Fine missione

Afghanistan, Biden: “L’operazione di evacuazione è stata un successo”

Il Presidente americano parla alla nazione e avverte l’Isis-K: “Non abbiamo ancora finito”. “Il mondo è cambiato”, spiega, “c’è un confronto” con Pechino

Afghanistan, Biden: “L’operazione di evacuazione è stata un successo”

"Gli Stati Uniti hanno posto fine a una guerra di 20 anni in Afghanistan, la guerra più lunga della storia americana. Abbiamo completato una delle più grandi evacuazioni aeree nella storia, con oltre 120mila persone portate al sicuro: un numero più che raddoppiato rispetto a quello che gli esperti ritenevano possibile". Il presidente statunitense parla così dopo la conclusione delle operazioni di trasferimento dall’Afghanistan, complicate dall’attentato di giovedì scorso all’aeroporto di Kabul, costato la vita a oltre 100 persone, le quali 13 marines americani.

L’inquilino della Casa Bianca, nel rivolgersi alla Nazione, ha però lanciato un messaggio anche all’Isis-k, ritenuto responsabile dell’attentato e di cui è già stata neutralizzata una delle menti, in un blitz con un drone.

 

Biden all’Isis-k: “Non abbiamo ancora finito”

Il Presidente statunitense ha spiegato che i diritti umani sono "al centro" della politica estera americana, ma dopo la presenza militare, ora si punta all’azione diplomatica con i talebani. Ai terroristi dell’Isis-k, invece, ha detto: "Con voi non abbiamo ancora finito".

Poi ha ricordato proprio l’attacco subito e le difficoltà nell’evacuazione: "Non ci sono" operazioni di evacuazione al termine di una guerra senza le "difficoltà" che ci sono state in queste ultime settimane.

 

Evacuazione, luci e ombre

Quanto allo sforzo di trasferire il maggior numero di persone possibile, Biden ha spiegato: "Il successo straordinario di questa missione è legato alle qualità incredibili e al coraggio dei nostri soldati, dei diplomatici e degli uomini dell'intelligence". "Non avrei prolungato una guerra senza fine. E non avrei prolungato un'evacuazione eterna" ha aggiunto, motivando così la decisione di terminare la missione entro il 31 agosto.

Secondo il capo della Casa Bianca, c’è però stata una sottovalutazione del governo e dell'esercito afghano, nonostante l’addestramento di quest’ultimo da parte degli Usa e della Nato, che "non hanno resistito" quanto ci si aspettava da loro.

 

Cosa resta da fare

Come ricordato dal Presidente Usa, grazie al ponte aereo sono state trasferite oltre 120mila persone, in una missione definita “di misericordia" e non di guerra. "Nessuna nazione nella Storia ha fatto altrettanto" ha sottolineato Biden.

Ma l’impegno americano non termina qui, perché Biden ha assicurato che gli Usa "continueranno ad aiutare" i cittadini Usa e afghani che vogliono lasciare l'Afghanistan, sottolineando che i talebani "hanno preso un impegno" per garantire "passaggi sicuri" a quanti vorranno lasciare il Paese.

Quanto alle persone ancora da evacuare, son stimate tra le 100 e le 200, di nazionalità statunitense, alcune delle quali hanno intenzione di rimanere nel Paese.

Resta, infine, il confronto con la Cina, che in sede di Consiglio di Sicurezza Onu, si è astenuta (con la Russia) sulla bozza di risoluzione per la creazione di corridoi umanitari. Biden ha spiegato che "Il mondo è cambiato" e che gli Stati Uniti stanno conducendo un "serio confronto" con Pechino per la supremazia nel XXI secolo. La fine della guerra in Afghanistan, che non rispondeva più agli interessi strategici degli Usa, segna "la fine di un'era". Il ritiro Usa, ha detto ancora Biden, mette fine all'era delle "grandi operazioni militari" per "ricostruire altri Paesi".

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