Craxi. Come si coniuga la laicità dello Stato con questo tipo di accordi?

 

Mons. Nunzio Galantino: È vero se n‘è parlato. E non sempre a proposito. Soprattutto da parte di chi ha fatto osservazioni e posto domande di una retorica spicciola e disarmante, che mostra solo poca o nessuna conoscenza di uno strumento, il Concordato, che paradossalmente serve proprio a salvaguardare la sacrosanta laicità degli spazi e la improbabile laicità dei contenuti! Ma forse questo è chiedere troppo a chi ha poco o nessun tempo disponibile per informarsi ed evitare di dire banalità.

 

The Italian Times. In che senso?

 

Mons. Nunzio Galantino: Il Concordato o strumenti analoghi - cui si ricorre nel rapporto tra Stati sovrani - serve a garantire a ognuno l’indipendenza e la possibilità di esercitare la propria mission. Nel caso a cui Lei fa riferimento, c’è stata una “nota verbale” (del Vaticano), una sorta di invito rivolto al destinatario (Stato italiano) perché vengano posti atti che garantiscono alla Chiesa le condizioni per esercitare la sua mission di evangelizzazione. Insomma e in parole povere, è stata chiesta chiarezza perché il valore di ogni affermazione contenuta nel ddl Zan non venga affidato all’interpretazione discrezionale di un giudice. Questo, per la garanzia di tutti.

Un esempio: bisogna accertarsi che io non venga perseguito se affermo che la famiglia è composta da un uomo, una donna e, se Dio vuole, da figli. Nel pieno rispetto di chi fa altre scelte e la pensa diversamente da me.

 

The Italian Times. E la laicità?

Mons. Nunzio Galantino: Sta proprio nella parola “rispetto” reciproco, per affermazioni o idee che possono non corrispondere alle mie. La laicità è esercizio di rispetto e messa al bando del pensiero unico, da qualsiasi parte esso venga esercitato. Laicità è anche rispetto delle sensibilità altrui, che può subire offesa, per esempio, per eccesso di … volgarità. Laicità fa solo rima letterale con volgarità! Ma laicità e volgarità esibita sono cento miglia lontane, una dall’altra.

 

The Italian Times. È stato superficialmente affermato che in caso di preti accusati di pedofilia il Vaticano li processa, estromettendo la Repubblica italiana. Non è affatto così. Vogliamo spiegare cos’è il “doppio foro parallelo”?

 

Mons. Nunzio Galantino: Penso che la spiegazione stia tutta in un minimo di corretta informazione. Sanno tutti che qualsiasi delitto accertato viene giudicato sul territorio in cui questo viene consumato. È avvenuto così e continua ad avvenire anche per delitti di pedofilia accertati. Il Vaticano, in questi come in altri casi, promuove, perché ne ha il diritto, un suo processo che non interferisce con i processi intentati in sede civile. Dico di più, da quello che so. Nei casi in cui, in Vaticano, il processo su una stessa materia giunge a conclusione prima di quello civile, la sentenza non viene mai pubblicata prima di quella civile. Di norma e per rispetto, si attende il pronunciamento del tribunale civile. Altro che interferenze o banalità gratuite! Questi sono fatti.  

 

The Italian Times. In passato la comunicazione pubblica spettava ai giornalisti, il cui dogma era la verifica della notizia. Oggi è stata creata la parola «influencer» per legittimare chiunque, senza alcun obbligo di professionalità, si affacci a una finestra elettronica per attestare dati che non sono stati verificati. I milioni di followers possono essere un criterio di verità? Sembra la forza bruta dell’audience. Che ne pensa?

 

Mons. Nunzio Galantino: C’è poco da “pensare” e molto da decidere! Se portare il cervello all’ammasso o continuare a conservarsi la sufficiente dose di autonomia di pensiero e di azione. Il filosofo danese Soren Kierkegaard ci ha ricordato che non è la maggioranza a decidere ciò che è vero e ciò che invece non lo è. Nel nostro caso, non è né l’influencer né il numero dei suoi followers né quello dei like a decidere ciò che è vero. Una stupidaggine resta tale, anche se sono in molti a dirla, a condividerla o a likarla.

 

The Italian Times. Ogni giorno in Italia ci sono fiumi di persone che vengono nutrite, vestite, curate, assistite dalle Caritas o da altri enti cattolici. Resoconti e informazioni vengono regolarmente pubblicati, ma forse più su riviste interne, come “Sovvenire”. La foresta della carità che cresce ogni giorno non fa rumore come l’albero che cade di tanto in tanto. È giunto il tempo per la Chiesa in Italia di una comunicazione più aperta e moderna?

 

Mons. Nunzio Galantino: Quello della comunicazione non smetterà mai di essere un problema per la nostra Chiesa. A qualsiasi livello. Non basta la consapevolezza di avere tra le mani un tesoro grande e bello: il Vangelo. Bisogna “saper dire” in maniera efficace che il Vangelo è vero ed è possibile.  Certo, di progressi se ne sono fatti nell’ambito della comunicazione. Continua a mancare però una capacità di far conoscere - senza tradire l’avvertimento evangelico della discrezione - l’azione quotidiana che accompagna la mission evangelizzatrice della Chiesa. La comunicazione “aperta e moderna” non è solo frutto del ricorso a nuovi strumenti. È piuttosto frutto di una presenza sempre più incarnata nella storia da parte degli uomini e delle donne di Chiesa. Qualche volta ci attardiamo troppo a spendere energie per questioni (beghe) interne. Una maggiore libertà interiore ci proietterebbe di più sulle domande, quelle vere, che oggi interessano le persone, che attendono risposte di Vangelo. Se e quando comunichiamo la proposta evangelica legandola alle domande che stanno nel cuore degli uomini e delle donne di oggi, allora la comunicazione funziona.

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