
La seconda estate della pandemia rischia di incartarsi non tanto sui contagi, che pure sono in crescita, ma sugli adolescenti: vanno vaccinati per accedere al green pass oppure devono essere esentati come ha fatto la Francia? La questione supera per numero delle famiglie coinvolte e per implicazioni enormi sul mondo della scuola anche la fascia dei no vax e non green pass sinora emersa nelle piazze. E si tratta di un tema che il governo non dovrebbe lasciare a Salvini e Meloni, tanto per capirci. Il punto è semplice: se gli adolescenti non sono toccati dal virus, salvo rarissimi casi come è sinora documentato, perchè devono correre a vaccinarsi per poter andare a mangiare una pizza con i genitori o con i coetanei?
All’estero stanno orientandosi diversamente: a parte Inghilterra e Germania che neanche considerano il tema del green pass, la Francia ha appena deciso (saggiamente) di escludere i minorenni dalla norma. L’Italia rimane quindi l’unico grande paese in Europa con la disposizione che colpisce tra i 12 e i 18 anni, fascia nella quale scientificamente il beneficio è zero e i rischi sono alcuni alcuni, talora mortali. C’è dunque sul tema un'Italia anomala. Tre domande.
La prima: non sarà che il nostro essere draconiani scarica sulla pelle degli adolescenti il consueto caos di classi, insegnanti, strutture, trasporti e incapacità di pianificare il rientro scolastico?
La seconda: come non vedere nella questione la consueta iniquità intergenerazionale (anziani versi ragazzi), che già in Italia si manifesta in mille odiosi modi?
La terza: ma se molti insegnanti ancora non si vaccinano, perchè ci accaniamo su chi di vaccini non ha bisogno?
Sinora in Italia soltanto il Movimento dei genitori ha protestato, ma sarebbe bene che Speranza e Figliuolo rivedessero una questione che rischia di mettere molte famiglie di fronte a problemi di ogni tipo, concettuali (gli adolescenti e si vanno vaccinati o no) e pratici in relazione alla vita quotidiana (come fare con figli senza green pass ad andare in vacanza). Jörg Dötsch, presidente della Società tedesca di pediatria e medicina dell’adolescenza (DGKJ) ha detto chiaramente: "L’immunità di gregge non può essere un criterio, i più piccoli non possono essere costretti a proteggere gli adulti. Il numero di morti in Germania non è motivo di preoccupazione: in tutta la pandemia 4 bambini e adolescenti sono morti a causa del Covid-19. I bambini hanno meno probabilità di essere infettati e meno probabilità di infettare gli altri".
I dati sugli effetti delle vaccinazioni per i giovani sono relativamente pochi, dal momento che le sperimentazioni sono state condotte solo sugli adulti. In più, per ora nel mondo sono pochissimi i giovani che hanno avuto il vaccino.
Mancano del tutto i dati sui bambini da 3 a 12 anni. "Non c’è da temere, la sorveglianza resterà alta", spiega il presidente Fimp, Federazione italiana medici pediatrici, Paolo Biasci. Le complicazioni da Covid esistono anche per i più piccoli, con sindromi infiammatorie multisistemiche anche dopo la fase acuta. È necessario proteggere tutti, sperando di vedere aumentare anche la quota di 12-19enni che si vaccina (ora siamo al 27% con una dose e al 12% che ha completato il ciclo, ndr).
Un problema per dare un’accelerata alla vaccinazione dei bambini potrebbe essere rappresentato dai genitori No Vax, ma con l’aiuto di noi pediatri si può superare facilmente. Ora tocca alle Regioni darci il via libera, perché fino a oggi soltanto in pochi territori – Liguria, Veneto, Calabria e dal 10 agosto in Toscana – siamo partiti. Manca ancora una data certa per coinvolgerci e mettere in moto la macchina, noi siamo pronti".
Vaccinare tutti è la soluzione scelta dal governo, e certo i vaccini non hanno alternative. Altrettanto certamente, la vaccinazione dei dodicenni e tredicenni pone molti problemi alle famiglie, a fronte di vantaggi opinabili: in ogni caso, il tema merita un dibattito più ampio del silenzio attuale.