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Per non dimenticare

G8 Genova, vent’anni fa i fatti che sconvolsero l’Italia e il mondo

19-22 luglio 2001, il corteo No Global di Genova con i black bloc, la morte di Carlo Giuliani e la “macelleria messicana” alla scuola Diaz: cosa è successo

G8 Genova, vent’anni fa i fatti che sconvolsero l’Italia e il mondo

Vent’anni fa, nei giorni del G8, la carica delle forze dell’ordine al corteo No Global di Genova, la morte di Carlo Giuliani e la “macelleria messicana” alla scuola Diaz: furono i giorni in cui vennero sospesi i diritti e falciati i movimenti democratici.

Per non dimenticare quelle giornate buie per la democrazia, a Genova e in tutta Italia sono previsti eventi e manifestazioni. 

 

La ricostruzione

Un morto, 560 feriti, 219 persone arrestate, quasi cinquanta miliardi di danno: sono i numeri del G8, il vertice degli otto paesi più industrializzati che si svolse a Genova dal 20 al 22 luglio del 2001.

 

Furono tre giorni di incontri tra i grandi della terra, ma anche di contestazioni e di volenza, culminati con l’uccisione di Carlo Giuliani, un giovane di 23 anni colpito a morte da un carabiniere.

 

La foto del corpo di  Carlo Giuliani immerso nel sangue, steso sull’asfalto di piazza Amendola, diventò il simbolo di un G8 travolto dagli scontri, dai pestaggi degli agenti (60 ragazzi feriti e 92 arrestati), subiti dai manifestanti durante l’irruzione nella scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto, e dalle accuse tra il Gsf (la rete di movimenti, partiti, associazioni e società civile di contestazione no-global) e il Governo. Il capo della polizia (all’epoca era  Giuseppe De Gennaro), ammise gli “eccessi di repressione” e le carenze di informazioni da parte dell’intelligence sul fenomeno “Black bloc”.

 

Le tute nere 

Le manifestazioni anti G8 erano iniziate il mercoledì con un concerto di Manu Chao, il giorno dopo ci fu il corteo anti-global, 50.000 persone avevano sfilato pacificamente senza problemi per l’ordine pubblico.  

 

Il venerdì lo scenario cambiò drammaticamente, iniziarono i primi incidenti, mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontrava i leader a Palazzo Ducale. Gli incidenti erano stati provocati dai black bloc, le tute nere che agivano ai margini del movimento pacifista per creare disordini avevano mandato in frantumi un bancomat: a Genova era cambiato tutto. La tensione era altissima, la polizia si scontrò anche con le tute bianche, mentre i black bloc avevano assaltato pure il carcere di Marassi.

 

Alle 17.57 arrivò la notizia di un ragazzo morto in piazza Alimonda, si trattava di Carlo Giuliani, un ragazzo di Genova figlio di un ex sindacalista. Era stato ferito a morte da un carabiniere ventenne che aveva sparato mentre era assediato insieme ad altri militari dentro una jeep (al carabiniere verrà poi riconosciuta la legittima difesa). 

 

La guerriglia si era estesa oltre la zona rossa contando centinaia di feriti:all’aeroporto Cristoforo Colombo furono installate batterie di missili terra-aria per timore di attentati terroristici. Nella notte l’irruzione in due scuole che ospitavano il centro stampa del Gsf. Il blitz venne definito “un massacro indiscriminato”, la risposta delle forze dell’ordine fu che si era trattato di “una perquisizione per individuare i black bloc nascosti nella scuola”.

 

Le condanne

Per le violenze alla Diaz sono stati condannati 28 fra dirigenti e agenti. Ma sulla colpevolezza di sette capisquadra presenti nell’edificio, condannati per non avere impedito le violenze, restano molti dubbi. Le condanne vennero inflitte solo a chi aveva siglato i verbali d’arresto dei 93 ospiti della scuola.

 

L’accusa era di avere partecipato o di non avere impedito la “macelleria messicana”, come un funzionario del VII Nucleo definì la mattanza alla Diaz. Ma per ammissione degli stessi pm e delle sentenze, gli autori materiali dei pestaggi non sono stati individuati. Pene pesanti sono state inflitte anche ai manifestanti in quello che è stato ribattezzato come il “processo ai 25” (poi diventati dieci manifestanti), a cui i giudici hanno inflitto pene complessive per quasi 100 anni di carcere. Per loro il reato principale è quello di devastazione e saccheggio.

 

Il ricorso 

Alcuni dei poliziotti condannati hanno presentato ricorso, ma la Corte europea dei Diritti dell'Uomo li ha dichiarati “inammissibili”. La Corte europea pur criticando  duramente le carenze nella gestione dell’ordine pubblico non ha ravvisato  violazioni della convenzione. 

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