Riforma globale

G7 Finanze: riforma fiscale corporate tax, verso un accordo ad ottobre

Parametri tecnici della riforma fiscale globale all’esamina dei Ministri delle Finanze dei 7 grandi. Passi avanti per concludere l’intesa a G20 di ottobre.

G7 Finanze: riforma fiscale corporate tax, verso un accordo ad ottobre

I Ministri delle Finanze del Gruppo dei 7 Paesi con le economie più forti del mondo ed i rispettivi Governatori delle banche centrali (il cosiddetto G7 delle Finanze e delle Banche) si sono riuniti ieri in sessione virtuale per cercare di accelerare la roadmap verso la riforma globale dell’imposta sulle società, la corporate tax reform, come si legge nelle rassegne internazionali. A conclusione dei lavori, è stato annunciato che il G7 sta cercando di fare ulteriori passi decisivi per ridefinire e aggiornare le regole sull’imposta stessa in modo da raggiungere un accordo in vista del prossimo Vertice dei leader mondiali, il G20 di ottobre.

 

Pressing da USA e Regno Unito

Il Ministro britannico, Rishi Sunak, ha affermato di aver esortato ieri i colleghi del G7 a compiere continui progressi tecnici sulle riforme. Anche il Segretario al Tesoro dell’Amministrazione USA, Janet Yellen, ha sottolineato la necessità di attuare rapidamente le nuove regole, contribuendo così a frenare l’elusione fiscale.

 

Sul tavolo: ipotesi di imposta minima del 15%

La proposta, avanzata lo scorso giugno dal G7, introdurrebbe un’imposta societaria minima del 15% a livello globale. Punterebbe ad impedire alle aziende di trasferire i propri profitti in giurisdizioni con aliquote fiscali inferiori. A luglio, sono poi stati i Ministri delle Finanze del G20 ad appoggiare l’intesa, con il sostegno di 134 Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) che rappresentano oltre il 90% del PIL mondiale, secondo i dati forniti dal Tesoro statunitense. Il pacchetto all’esamina dei Ministri, conta anche di eliminare le tasse nazionali sui servizi digitali a favore dei nuovi diritti di tassazione.

 

Dublino osteggia la riforma

Tuttavia la riforma è stata osteggiata dal Governo di Dublino (che peraltro non fa parte del G7, ma è membro dell’OCSE). L’Irlanda è una delle sedi centrali preferite dalle aziende, in particolare i giganti tecnologici (le BigTech) e farmaceutici (BigPharma), che mantengono un’aliquota fiscale inferiore al 12,5%.

 

Stati Uniti: verso riforma che freni i paradisi fiscali

Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno lavorando ad una riforma destinata alle società (per lo più alle multinazionali) che beneficiano dei paradisi fiscali, con l’obiettivo di far pagare un minimo di tasse (indicativamente si punta al 21%) indipendentemente dall’aliquota applicata dal Paese in cui vengono dichiarati i loro profitti. Ne ha parlato ieri Janet Yellen, illustrandone le implicazioni positive per l'economia, gli investimenti e l'occupazione nel mercato statunitense.

 

G20 di ottobre: atteso accordo su riforma

I negoziatori e i delegati del dossier, stanno ora spingendo per un accordo al prossimo incontro del Gruppo dei 20, in agenda per ottobre, sui parametri tecnici della riforma. Tra gli interventi, spicca anche quello del capo del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, che ha ringraziato (anche via Twitter) il Governo di Londra per quelli che ha definito “notevoli progressi sui modi per amplificare i benefici della nuova assegnazione dei diritti speciali di prelievo per i Paesi bisognosi (ndr: vulnerabili)”.

È la Gran Bretagna a detenere la presidenza di turno del G7, che comprende anche Canada, Francia, Germania, Italia (con il Ministro Daniele Franco), Giappone e Stati Uniti.  La Germania assumerà la presidenza del G7 il prossimo anno. A rappresentare l’Unione europea è stato il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni.

 

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA