La crisi in Afghanistan, la situazione in Libia e l’Europa: erano i tre temi principali in agenda e su questi tre temi c’è stata sintonia tra il premier, Mario Draghi, e il presidente francese, Emmanuel Macron, in occasione della cena a Marsiglia.
L’incontro è iniziato con un abbraccio, come ai tempi pre-Covid, ma “forti” delle vaccinazioni.
Poi i due leader hanno iniziato a parlare nei pressi di un noto ristorante della località costiera francese, passeggiando di fronte al mare al tramonto. Un’immagine che è sembrata rispecchiare il sentimento di sintonia che ha caratterizzato il bilaterale.
Macron: “Si parlerà di futuro”
"Siamo qui per parlare di Afghanistan - ha detto subito Macron - poi dobbiamo parlare del prossimo Consiglio Ue e preparare la presidenza francese. Affronteremo questioni bilaterali, migratorie, si parlerà di futuro".
Era stato lo stesso Draghi, in occasione della conferenza stampa a Roma su Green Pass e terza dose, ad anticipare i temi: “Parleremo essenzialmente di Afghanistan, ma anche di Europa, rapporti bilaterali, Libia. Sarà una conversazione completa, a tutto tondo".
E così è stato, tanto che qualcuno parla già di “Patto di Marsiglia”.
Il “Patto di Marsiglia”
L’incontro, in una cornice meno formale rispetto all’Eliseo, ha sancito la volontà di trovare nuove intese a due, da riproporre poi a livello europeo.
La crisi in Afghanistan, nella sua drammaticità a livello locale, ha messo anche in evidenza una spaccatura in ambito europeo, con l’incapacità dell’Unione di parlare con una sola voce, sottolineando anche l’esigenza di una difesa e di politica estera comuni, come evidenziato da più interlocutori e di recente anche dal Capo di Stato, Sergio Mattarella.
Per questo alcune fonti parlano di una cena ha rappresentato un'accelerazione nella direzione di un Trattato di cooperazione rafforzata.
Draghi: “Il G20 sull’Afghanistan si farà”
Quanto al G20 straordinario sull’Afghanistan, esteso anche a Cina e Russia, il premier continua a lavorare perché si possa organizzare. Lo ha confermato prima di volare a Marsiglia e ne ha parlato con Macron, per trovare sponda e cercare di superare gli attriti degli ultimi giorni che sembrano averne minato la fattibilità.
Si tratta soprattutto di attacchi reciproci tra Washington e Pechino, emersi anche in occasione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e che forse solo un’intesa forte a livello europeo potrebbe aiutare a superare.
L’appuntamento resta per ottobre, con qualche slittamento rispetto alle previsioni più rosee. Draghi ha già incontrato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, a Palazzo Chigi e sentirà telefonicamente il Presidente cinese, Xi Jinping, dopo aver avuto un colloquio con quello indiano, Narendra Modi.
Macron appoggia gli sforzi di Draghi e insiste nel progetto di creare una “zona di sicurezza”, protetta dai caschi blu o bianchi, per permettere di creare corridoi umanitari anche ora che le evacuazioni sono terminate.
Il nodo dei rifugiati afghani in Europa
Le conseguenze della crisi afghana, infatti, continueranno a farsi sentire a lungo e anche in Europa, dove restano divisioni anche sulla gestione di chi fugge dall’emirato asiatico. Di fronte al no all’accoglienza, manifestato già da Austria, Polonia, Ungheria e Slovenia (ma anche dalla Grecia con la costruzione del muro al confine con la Turchia), per il premier, Mario Draghi, è urgente trovare soluzioni. È stato lo stesso capo del Governo, poche ore prima dell’incontro con Macron, a sottolineare come l’immigrazione sia "diventata una spina nell'esistenza della Ue".
Il capitolo Libia e le elezioni di dicembre
A proposito di immigrazione, se la crisi afghana è sotto gli occhi di tutto il mondo, il bacino Mediterraneo e i Paesi che vi si affacciano continuano a osservare con preoccupazione quanto accade in Libia. In vista delle elezioni di dicembre, resta un imperativo quello di stabilizzare il Paese. Anche da questo punto di vista, l’obiettivo di Draghi e Macron è quello di arrivare a una politica comune europea, che in passato è mancata, anche per divergenze proprio tra Roma e Parigi e proprio sulla questione libica.
Ma i tempi sembrano maturi per una svolta e l’imminente inizio del semestre di presidenza francese potrebbe rappresentare un’opportunità.