Bufera sull’università

Green Pass e il “caso Barbero”: chi sono i “pro” e chi i “contro”

È polemica per il manifesto, sottoscritto da molti docenti di atenei italiani, tra i quali il noto storico. Per il Ministro Messa è “libertà collettiva”

Green Pass e il “caso Barbero”: chi sono i “pro” e chi i “contro”

Dalle piazze agli atenei, rimbalza la polemica sull’obbligo di Green Pass, ma questa volta nel mirino delle critiche sono finiti quei professori universitari che hanno sottoscritto un manifesto contro l’obbligo di Green Pass per l’accesso agli atenei italiani.

Non si tratta di “No Vax”, come precisato da chi ha sottoscritto la lettera aperta, tanto che molti di loro hanno ricevuto le dosi di vaccino.

Semplicemente sono contrari all’obbligatorietà dell’immunizzazione, specie in luoghi di formazione e cultura, paventando il rischio non solo di violazione delle norme, anche europee, in tema di discriminazione, ma anche la creazione di “cittadini di serie A” e di “serie B”.

Tra i nomi dei sottoscrittori, poi, ha suscitato scalpore quello di Alessandro Barbero, tra i più noti e apprezzati storici italiani, divulgatore anche in tv e sul quale si sono riversate non poche critiche, tanto che il Rettore dell’Università del Piemonte orientale, dove Barbero è docente, si è affrettata a prendere le distanze.

 

Il caso

Sono oltre trecento (e non 150 come sembrava in un primo momento) i docenti universitari ad aver firmato l'appello contro il Green pass obbligatorio, tra i quali anche lo storico Alessandro Barbero. “Reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione introdotta ai danni di una minoranza, in quanto in contrasto con i dettami della Costituzione” hanno scritto professori, ricercatori e alcuni membri del personale tecnico e amministrativo delle Università. Tra i rilievi c’è anche la mancata e piena assunzione di responsabilità verso l’immunizzazione che ancora non è obbligatoria (tanto che viene fatta firmare una liberatoria ai cittadini), ma di fatto implicita per poter accedere ormai a molti luoghi, anche pubblici, o ad attività.

 

I “contrari” all’obbligo

Alessandro Barbero, docente di Storia Medievale e divulgatore, in un dibattito organizzato dalla Cgil ha definito “ipocrita” la misura. “Un conto è dire: ‘Signori, abbiamo deciso che il vaccino è obbligatorio perché è necessario’. Non avrei nulla da dire su questo – ha dichiarato – Un altro conto è dire che il vaccino serve davvero, ma si inducono le persone a farlo coi sotterfugi”.

 

Oltre al nome di Alessandro Barbero, da cui però ha preso le distanze Gian Carlo Avanzi, Rettore dell’Università del Piemonte Orientale dove insegna lo storico, ci sono altri nomi del mondo accademico italiano. Tra loro ci sono professori provenienti da tutte le università italiane e dalle più svariate facoltà. Ci sono inoltre i nomi di ricercatori, bibliotecari, e membri del personale tecnico e amministrativo, oltre a numerosi professori che lavorano all’estero, da Alexander Afriat, professore di Filosofia presso l’Università della Bretagna Occidentale, a Giuseppina Amato, che è Senior Lecturer in Structural Engineering presso la Queen’s University di Belfast. Ci sono poi una ventina di docenti di diritto e altrettanti di lingue e letterature straniere, così come i professori di Matematica.

 

I “favorevoli”: la risposta del Ministro Messa

A rispondere ai docenti universitari contrari al Green Pass e a riassumere la posizione di chi non condivide le parole di Barbero, è stata il ministro dell’Università e della Ricerca. Intervenendo su Radio24, Maria Cristina Messa ha spiegato che “bisogna pensare agli altri in questo momento e non a se stessi”. “Esiste una libertà collettiva che ha prevalenza e il mondo dell’università è quello dove la dialettica è forse al suo massimo – ha aggiunto il Ministro – Gli studiosi sono persone, hanno le loro opinioni e convinzioni: io li ascolto assolutamente perché credo serva sempre ascoltare, ma poi bisogna tenere ferma la barra e andare avanti”.

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