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Dopo il Sì allo Statuto

M5S, domani e dopodomani il voto degli iscritti su Conte presidente

L’abbandono del movimentismo e l’abbraccio dell’identità partitica: la nascita dei ‘Cinque Stelle 2’ e la ricerca di un nuovo elettorato di riferimento

M5S, domani e dopodomani il voto degli iscritti su Conte presidente

Domani e venerdì. Due giorni per completare il puzzle e consegnare a Giuseppe Conte lo scettro di un Movimento alla ricerca di una nuova identità. La base degli iscritti si è fatta sentire. Il voto sulla piattaforma SkyVote, tenuto a battesimo per lo Statuto e la Carta dei Valori, è andato bene. Il quorum dei 57 mila votanti è stato superato, in tutto 60 mila persone si sono espresse. La stragrande maggioranza, oltre l’87%, ha detto sì alle modifiche. C’è da immaginare che questo delicato passaggio filerà liscio anche per la ratifica del nuovo presidente. Per il suo vice e le altre cariche bisognerà attendere circa un mese. 

 

Dunque, per la fine della settimana la veste statutaria e il nuovo timoniere saranno pronti per la ‘fase due’ del ‘Movimento uno’, o come forse è preferibile dire, per la ‘fase uno’ del ‘Movimento due’. Non è un gioco di parole, ma una questione sostanziale. A parte l’aver aggiornato il significato delle 5 Stelle – gli astri di grillina memoria hanno lasciato il posto a ‘beni comuni, transizione ecologica, giustizia sociale, innovazione tecnologica ed economia eco-sociale di mercato’ – sul campo pentastellato restano parecchie macerie e la ricostruzione è ancora lunga.

 

Prima ci sono stati i dissidenti, le fuoriuscite, il progressivo dimagrimento dei gruppi parlamentari fino alla rottura con Davide Casaleggio. Da ultimi il conflitto Grillo-Conte, troppo duro e plateale per non lasciare strascichi nei rapporti anche personali tra i due. E lo psicodramma sulla riforma Cartabia che ha riscritto le norme sulla prescrizione volute dal Guardasigilli 5S, Alfonso Bonafede. In mezzo, a segnare la legislatura in corso, l’uscita di Conte da Palazzo Chigi. L’inizio della fine del ‘Movimento uno’, snodo di una deriva politica cominciata molto prima ma arrivata a saturazione lo scorso febbraio.

 

L’ingresso nella grande coalizione che sostiene l’esecutivo di Mario Draghi non ha aiutato, peraltro, a risalire la china. Almeno queste sono le intenzioni dell’ex premier e dell’ala governista 5S. Ma a inizio viaggio la meta è decisamente incerta. Snaturare l’impronta movimentista, la stessa che in due successive elezioni politiche – 2013 e 2018 – è stata la forza elettorale dei Cinque Stelle comporta il rischio reale di non trovare più un elettorato di riferimento. E anche se la base degli iscritti sul web si è mostrata viva e vegeta, quei numeri sono nulla rispetto al consenso necessario per conquistare seggi in Parlamento, nei Consiglio regionali, nelle assise comunali.

 

Ora si attende la svolta moderata di Conte, prodromo del nuovo corso per lasciare il movimentismo e abbracciare una identità partitica vera e propria. Per tale ragione, siamo più propensi a dire che quella che si aprirà da sabato sarà la ‘fase uno’ del ‘Movimento due’. Un soggetto politico rinnovato dovrebbe nascere sotto il cielo della politica nazionale.

 

Le piazze il ‘Movimento uno’ non è più in grado di riempirle da un pezzo e il seguito del ‘Movimento due’ è tutto da verificare: il ceto medio cui guarda Conte è già target privilegiato di molti dei partiti della coalizione di governo. Poi c’è il problema, urgente, del radicamento nei territori. Alla vigilia delle elezioni amministrative d’autunno la difficoltà più grande rimane quella di reperire candidati e formare liste autonome. La partita è tutta in salita. 

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