Il 31 dicembre si avvicina e con esso anche la possibilità di usufruire di Quota 100, introdotta come misura sperimentale per tre anni e, appunto, in esaurimento. Quali alternative?
Il Governo sta lavorando a una serie di ipotesi alternative. Tra queste ci sarebbe un’ape sociale allargata, oppure la cosiddetta RITA, la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata.
Ecco di cosa si tratta e quali altre proposte sono al vaglio dell’esecutivo.
Cos’è la RITA
Si tratta dell’acronimo di Rendita integrativa temporanea anticipata. È una misura introdotta in via sperimentale dalla legge di Bilancio 2017, poi resa strutturale l’anno successivo. Permette, a determinate condizioni, di andare in pensione prima rispetto ai termini canonici di legge, ottenendo l’anticipo di una rendita su una futura pensione integrativa, stipulata in precedenza.
I requisiti
Per ottenere la RITA occorre avere 62 anni di età con 20 anni di contributi. Bisognerà compilare il modulo della domanda, disponibile presso ciascun fondo. L’importo che si riceverà anticipatamente è proporzionale a quanto versato nel fondo integrativo. Si potrà così “andare in pensione” anche fino a 5 o 10 anni prima della data. È necessario, però, essere iscritti da almeno 5 anni alle forme pensionistiche complementari e avere davanti ancora solo 5 anni rispetto all’età anagrafica necessaria per ottenere la pensione di vecchiaia (che per il 2021 sono 67 anni, dunque bisogna avere almeno 62 anni).
Chi ne ha diritto
Ne hanno diritto coloro che, rispettando i limiti di età appena citati, hanno versato negli anni i contributi a un fondo pensione (fondi negoziali, fondi aperti) oppure hanno attivato forme pensionistiche complementari (come PIP). Queste persone potranno ottenere un anticipo rispetto alla pensione integrativa maturata, in modo frazionato, quindi mensile, bimestrale o al massimo trimestrale. L’anticipo proseguirà fino all’età anagrafica per la pensione vera e propria.
I disoccupati o inoccupati
Possono usufruire della RITA e andare in pensione anche 10 anni prima della data di pensione, cioè a 57 anni, i lavoratori al momento disoccupati o inoccupati, purché iscritti ad una delle forme pensionistiche complementari in regime di contribuzione definita.
Un altro requisito è di trovarsi in stato di disoccupazione da più di 24 mesi e partecipare da almeno 5 anni alle forme pensionistiche complementari, come nel caso dell’anticipo di 5 anni rispetto all’età pensionabile.
Che documenti occorrono
Nessuno, perché è sufficiente un’autocertificazione che dichiari la propria condizione e l’impegno a produrre la documentazione relativa, in caso questa sia richiesta. È sufficiente, dunque, presentare domanda.
L’alternativa: un’Ape sociale allargata
È una delle ipotesi più recenti allo studio del governo. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha definito la proposta a cui si sta lavorando come una “equilibrata” e che terrà conto delle “preoccupazioni di breve e medio termine” sulla previdenza.
Gli altri progetti mirano a introdurre nuove “Quote”, in alternativa a Quota 100, oppure alla realizzazione di fondo pensionistico integrativo per il settore privato fino all’esaurimento delle risorse disponibili.