Vaccini e pandemia

Green Pass, la Lega serra i ranghi ma Salvini è in difficoltà

Il leader insiste: “Non lo voteremo in Parlamento”. Il governatore del Veneto, Luca Zaia: “Io ce l’ho, nessuna mia opposizione”. Fi: “D’accordo con Draghi”

Green Pass, la Lega serra i ranghi ma Salvini è in difficoltà

Presa in contropiede su estensione dell’obbligo vaccinale e su Green Pass, il giorno dopo la conferenza stampa di Mario Draghi, la Lega prova a serrare i ranghi. A due giorni dal voto per l’abolizione del passaporto verde espresso in commissione Affari Sociali il leader del Carroccio, Matteo Salvini, rilancia: “La Lega voterà no in Parlamento e manterrà le sue posizioni” ma “siamo al governo e ci rimarremo”. E chiama in causa i temi della giustizia, della riforma di pubblica amministrazione, concorrenza e fisco su cui, dice “Stiamo lavorando per raggiungere gli obiettivi”. Su Pd e 5Stelle è lapidario: “Si mettano l’animo in pace, non li lasceremo certo soli a governare per imporre nuove tasse, ius soli, taglio delle pensioni o ddl Zan. E se in Parlamento si troverà una maggioranza per modificare, o addirittura cancellare, il reddito di cittadinanza, tutti ne dovranno prendere atto”. I toni del Capitano, dunque, non si smorzano, anche se le parole del presidente del Consiglio un qualche ‘turbamento’ nelle file leghiste devono averlo provocato.

 

Oggi, l’altro uomo forte del Carroccio, il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti - secondo alcuni giornali in rotta di collisione col capo su Green Pass e vaccini - ha tenuto a precisare: “Il premier ha detto che nella Lega c'è un capo che è Salvini. Quindi, quello che dice Salvini a me sta bene, come appunto ha detto Draghi. E’ un principio filosofico, di deduzione”. Ma a dirla tutta il premier ha evidenziato soprattutto che nel governo “c’è accordo e unità tra i ministri”, a evidenziare una differenza tra le posizioni della Lega in seno all’esecutivo e quelle del partito e del suo leader

 

Malumori, in ogni modo, sembrano essersi registrati tra alcuni governatori leghisti più d’accordo con Palazzo Chigi che con via Bellerio, per i quali la priorità resta quella di uscire dalla pandemia. Voci che il governatore del Veneto, Luca Zaia, prova a stigmatizzare pur finendo per puntualizzare il suo favore nei confronti della ‘carta verde’. “A me risulta che in commissione ci fossero 916 emendamenti, la stragrande maggioranza ritirati. Dei 40 rimanenti alcuni sono stati approvati. E’ vero, era prevista anche l’abrogazione, ma ce n’è anche uno che prevede la proroga di un anno”. Zaia tenta qualche rassicurazione: “Grazie alla Lega sono stati introdotti i tamponi molecolari salivari per le scuole e sono prorogati i termini per le assunzioni di infermieri dall’estero”. Poi conclude: “Il Green Pass c’è, io ce l’ho, ce l’ha anche Salvini, e non c’è nessuna mia opposizione".

 

Intanto anche il partito di Silvio Berlusconi si schiera con il premier: “Siamo assolutamente d’accordo con Draghi per quanto riguarda la campagna vaccinale e su un utilizzo più largo del Green Pass”, ha dichiarato nel corso di una trasmissione televisiva Antonio Tajani. Il coordinatore nazionale degli azzurri ricorda: “nel centrodestra abbiamo sempre trovato una sintesi. Possono esserci valutazioni diverse sull’utilizzo, ma la stessa Meloni ha detto che non è contraria” al passaporto vaccinale “come principio. Si tratta di vedere come utilizzarlo”.

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