
Il primo focolaio di Covid-19 nella stagione 2021/2022 è scoppiato nella squadra dello Spezia, con il neo allenatore Thiago Motta che al momento si ritrova con 11 positivi.
Un colpo di scena negativo, che ha costretto la società ad interrompere temporaneamente il ritiro a Prato dello Stelvio, in Val di Pusteria, sigillando in bolle serrate da due giorni calciatori e staff, isolati in albergo, distanziati l’uno dall’altro. Arrivata anche l'autorizzazione da parte dell’ASL di Bolzano a riprendere l'attività sportiva ma con allenamenti in forma individuale, con i positivi rinchiusi sino a nuovo ordine.
Il Professore Vincenzo Salini, medico sociale dello Spezia ha spiegato ai microfoni di Radio Punto che l’invasione del Covid nel ritiro è causato dai primi cluster, che stanno danneggiando l’intera rosa:
"Abbiamo provveduto ad effettuare la prima dose di vaccino. Due calciatori non hanno voluto effettuare il vaccino e si ritengono no vax e si è creato un piccolo cluster dal punto di vista clinico. Per fortuna, tutti i ragazzi stanno bene. Tutti i club stanno procedendo alle vaccinazioni. Non convocare i no-vax? Questo spetta ai club, comunque è una percentuale bassa. Penso che questo aspetto spinga ancora di più i calciatori a vaccinarsi. Calciatori vaccinati sono risultati positivi perché non abbiamo una copertura completa tra prima e seconda dose. Uno dei due no-vax è risultato positivo e gli altri vaccinati avevano avuto da troppo poco la prima dose per la copertura. Come Commissione Medica Figc abbiamo un protocollo più light perché prevede la vaccinazione. Si sta lavorando per portare gli spettatori negli stadi".
Concludendo poi “Io sono fiducioso perché i numeri dell'ospedalizzazione sono bassi e quelli che vanno incontro al ricovero sono non vaccinati. Io sono sicuro che allo Spezia, dopo la seconda dose, non avremo più problemi e così come con il green pass avremo gli stadi pieni per percentuali importanti. I calciatori dovrebbero vaccinarsi, ma noi possiamo fare solo opera di persuasione".
Una vicenda inaspettata, che rischia di portare svolte pericolose dentro ai club: l’ipotesi di avere calciatori che si rifiutano di vaccinarsi mette con le spalle al muro le società, che per il bene comune dovranno imporre una rotta rigida per chi si rivolta.