
Si discute da settimane del reddito di cittadinanza, ma al suo posto potrebbe presto arrivare un'altra misura, alla quale sta lavorando il Governo e, in particolare, il ministro del Lavoro.
Andrea Orlando, infatti, ha già avviato la presentazione del piano per la “Garanzia di occupabilità dei lavoratori”, o GOL, ai sindacati.
Ecco di cosa si tratta.
Cos’è il GOL
L’acronimo sta per “Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol)”. Il governo punta a questo nuovo strumento come alternativa al reddito di cittadinanza, tanto da aver previsto a copertura 4,9 miliardi complessivi nel quinquennio 2021-25.
A cosa servirà
Lo scopo è quello di assicurare uno strumento a supporto di coloro che sono senza impiego, ma senza ricorrere al reddito di cittadinanza, come concordato con l’UE. Si stima che possano beneficiarne almeno 3 milioni di persone entro il 2025, dei quali la maggior parte dovrebbero essere donne (75%).
A chi andrà
Oltre alle donne, i destinatari saranno disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55. Dovrebbero essere ammessi al trattamento anche coloro che oggi beneficiano di Naspi e Dis-coll, del reddito di cittadinanza, i lavoratori fragili o vulnerabili (Neet, meno di 30 anni, disabili, donne in condizioni di svantaggio, ecc.), i disoccupati senza sostegno al reddito, i cosiddetti working poor (in condizioni di precarietà).
Ad essere ammessi saranno i lavoratori in Cig (nella bozza di riforma degli ammortizzatori messa a punto dal ministero del Lavoro si fa riferimento esplicito agli addetti in Cigs per prospettata cessazione, in Cigs per accordo di ricollocazione, i lavoratori autonomi con partita Iva chiusa, lavoratori in Cigs di aree di crisi complessa, o comunque con sussidi di lunga durata.
Come funziona: 5 percorsi
Secondo il piano, in base al tipo di occupazione o disoccupazione, sono previsti cinque percorsi per il lavoro. Per chi ha meno difficoltà di reinserimento, ci sarà un “reinserimento lavorativo”, con eventuali attività formative di orientamento e intermediazione per accompagnare al lavoro. Il secondo livello è quello dell’upskilling, ossia l’aggiornamento, con corsi di formazione brevi e professionalizzzanti per adeguare le competenze. Poi ci sarà una reskilling o riqualificazione, che prevede una formazione più approfondita per chi deve essere maggiormente avvicinato alle richieste del mercato del lavoro.
È poi previsto un percorso di “lavoro e inclusione” che risponda a bisogni più generali tramite il coinvolgimento di una rete di servizi territoriali, come già avviene per il reddito di cittadinanza (e prima per il Rei), come quelli sociali, sanitari o educativi
L’ultimo livello è quello della “ricollocazione collettiva”, pensato appositamente per i casi di crisi aziendali. Almeno 800mila persone saranno coinvolte in attività di formazione, di cui 300mila per il rafforzamento delle competenze digitali.
Quando arriverà la misura
Nelle intenzioni del ministro Orlando, la misura potrebbe essere disponibile anche già in autunno, dunque in anticipo rispetto alla scadenza indicata dal Pnrr che faceva riferimento al quarto trimestre 2021.
In linea generale, i beneficiari di prestazioni di sostegno al reddito dovranno accedere ai servizi dei centri per l’impiego entro 4 mesi dall’avvio della prestazione.
Cosa dicono i sindacati
Per ora i sindacati si sono detti aperti al confronto, anche se il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, ha parlato di «incontro positivo ma non ancora decisivo”.
“Bisogna passare subito dalle slide ai fatti concreti programmando ulteriori momenti di confronto per declinare meglio obiettivi, misure ed interventi” ha aggiunto. Ivana Veronese (Uil) si spinge oltre e chiede come sarà invece coperto il bisogno dopo il 2025, esortando a una “proroga dei navigator” e a un “chiarimento” sulla collaborazione pubblico-privato.