
Sui “veri” motivi e su quanto “realmente” accaduto si è scritto tutto e il contrario di tutto nel corso di tanti anni.
Venti, per l’esattezza, e si va da articoli di giornale e libri, che hanno anche attirato l’attenzione del pubblico mondiale, come L’incredibile menzogna del giornalista francese Thierry Meyssan.
Ora che il Presidente statunitense, Joe Biden, ha firmato l’ordine esecutivo per desecretare i documenti sulle inchieste condotte su quanto accaduto l’11 settembre, in molti continuano a sostenere le teorie più disparate, dal complotto interno a quello esterno, passando per la pista israeliana, i “ritocchi” cinematografici dei filmati e il raggio energetico.
Ecco le principali e più discusse.
Il complotto interno: “l’auto attentato”
Chi sostiene questa idea, pensa che a organizzare gli attacchi alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono siano stessi apparati interni agli Usa e alla stessa amministrazione di George W. Bush, per distogliere l’attenzione dai problemi interni e per avere un pretesto per dare il via all’azione militare in Iraq e, successivamente, in Afghanistan, roccaforte di Al Qaeda e dell'integralismo islamico. È la teoria che ha resistito più a lungo nel tempo e, ancora oggi, tiene banco tra gli scettici.
L’attacco islamista (con la complicità dei vertici Usa)
Forse più ancora della precedente, questa ricostruzione parte dal presupposto che ad agire siano state organizzazioni terroristiche estere, ma che i servizi segreti statunitensi e i vertici dell’amministrazione avrebbero saputo con largo anticipo, senza intervenire, con lo stesso scopo di intervenire militarmente in Medio Oriente.
La pista israeliana
A parlare di questa teoria è lo stesso Meyssan, che riferisce delle notizie, diffuse all’indomani della tragedia, secondo cui la comunità israeliana a New York sarebbe stata informata per tempo dell’imminente attacco e avrebbe fatto sì che nessun appartenente si trovasse alle Twin Towers l’11 settembre. La conseguenza è che a organizzare l’attacco sarebbe stato il Mossad, il servizio segreto israeliano, con l’obiettivo di scatenare la dura risposta statunitense contro l’integralismo islamico in Medio Oriente. A differenze delle precedenti ricostruzioni, che non hanno trovato prove a sostegno né smentita, i nomi e i numeri delle vittime di origine ebraica smonterebbero la tesi.
L’esplosivo sui grattacieli
Quanto alla modalità degli attentati, c’è chi non ritiene che a causare quello alle Torri Gemelle sia stato lo schianto dei due aerei, bensì esplosivo posizionato sulle colonne portanti dei due grattacieli, in particolare la termite. A smentire questa ipotesi c’è il fatto che questa miscela di alluminio e ossido di ferro prende fuoco, ma non esplode.
Nessun aereo si è schiantato
C'è poi chi ha sostenuto che nessun aereo si sia mai lanciato contro le Twin Towers, ma che le sagome dei velivoli, trasmesse dai media di tutto il mondo, in realtà siano frutto di un intervento di post produzione, realizzato con la complicità delle tv. Resta, però, il fatto che migliaia di persone ripresero l’attentato con i propri telefonini, a conferma dei racconti di testimoni e sopravvissuti.
Il raggio energetico
Tra le ricostruzioni più originali c’è anche quella della donna ingegnere Judy Wood, che coniò il termine di “dustification”: si tratterebbe del principio per cui le Torri, a contatto con gli aerei, si sarebbero “polverizzate” grazie a un raggio energetico di non ben precisata provenienza.
Si tratta di una delle spiegazioni, più o meno smontate, per giustificare il crollo delle Twin Towers, che secondo molti non avrebbero potuto “cedere” in quel modo. Il motivo sarebbe, secondo molti esperti di fisica, che un crollo avrebbe potuto registrarsi solo di fronte a temperature molto superiori a quelle raggiunte l’11 settembre (800 gradi Celsius rispetto ai 1.500 necessari per fondere l'acciaio).
A smentire questa ricostruzione c’è però l’intervento degli esperti dell’Istituto Nazionale degli standard e della tecnologia, che spiega come le travi non fusero, ma semplicemente si indebolirono, come può accadere già tra i 250 e i 500 gradi.
Perché crollò anche il terzo edificio?
È una delle domande più ricorrenti tra coloro che non credono alla ricostruzione ufficiale dei fatti. Gli scettici partono dalla considerazione che le Torri Gemelle erano state testate per resistere all’impatto con un aereo, ma le simulazioni avevano riguardato un Boeing 707, più piccolo rispetto al 767 usato dai terroristi kamikaze. Le strutture, in ogni caso, non cedettero a causa dello schianto, ma in seguito al calore dell’acciaio ai piani bassi. Perché, dunque, crollò anche il World Trade Center7, il terzo edificio limitrofo, ma non coinvolto dall’impatto? La risposta, in questo caso, è data dal fatto che quel grattacielo, di “appena” 47 piani, fu distrutto dalle macerie della Torre Nord, insieme agli incendi che divamparono presto nella zona.