
Qualcosa si muove dell’intricata e delicatissima questione del piccolo Eitan. Nelle ultime ore e dopo la richiesta presentata paterna a un tribunale israeliano, sono scattati gli arresti domiciliari per il nonno di Eitan, Shmuel Peleg, accusato formalmente di aver rapito il nipote, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone del 23 maggio scorso.
Ma sono ancora molti gli aspetti, non solo legali, da chiarire: come sta davvero Eitan? Ma soprattutto dove si trova?
Eitan ancora ferito, ma non sarebbe in ospedale
Il giallo parte delle reali condizioni di salute in cui si troverebbe il bambino di 6 anni, che nell’incidente alla funivia di Stresa ha perso i genitori e il fratello, oltre ai bisnonni, ma è anche rimasto a sua volta ferito.
Dopo essere uscito dal come e aver ricominciato ad alimentarsi autonomamente, sarebbe ancora in convalescenza. In particolare avrebbe ancora bisogno di un “girello”, un piccolo deambulatore che lo aiuterebbe a muoversi, dopo i traumi subiti alle gambe in seguito dalla rottura del cavo della funivia del Mottarone e lo schianto successivo.
Per questo sabato scorso il nonno materno, dopo averlo prelevato a casa della zia paterna Aya a Pavia e dopo averlo portato in Israele (prima in auto fino alla Svizzera, poi a bordo di un aereo privato da Lugano) lo avrebbe trasferito in un ospedale a Tel Aviv.
Ma secondo quanto dichiarato in una intervista a N12, i parenti materni non lo avrebbero trovato al nosocomio Tel HaShomer, dove invece avrebbe dovuto trovarsi Eitan.
Da qui il grido di allarme e la preoccupazione di Nirko Biran, marito della zia paterna Aya, che accusa la famiglia Peleg di nascondere Eitan “in qualche buco […] come vengono detenuti i soldati israeliani nelle prigioni di Hamas”.
I domiciliari e il sequestro del passaporto per il nonno
Sulla figura del nonno pesano le ombre del suo passato, soprattutto il fatto di essere stato un militare e le denunce di comportamento violento nei confronti della moglie, di cui hanno parlato i familiari paterni di Eitan. Nei suoi confronti per ora le autorità israeliane hanno disposto gli arresti domiciliari fino a venerdì.
All’uomo è anche stato sequestrato il passaporto. Secondo l’avvocato di Peleg, il nonno è stato interrogato e ha risposto, collaborando, con gli investigatori. Ha anche sostenuto che il trasferimento di Eitan in Israele è avvenuto “in maniera legale e dopo una consultazione con esperti di diritto”.
La prima udienza forse la prossima settimana
In realtà l’ipotesi di reato è la sottrazione di minori e dunque la violazione della convenzione dell’Aja, sottoscritta anche da Israele nel 1991. La convenzione dell’Aja stabilisce che in caso di sottrazione internazionale di minore si faccia ricorso ai giudici dello Stato dove è stato condotto il bambino.
Saranno questi, tramite un’Autorità centrale che tiene in contatti con il Paese di residenza del minore, che dovranno esaminare se si tratti di una sottrazione illecita, dunque un “rapimento” vero e proprio, procedendo nel caso al rimpatrio del bambino.
L’accordo internazionale prevede tempi contingentati, a tutela del minore, cioè che si arrivi a una sentenza entro 6 settimane dalla data d’inizio del procedimento.
I tempi della giustizia
Dal canto suo il legale che segue la famiglia paterna nella richiesta di rimpatrio del bambino ha fatto sapere che una prima udienza sull’affidamento di Eitan dovrà essere convocata dal tribunale per le questioni familiari di Tel Aviv entro 7 giorni.
Ma va considerato che sono in arrivo una serie di festività come la festa di Sukkot, dal 20 al 27 settembre, che potrebbe far slittare alla settimana successiva l’inizio dell’esame del caso.
Intanto, la famiglia Biran ha intentato anche una causa penale per sequestro di minore presso il tribunale di Pavia, sempre contro Shmuel Peleg oltreché contro la nonna Esther “Etty” Cohen, ex moglie dell’uomo. Secondo la procura di Pavia, Cohen sarebbe stata in Italia insieme all’ex marito nei giorni scorsi e lo avrebbe aiutato a rapire Eitan.