Le rilevazioni dell’Istituto di Statistica

I nuovi dati Istat sull’occupazione sono solo in parte incoraggianti

Crescono gli occupati ma volano soprattutto i contratti a termine (+8,3%). Lavoro femminile: rispetto al pre-pandemia si registra un calo del 3,7%.

I nuovi dati Istat sull’occupazione sono solo in parte incoraggianti

Sono i dati Istat sull’occupazione ad aprire la settimana economica dell’Italia. Oltre al Pil, il secondo trimestre del 2021 fa registrare il segno ‘più’ anche sugli occupati che aumentano di 338mila unità rispetto al trimestre precedente, e di 558mila rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In Italia, complessivamente, il numero degli occupati è arrivato a 22 milioni e 785mila, stimati sulla base delle rilevazioni delle forze lavoro al netto degli effetti stagionali.

 

A crescere però sono soprattutto i contratti di lavoro a termine, in totale 226mila, a fronte degli 80mila a tempo indeterminato e di 33mila nuovi occupati indipendenti. Questo significa che se i dati sono in aumento lo si deve principalmente ai lavoratori a tempo. Rispetto al primo trimestre si osserva un calo del numero dei disoccupati ( -55.000). In totale nel periodo indicato sono 2.459.000, in calo del 2,2% sul trimestre precedente e del 27% sullo stesso periodo del 2020. Si considera senza lavoro anche chi è in cassa integrazione da oltre tre mesi. Il segno ‘più’ riguarda inoltre le ore lavorate, sia rispetto al primo trimestre dell’anno (+3,9%) che rispetto allo stesso trimestre 2020 (+20,8%). I dati provvisori che si riferiscono al mese di luglio mostrano però un leggero calo dell’occupazione rispetto a giugno (-0,1%). Un trend che si spera non sia in crescita. 

 

Secondo il presidente dell’Inapp, l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, Sebastiano Fadda, i dati Istat diffusi oggi “inducono all’ottimismo. Si conferma che la crisi che abbiamo vissuto non era dovuta alla flessione della domanda ma piuttosto al blocco delle attività legate proprio all'emergenza sanitaria.

Tuttavia ci sono delle ‘traiettorie’ che andrebbero corrette”. Il riferimento è soprattutto all’“esplosione dei contratti a termine che sono cresciuti dell'8,3% rispetto allo 0,5% del
tempo indeterminato”. Da correggere c’è poi anche la “distribuzione settoriale, “ovvero, “come viene spalmata la crescita. Se guardiamo ai settori rispetto all'anno precedente il tendenziale ci dice che l’occupazione nell'industria in senso stretto è cresciuta dell’1,2%”, sottolinea Fadda, “mentre i servizi sono aumentati del 4%. Ciò mostra che l’industria cresce con minore forza e noi non possiamo essere un’economia basata solo sulla ristorazione e il turismo”.

 

Ma a preoccupare sono anche i dati sull’occupazione femminile che rispetto al periodo pre-pandemia calano con percentuali significative. “L’economia italiana continua a viaggiare a due velocità, su due binari drammaticamente diversi: quello maschile e quello femminile”, dichiara l’europarlamentare del Partito Democratico, Pina Picierno. “Nel secondo trimestre del 2021 rispetto al 2019 l’occupazione femminile è calata del 3,7%, mentre quella maschile del 2,3%. Ciò significa che su 678mila posti di lavoro andati in fumo, 370mila sono di donne. Cifre che certificano come la crisi pandemica si sia scaricata in vastissima prevalenza sulle donne”. Di “preoccupante continuità” parla la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini. 

“Fin dall'inizio della pandemia le donne hanno pagato il prezzo più alto per chiusure e smart working. Non solo: l’anno della pandemia ha cancellato 4 mila imprese guidate da donne. E’ ora di voltare pagina, accelerando le riforme del Pnrr per allineare l'Italia ai livelli della media europea e perché la parità di genere non resti un buon proposito mai effettivamente realizzato”.

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