A Milano torna il design dopo due anni

Il Salone non è quello delle meraviglie ma fa il suo dovere di simbolo

Boeri disegna stand uguali e minimalisti causa pandemia. Il presidente Mattarella: “occasione di straordinario significato per il rilancio del Paese”

Il Salone non è quello delle meraviglie ma fa il suo dovere di simbolo

Milano, 5 settembre. Non era previsto che Sergio Mattarella parlasse all’inaugurazione del Salone del Mobile stamattina a Milano, ma poi davanti a governatore e sindaco di Milano, al presidente di Confindustria Carlo Bonomi (che però, curiosamente, ha parlato da presidente della Fiera di Milano subito prima di Enrico Pazzali che della Fiera è l’azionista), al presidente di Federlegno, Claudio Feltrin, e del Salone, Maria Porro, è salito sul palco e ha pronunciato le parole che tutti volevano sentire: “Questa occasione che raccoglie il coraggio d’impresa, la creatività, la fantasia e la cultura è di straordinario significato in questo momento per il rilancio del Paese.

Apprezzo il coraggio e la qualità con cui si è dato vita a questo Salone». Del resto, erano state le pressioni del premier Draghi e la disponibilità stessa del capo dello Stato ad intervenire all’inaugurazione a convincere Federlegno, la federazione di Confindustria che lo organizza, a tenere questa edizione, consapevoli alla fine del valore simbolico che la più conosciuta fiera del Made in Italy nel mondo rappresenta per l’economia, per Milano e per il Paese.

 

Quindi, missione riuscita anche perchè il pubblico ha affollato la Fiera nonostante il tempo incerto e i timori di assembramenti. Non è tuttavia, avendolo visitato, il Salone cui eravamo abituati, anche se in uno slancio di ottimismo lo hanno chiamato Supersalone: la pandemia ha imposto spazi larghi, mentre prima ogni centimetro quadrato di spazio veniva conteso, poi Stefano Boeri (a cui è stato demandato il concept di questa edizione particolare) ha disegnato stand tutti uguali, con la sola possibilità per le aziende più importanti di acquistarne alcuni in fila. L’effetto è stato certamente diverso, quasi l’opposto dei fasti cui gli appassionati di design di tutto il mondo erano abituati: cogliendo a volo i commenti, qualcuno diceva di sentirsi ad una fiera del bricolage, qualcun altro non nascondeva la delusione con espressioni più colorite, ma alla fine ha prevalso la voglia di ritrovarsi e di scoprire anche negli stand lillipuziani le novità che le aziende hanno covato nei lunghi mesi del Covid.

E a ben guardare gli oggetti di design belli e preziosi c’erano, ma era come osservarli nel paese dei lillipuziani, o in una sorta di fattoria degli animali dove gli stand erano tutti uguali e non ve n’era nemmeno uno più uguale degli altri poichè è anche quelli più estesi alla fine venivano risucchiati nel look comune. 

 

Tuttavia, Milano non aspettava altro e ha allestito un Fuorisalone diffuso, anche perchè diverse aziende non potendo espandersi in fiera hanno replicato con show room in città. E le vie del centro e dei quartieri piu noti si sono ripopolate come per incanto, cosa che non accadeva da due anni. Sindaco e presidente della regione hanno rivendicato la voglia di riscatto della città più colpita dalla pandemia e la sua determinazione nel riprendere il ruolo di traino dell’economia del Paese.

 

Resta un interrogativo: si sarebbe potuto organizzare, nonostante la pandemia, il Salone del 2019? Claudio Luti, patron di Kartell ed ex presidente del Salone, era talmente  convinto di poter fare una manifestazione nel rispetto totale della tradizione, e quindi della meraviglia che avrebbe dovuto suscitare, che di fronte alle titubanze degli associati a Federlegno si era dimesso.

Claudio Feltrin, che di Federlegno è il presidente, ha fatto di necessità virtù, cioè il possibile date le condizioni e ha organizzato il Salone in corso. I conti si tireranno alla fine, soprattutto rispetto alle presenze necessariamente contingentate dei buyer stranieri a causa dei voli ridotti e dei timori di quarantena, ma come segnale per l’Italia che vuole ripartire il Salone il suo l’ha fatto. 

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