Covid e lavoro

Green Pass per il lavoro, sindacati: “Non serva a licenziare”

Dopo l’incontro, il Governo e Draghi si riservano di valutare le osservazioni. Intanto a Terni una dipendente che ha rifiutato il vaccino è stata sospesa

Green Pass per il lavoro, sindacati: “Non serva a licenziare”

"Nulla in contrario sul principio all'estensione del Green Pass, ma non può diventare strumento da usare per licenziare e discriminare lavoratori e lavoratrici". Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha commentato l’esito dell’incontro tra le rappresentanze sindacali e il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

 

Il nodo dei vaccini per i lavoratori, con l’estensione del Green Pass, resta un tema caldo, tanto che l’esecutivo vorrebbe chiudere entro venerdì.


Ecco cosa è emerso dall’incontro di ieri sera.

 

Green Pass, Landini: “Non sia un’arma per licenziare”

"Il governo si è riservato di fare valutazioni e terrà conto delle nostre osservazioni" ha detto Landini al termine dell’incontro in serata. Più dura la posizione del segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che ha spiegato: "Il diritto alla salute e al lavoro bisogna intervenire con grande delicatezza. L'unico paese dove è prevista obbligatorietà dei vaccini è Arabia Saudita...".

"Siamo disponibili ad aprire un confronto con le associazioni datoriali per migliorare i contenuti dell'accordo" ha detto invece Luigi Sbarra della Cisl.

 

Secondo i sindacati per inserire l'obbligo del Green Pass sul posto di lavoro, ipotizzato anche da Confindustria, non basta un accordo sindacale, ma serve una legge.

 

"C'è un accordo sulla sicurezza sanitaria sottoscritto dalle parti sociali e inserito in un decreto e qualsiasi tentativo di modificarlo necessita di una legge, se vogliono farlo si assumano la responsabilità" ha spiegato il leader della Cgil.

L’estensione del certificato richiederebbe anche la disponibilità per tutti alla vaccinazione, ma il governo ha assicurato ai sindacati che a settembre la quantità di dosi sarà adeguata.

 

Il caso Terni: Oss sospesa per aver rifiutato il vaccino

Intanto fa discutere il caso di un’operatrice socio-sanitaria (Oss) di Terni sospesa dal lavoro e dallo stipendio perché si rifiuta di vaccinarsi contro il Covid. La donna ha fatto ricorso contro il provvedimento al giudice del lavoro, che però lo ha respinto giudicando la misura "adeguata e proporzionata".


La lavoratrice, addetta all'assistenza di anziani non autosufficienti, a febbraio ha negato il consenso informato alla somministrazione del vaccino, dicendosi contraria ad un trattamento sanitario, ritenendolo ancora di natura sperimentale. Per questo il medico del lavoro l’aveva definita non idonea e l’aveva sospesa per 24 mesi. Lei, però, ha presentato un primo ricorso alla Usl competente che ha confermato l'inidoneità della operatrice, limitando però il termine della sospensione al 31 dicembre 2021 (salvo ulteriori valutazioni in caso di prosecuzione dello stato di emergenza).

 

Dopo aver impugnato il provvedimento davanti al giudice del lavoro, chiedendo il reintegro immediato alle sue mansioni (o in subordine diverse) e la corresponsione delle mancate retribuzioni, il giudice ha però confermato la legittimità.

 

Nell’ordinanza si legge che la lavoratrice deve "osservare precisi doveri di cura e sicurezza per la tutela dell'integrità psico-fisica propria e di tutti i soggetti terzi con cui entra in contatto". È "imposto" inoltre al lavoratore "l'obbligo di prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni od omissioni", nonché quello "di osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro".

 

Sempre per il giudice è quindi da "ritenere prevalente, sulla libertà di chi non intenda sottoporsi a vaccinazione contro il Covid-19, il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario, in quanto bisognosi di cure, e, più in generale, il diritto alla salute della collettività”.

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