
Le immagini di ieri provenienti dall’aeroporto di Kabul con madri disperate che lanciano i propri bambini ai soldati inglesi, oltre il muro e il filo spinato, ci hanno colpito dritte al cuore e fatto capire quanto sia effettivamente drammatica la situazione nel nuovo Emirato islamico.
Madri che scelgono di separarsi dai propri figli per dare loro una possibilità di vita, gettandoli con un gesto estremo al di là di un muro con la speranza che quei piccoli fagotti cadano tra le braccia dei buoni, è qualcosa che mai avremmo pensato di vedere a metà del 2021 e con una pandemia che continua a fare vittime peggio di una guerra, eppure è accaduto veramente e purtroppo accadrà ancora.
E anche se provano a dirci il contrario, è vero i talebani non sono cambiati. I fatti a cui stiamo assistendo, ci stanno dimostrando senza ombra di dubbio che il pericolo e la paura che la popolazione afghana sta provando è più che giustificata. Migliaia di cittadine e cittadini sono a rischio vendetta talebana, lì adesso si spara molto sulla folla e ai singoli, anche per poco, per i ragazzi bastano dei pantaloni giudicati troppo stretti per essere frustrati e sulle donne e ragazze purtroppo non si sa ancora niente.
La questione afghana: il G20 di Draghi e Borrell contro Biden
Intanto il mondo si mobilità sulla crisia afghana, la linea di Draghi corre sui cavi del telefono, chiama tutti i leader e ottiene da Putin e Macron l’ok al G20 sull’Afghanistan anticipato a settembre e l’aiuto del ministro degli Esteri Lavrov per preparare il dossier.
In America, l’amministrazione Biden è sotto accusa per il ritiro caotico da Kabul e a criticarlo ora c’è anche il capo della diplomazia Ue Josep Borrell che ieri in un’audizione straordinaria al Parlamento europeo ha detto: «È una catastrofe, lo è per gli afghani, lo è per la credibilità occidentale, lo è per le relazioni internazionali. È un incubo». E riferendosi a quanto dichiarato dal presidente Usa nel suo discorso alla nazione sul dossier afghano «La nostra missione in Afghanistan non avrebbe mai dovuto essere di costruire una nazione». Borrell ha così replica «La costruzione di uno Stato non era l’obiettivo? È discutibile. Abbiamo fatto molto per costruire uno Stato che potesse garantire lo stato di diritto e il rispetto delle libertà fondamentali. Siamo riusciti nella prima parte. Abbiamo fallito nella seconda missione».
Per Borrel poi serve aprire un canale di comunicazione con chi ha vinto, attirandosi molte critiche in Europa, anche se sottolinea che non significherebbe riconoscere il nuovo Emirato islamico. «Non possiamo lasciare che Cina e Russia prendano il controllo» e «lasciare il sostegno a Kabul e andarcene. Possiamo essere rilevanti».
In Italia
La questione afghana in Italia è un tema di scontro tra i leader di partito e all'interno della stessa maggioranza ma anche nei partiti stessi, uno fra tutti quello avvenuto ieri tra il neo presidente grillino Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Di Maio, protagonisti di un botta e risposta che dimostra ancora una volta la mancanza di unità nei 5Stelle.
Bisogna dialogare con i talebani perchè “si sono dimostrati distensivi” ha detto l'ex premier schierandosi con la Cina, un'affermazione alla quale ha poi risposto dal G7 straordinario convocato per affrontare l'emergenza in Afghanistan, Di Maio "È importante agire in maniera coordinata nei confronti dei Talebani. Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle loro parole. Abbiamo a disposizione qualche leva, sia pur limitata, su di loro come l'isolamento dalla comunità internazionale e la prosecuzione dell'assistenza allo sviluppo fornita finora. Dobbiamo mantenere una posizione ferma sul rispetto dei diritti umani e delle libertà, e trasmettere messaggi chiari tutti insieme".
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Nella diatriba tra i due, oggi bersaglio preferito di molti leader di partito, interviene anche Beppe Grillo che su Twitter scrive: «la fuga disonorevole da Kabul resterà una macchia indelebile nei libri di storia sui quali studieranno i nostri posteri».