
Come ci si aspettava, l’Unione europea ha formalizzato, nella decisione di ieri, le proprie Raccomandazioni ai 27 Stati membri affinché ripristinino le restrizioni di viaggio per i turisti americani, visto il preoccupante aumento delle infezioni da coronavirus negli Stati Uniti.
La “lista sicura” di Bruxelles
L’indicazione di un nuovo stop, annunciato dal Consiglio europeo, rimuove alcuni Paesi dalla cosiddetta “lista sicura” che si applica ai viaggi non essenziali verso l’Europa. Si tratta di un’inversione di marcia rispetto alla decisione di giugno di raccomandare l’abolizione delle restrizioni sui viaggiatori americani proprio all’inizio della stagione turistica estiva. Oltre agli USA, altri 5 Paesi sono stati rimossi dall’elenco dei viaggi sicuri dell’Ue: Israele, Kosovo, Libano, Montenegro e Macedonia del Nord.
Il calcolo della soglia di numero di contagi da covid che determina l’inserimento nella “lista sicura” dell’Ue (oltre la quale scattano le restrizioni) equivale a 75 nuovi casi al giorno ogni 100.000 abitanti nei 14 giorni precedenti al viaggio. Attualmente gli Stati Uniti hanno un tasso di infezione circa 7 volte superiore a questa soglia-limite. Nonostante il rischio di nuove varianti e della Delta, rimangono “sicuri” per l’Ue questi Paesi: Albania, Armenia, Australia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Brunei, Canada, Giappone, Giordania, Nuova Zelanda, Qatar, Moldavia , Arabia Saudita, Serbia, Singapore, Corea del Sud, Taiwan e Ucraina. Anche la Cina, Hong Kong e Macao ottengono green light.
Restrizioni non vincolanti, “mosaico” di regole
Tuttavia, trattandosi di una Raccomandazione, è un documento-guida senza carattere vincolante. Saranno quindi le singole politiche nazionali del blocco a decidere di imporre le proprie misure o stop ai visitatori in arrivo dai Paesi inseriti nella lista. Alcuni viaggiatori e gli osservatori internazionali hanno commentato sul rischio di creazione di un “mosaico disordinato” di regole e regolamenti diversi in Europa, allo stesso modo di quanto avviene, con norme geograficamente disomogenee, negli Stati Uniti.
Nonostante questo scenario, ci saranno Governi che continueranno probabilmente a consentire agli americani completamente vaccinati (con un siero anti-virus riconosciuto dall’EMA) di fare ingresso in Europa purché mostrino la prova del loro stato di immunizzazione (sotto forma di certificato o valido green covid pass in uso dal Paese di partenza). Si prevede, quindi, che i viaggiatori statunitensi non vaccinati (o degli altri Paesi della lista) potrebbero affrontare rigorose procedure di controllo, a partire da test o tamponi frequenti. Non saranno sicuramente risparmiati dalle scomode quarantene all’arrivo, nel caso in cui non siano autorizzati ad entrare.
Politica di reciprocità
Gli Stati Uniti non hanno mai riaperto i propri confini a chi parte dall’Unione europea. Le politiche di Bruxelles, Washington ed altri Paesi terzi, attuate per incoraggiare o limitare i flussi turistici durante la pandemia, sono state un punto di contesa tra molti Governi europei. Ecco perché si ritiene che la nuova Raccomandazione Ue rifletta un movente di reciprocità.
La campagna statunitense di vaccinazione è in stallo negli ultimi mesi rispetto agli sforzi di avanzamento di quella europea. Ursula Von der Leyen ha annunciato oggi che il 70% della popolazione adulta in Ue è completamente vaccinata (57% del totale) contro il 52% degli Stati Uniti.