Le terre rare

Afghanistan, allarme attentati Isis. I talebani chiamano la Turchia

Proseguono le evacuazioni. Richiesto il coinvolgimento di Ankara a Kabul. Ma cresce anche l’interesse di Cina e Russia per i metalli e le “terre rare”

Afghanistan, allarme attentati Isis. I talebani chiamano la Turchia

A lanciare l’allarme attentati, già ipotizzato nelle scorse ore da parte del Pentagono americano, sono anche i servizi di intelligence statunitensi, insieme a quelli di Regno Unito e Germania.

Si teme che l’Isis possa colpire e interferire con difficilissime operazioni di evacuazione in corso all’aeroporto di Kabul.

Proprio per gestire lo scalo, nel caos, i talebani hanno chiesto l’aiuto della Turchia.

Ma non manca il coinvolgimento di Russia e Cina, che sarebbe interessata a minerali e melalli, come litio e "terre rare".

 

Il caos all’aeroporto di Kabul e la corsa contro il tempo

È una corsa contro il tempo nello scalo della capitale afghana, per portare in salvo il maggior numero di persone possibili, entro il 31 agosto. Secondo la Bbc, che cita fonti del Pentagono, sono circa 10mila le persone accalcate nell'area dell’aeroporto di Kabul in attesa di lasciare l'Afghanistan. Si tratta soprattutto di afghani in fuga dai Talebani (ex collaboratori locali delle missioni dei Paesi Nato e loro famigliari) e cittadini stranieri.

In un briefing allo staff del Congresso Usa, di cui riferisce la Cnn, ci sarebbero almeno 4.100 americani da evacuare in Afghanistan. Gli Usa hanno evacuato finora circa 4.000 americani, ma la fonte citata riferisce che portare in salvo i restanti sarà più difficile.

 

Trump contro Biden: “Grande fallimento”

In questa situazione l’ex Presidente statunitense, Donald Trump, ha attaccato durante il suo successore, dicendo: "Il presidente si è arreso ai talebani e ha lasciato indietro cittadini americani a morire in Afghanistan. Grande fallimento". L'Onu, invece, fa sapere che tra gli evacuati il 60% è rappresentato da bambini.

 

I talebani chiamano la Turchia in soccorso

Intanto i talebani hanno chiesto assistenza tecnica alla Turchia per gestire l'aeroporto di Kabul, insistendo però sul fatto che anche le truppe di Ankara dovranno lasciare il Paese. Lo hanno detto due funzionari turchi all'agenzia Reuters. "I talebani hanno fatto una richiesta di supporto tecnico per far funzionare l'aeroporto di Kabul", ha detto una delle fonti, aggiungendo però che la richiesta di ritirare tutte le truppe potrebbe complicare il compito. "Garantire la sicurezza dei lavoratori senza le forze armate turche è un lavoro rischioso" ha osservato.

La Turchia, però, non è il solo Paese straniero coinvolto in questa fase. Nelle ultime ore c’è stata anche una telefonata tra il presidente cinese, Xi Jinping, e quello russo, Putin.

 

L’interesse di Mosca e Pechino in Afghanistan: perché

Secondo diversi analisti, la Cina sarebbe pronta a prendere il posto degli Stati Uniti come potenza di riferimento in Afghanistan, con cui condivide un confine di 76km. Di sicuro a Pechino interessano le ricche risorse minerarie del Paese che un report statunitense del 2010 ha stimato in un valore di 1.000 miliardi di dollari solo in terre rare, ossia quegli elementi chimici senza i quali non sarebbe possibile produrre batterie al litio, pale eoliche e pannelli solari. Materiali per la cui fornitura, tra l’altro, sia Usa che Europa dipendono rispettivamente per l'80% e il 98% dalla Cina.

 

Proprio Pechino è già il primo Paese al mondo per l’estrazione di questi elementi e nel 2007 l’azienda statale cinese Metallurgical Group Corporation ha firmato un accordo con il governo afgano per sviluppare la più grande miniera di rame del Paese. Il progetto, però rimasto in stand by finora, sia per questioni di sicurezza interna del Paese, sia perché la miniera si trova su uno dei siti archeologici buddhisti più antichi di tutto l’Afghanistan, a Mes Aynak.

 

Ora con l’arrivo dei talebani con i quali il governo cinese ha stabilito relazioni fin dai mesi scorsi (come dimostrano foto che ritraggono rappresentanti talebani e del ministero degli affari esteri di Pechino insieme), la situazione potrebbe cambiare e il piano di estrazione potrebbe subire un’accelerazione.

 

L’interesse della Russia sembra essere anch’esso legato all’enorme potenziale minerario del paese che peraltro era emerso proprio all’epoca della presenza sovietica in Afghanistan, quando gli esperti di Mosca compresero per primi il potenziale nascosto nel sottosuolo afghano, salvo poi lasciare il Paese con il ritiro del 1989.

 

I dossier russi finirono poi nelle mani della Cia nel 2001, all’epoca dell’arrivo delle truppe Usa in Afghanistan per la cacciata dei talebani. Da allora la questione è tornata di interesse.

 

La via della Seta cinese e l’Afghanistan

L’interesse di Pechino, inoltre, è legato anche al progetto della “Belt and Road”, la nuova via della seta cinese. Nell’ambizioso piano cinese è evidente che, per motivi geografici e geostrategici, la posizione dell’Afghanistan non può essere trascurata. L’obiettivo di creare un corridoio sino-pakistano, infatti, potrebbe richiedere un coinvolgimento afghano diretto.

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