Un viaggio breve, ma dall’alto valore simbolico e che arriva in un momento delicato nei rapporti all’interno dei Paesi europei.
Il “pellegrinaggio spirituale”, come è stato definito quello di Papa Francesco da oggi a mercoledì 15 settembre in Ungheria e Slovacchia, è il primo dopo l’intervento al colon.
Ma arriva anche dopo l’appello all’accoglienza, lanciato anche dal santo Padre, nei confronti di profughi e migranti, dopo la crisi afghana, appello al quale si sono mostrati sordi e contrari proprio quei Paesi dell’ex Europa definiti del gruppo “Visegrad”, di cui Ungheria e Slovacchia fanno parte.
Si tratta di quegli Stati che hanno proceduto alla realizzazione di muri e barriere per contenere l’arrivo di migranti.
Ciononostante il viaggio di Bergoglio non sarà “politico”, come assicurato da fonti vaticane.
Francesco oggi in Ungheria: l’incontro con Orban
Il 34mo viaggio internazionale del santo Padre è dunque iniziato oggi da Budapest, in occasione della chiusura del Congresso Eucaristico internazionale. Intenso il programma della quattro giorni a partire dall’incontro con il primo ministro ungherese, Viktor Orban, tra i leader del sovranismo europeo.
In passato il Papa non aveva mai incontrato in udienza privata il capo dell’esecutivo di Budapest, se non nel 2016 a Roma in Vaticano, in occasione di un incontro con la delegazione dei parlamentari cristiani. L’anno dopo, invece, Orban era stato ricevuto, ma insieme ad altri capi di Stato e di governo in occasione dell’anniversario dei Trattati di Roma.
Niente politica
"Un viaggio, quindi, dalla forte connotazione spirituale. Per cui è bene evitare di mischiare letture di altro genere a quella più spirituale". A chiarire le finalità della visita è stato Matteo Bruni, direttore della sala stampa vaticana.
"Il Papa visita popoli che hanno sofferto un regime repressivo della fede e della libertà religiosa" ha aggiunto Bruni, con riferimento a religiosi come vescovi, preti, suore, ma anche laici che hanno subito torture e vessazioni in carcere, oppure sacerdoti ordinati di nascosto nelle fabbriche in cui erano impiegati, ma anche "cristiani fieri di aver resistito, a volte fino al sangue, al male e alle persecuzioni".
L’incontro con le comunità ebraiche
Il portavoce vaticano ha però sottolineato anche l’importanza dell’incontro, in Ungheria, con le comunità ebraiche, accomunate da una storia di discriminazione e persecuzione, tanto da essere passate dal contare 136mila membri ad appena 20mila dopo il regime nazista.
Bergoglio visiterà, lunedì 13 settembre, un memoriale della Shoah nella Piazza Rybné námestie di Budapest, dove ruota una comunità molto attiva, promotrice di attività religiose, culturali, educative. Successivamente Papa Francesco si recherà in Slovacchia, esattamente nella capitale Bratislava e in altre tre città: Prešov, Košice e Šaštin.