EditorialiOpinioniAnalisiInchiesteIntervisteScenariFirme
Afghanistan

G20 straordinario, l’asse Draghi-Macron e gli obiettivi dell’Italia

Sempre più stretti i rapporti tra Roma e Parigi. Ma la strada verso il summit mondiale è in salita. Il governo italiano non demorde, Cina e Russia decisivi

G20 straordinario, l’asse Draghi-Macron e gli obiettivi dell’Italia

È un asse che si consolida settimana dopo settimana e che vede il Quirinale e Palazzo Chigi allineati sulla strategia da seguire. Il Trattato che porta il nome della sede della presidenza della Repubblica italiana, appunto il Quirinale, su cui Roma e Parigi stanno lavorando da tempo-  e che fornirà un quadro chiaro per il futuro sulle relazioni tra  due Paesi - è in fase di definizione. Ma le due capitali corrono spedite lungo la strada del dialogo e della collaborazione non solo per sancire i termini della nuova cooperazione bilaterale. Gli scenari internazionali sono tali da imporre un’accelerazione delle strategie da mettere in campo. Sia per aprire nuovi canali diplomatici che sblocchino la difficile crisi afghana e quella del Nord Africa. Sia per superare a Bruxelles le fronde trasversali sui dossier irrisolti: migranti, aiuti umanitari, diritti. Per arrivare poi alle nuove regole, tutte da costruire, sull’economia e la finanza del post pandemia, quando l’emergenza sarà terminata. 

 

Il premier Mario Draghi è volato ieri a Marsiglia per un incontro informale con il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron. Aveva già annunciato nel corso della conferenza stampa del pomeriggio che avrebbero parlato di tutto, principalmente dell’“immediato futuro”. “La crisi umanitaria esplosa con l’arrivo dei Talebani in Afghanistan, “va affrontata e subito”, aveva detto. Anche Parigi la pensa allo stesso modo, ma la verità è che i Ventisette si muovono in ordine sparso e sarà difficile far passare una linea comune sulle decine di migliaia di profughi in fuga dal Paese e in cerca di aiuto e accoglienza. Sono ancora gli Stati del Nord a chiudere le porte: Austria, Danimarca e Repubblica Ceca hanno già fatto sapere che non apriranno le frontiere.

 

Sempre ieri il commento, durissimo, del presidente del Consiglio: “Come si fa di fronte a una tragedia immane come questa, sin dal primo giorno, a dire ‘noi non vogliamo i rifugiati'”. Il nodo è la politica dell’Ue, il tema sono i nuovi scenari internazionali che impongono un salto di qualità. Il cambio di rotta degli Stati Uniti in politica estera modifica non poco gli equilibri geopolitici. Serve un G20 straordinario sulla questione afghana che si svolga prima di quello già convocato a Roma per il 30 ottobre, ma dopo la riunione del Palazzo di Vetro a New York, prevista per fine settembre.

 

Draghi spinge per il summit straordinario come premier del Paese presidente di turno del G20. L’apertura della Russia che, tuttavia, “aspetta che ci sia chiarezza sulla posizione di tutti gli altri”, è un passo avanti. Nei prossimi giorni è in agenda un colloquio del premier italiano con il presidente cinese Xi Jinping. Dalle scelte di Pechino dipenderà molto sulla reale possibilità di organizzare il ‘fuori programma’. Ma sono il quadrante mediorientale e i Paesi confinanti con l’Afghanistan a destare preoccupazione, visti i difficili, se non inesistenti, rapporti diplomatici tra alcuni di essi. D’altra parte escluderli farebbe partire già monco il progetto diplomatico che ha in mente il governo italiano.

Vedremo. Di certo l’appoggio di Macron, che non fa mistero di nutrire verso il capo del governo italiano una stima incondizionata, è significativo, in Europa e fuori dai confini Ue. Non basterà però a smuovere le acque. Gli scogli sono ancora tanti. E solo nei prossimi giorni sapremo se ci sarà o no il G20 straordinario sull’Afghanistan

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA