Egitto osservato speciale

Biden e l’ultimatum all’Egitto: stop aiuti senza rispetto dei diritti

Il monito arriva proprio mentre è iniziato il processo a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna detenuto da febbraio del 2020

Biden e l’ultimatum all’Egitto: stop aiuti senza rispetto dei diritti

Niente più aiuti economici e militari all’Egitto, se Il Cairo non rispetterà i diritti umani.

L’ultimatum è stato lanciato dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, proprio nel giorno in cui è iniziato il processo all’attivista Patrick Zaki. Lo studente egiziano dell’università di Bologna è comparso in aula, in una gabbia metallica, dopo 17 mesi di detenzione preventiva.

Ma l’udienza è stata subito rinviata, per l’ennesima volta, al 28 settembre e le organizzazioni per i diritti umani sono in allarme.

 

Biden “minaccia” l’Egitto: in ballo 1,3 miliardi di dollari

La cifra è da capogiro e soprattutto è importante per l’economia e il funzionamento dell’apparato militare egiziano: 1,3 miliardi di dollari complessivi in un anno, che rischiano di non arrivare più o di essere ridotti. L’ultimatum lanciato dalla Casa Bianca è chiaro: se Il Cairo non invertirà la rotta in tema di rispetto dei diritti umani, quella cifra sarà decurtata.

In particolare, gli Usa sono pronti a tagliare una parte dei 300 milioni di dollari da inviare subito in Egitto.

Secondo un funzionario americano citato dal sito Politico, 170 milioni verranno inviati al Cairo, mentre altri 130 di questa tranche dovrebbero essere trattenuti fino a che il governo di al-Sisi non soddisferà determinate condizioni sui diritti umani.

Ma non è l’unico vincolo.

 

Aumentare l’attività antiterrorismo

Washington chiederebbe all’Egitto di utilizzare le risorse stanziate solo per attività antiterrorismo, sicurezza delle frontiere e non proliferazione di attività sovversive. Si tratta di cifre importanti nell’ambito degli aiuti degli Stati Uniti già versano al Cairo e che ammontano a circa 1,3 miliardi di dollari all’anno. A porre limitazioni, in questo caso, sarebbe stato il Congresso. Il Presidente avrebbe accolto le indicazioni anche se il segretario di Stato potrebbe decidere di derogare e inviare ugualmente tutti i fondi. Ma in questo caso si aprirebbe una ferita tra il Congresso e la Casa Bianca.

 

Zaki, udienza rinviata

Intanto si è aperto il processo nei confronti di Patrick Zaki, ma la prima udienza - diversamente dai capi di imputazione che hanno portato alla sua carcerazione preventiva – lo ha visto accusato per alcuni post su Facebook, relativi ai cristiani copti.

Il dibattimento, però, si è concluso dopo appena cinque minuti, presso il tribunale di Mansura. Lo studente e attivista egiziano, iscritto all’università di Bologna, ha preso la parola lamentando di essere stato detenuto oltre il periodo legalmente ammesso per i reati minori di cui è accusato ora.

La sua legale, Hoda Nasrallah, ne ha chiesto il rilascio, facendo richiesta di accesso al dossier che lo riguarda perché le accuse che gli sono state mosse ieri riguardano reati differenti rispetto all’istigazione al terrorismo che aveva portato al suo arresto, il 7 febbraio del 2020.

Zaki, che era ammanettato nella gabbia degli imputati, ha salutato a mani giunte una dozzina di parenti, attivisti e i due diplomatici italiani in aula. Indossava una camicia bianca, aveva barba e codino, e si è rivolto con impeto davanti a un giudice principale, uno a latere e un cancelliere.

La nuova accusa nei suoi confronti prevede una pena che va da una semplice multa fino alla reclusione per un massimo di 5 anni.

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