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Continua la vergogna dei femminicidi, siamo a otto casi in 7 giorni

Troppo spesso e sempre più spesso le donne sono lasciate sole. I numeri delle violenze, le leggi e cosa si può fare per fermare una piaga infamante

Continua la vergogna dei femminicidi, siamo a otto casi in 7 giorni

La pandemia aveva portato con sé un boom di femminicidi, registrati nel 2020 soprattutto in occasione del primo lockdown, che aveva costretto a casa milioni di persone. Tra loro anche moltissime donne che già subivano violenze o soprusi e che si sono ritrovate confinate in pochi metri quadrati insieme ai loro stessi aggressori, quando non aguzzini.

Ma con le riaperture e i segnali di ritorno alla normalità, anche grazie ai vaccini, si era pensato che anche l’odiosa piaga dei femminicidi potesse in qualche modo “sanarsi”. Così non è stato, come dimostrato dalle 8 vittime in 7 giorni, vittime di altrettanti uomini, nella maggior parte ex mariti, compagni o corteggiatori rifiutati.

 Dopo gli 8 casi in 7 giorni emerge un quadro nel quale le vittime sono spesso lasciate sole. I numeri, le leggi e cosa resta da fare per difenderle le donne

 

8 femminicidi in una settimana

Sonia Lattari è l’ultima vittima in ordine di tempo. Aveva 43 anni ed è stata uccisa con alcune coltellate dal marito 52enne, a Fagnano Castello, in provincia di Cosenza. L’uomo l’ha aggredita per poi colpirla in modo fatale, al culmine di una lite, nella casa dove vivevano insieme.

Prima di lei, nello stesso giorno, è toccato a Giuseppina Di Luca, 46 anni, raggiunta ad Agnosine, in provincia di Brescia, dall’ex marito dal quale si stava separando. Anche in questo caso l’omicida ha agito con un coltello, colpendola 10 volte.

Sono solo gli ultimi casi registrati in una settimana “nera” che si spera sia anche l’ultima del genere nel 2021 in Italia, ma che è stata preceduta da altri episodi di violenze, aggressioni, accoltellamenti ai danni di donne che in altre circostanze sono invece picchiate, sfigurate o abusate.

Rita Amenze, 30 anni, è stata uccisa a Vicenza dall’ex marito (che aveva tentato la fuga), dopo essere stata malmenata a lungo nei mesi scorsi.

Chiara Ugolini, invece, è stata colta di sorpresa in casa, sul Lago di Garda, dal vicino di casa che potrebbe aver avuto lo scopo di abusare di lei. L’uomo le ha prima impedito di urlare, con un panno imbevuto di candeggina, poi l’ha spinta a terra fatalmente. E ancora Vanessa Zappalà, 26 anni di Aci Trezza in Sicilia, è stata uccisa a colpi di pistola dall'ex fidanzato che non sopportava il suo rifiuto.

L’elenco è lungo e pone seri interrogativi su cosa non abbia funzionato, sul perché queste donne siano morte senza poter essere aiutate a “liberarsi” o a difendersi dai loro aggressori.

 

Dallo stalking ai femminicidi

In molti casi, proprio come per Vanessa Zappalà, erano infatti cadute nel vuoto le sue denunce per stalking nei confronti dell’ex fidanzato, più grande di lei e padre di due bambini avuti da un’altra donna. Dopo una serie di episodi di violenza fisica, la 26enne aveva trovato il coraggio di denunciare l’uomo, ma lui non si era arreso. Non aveva rispettato il divieto di avvicinamento e, avendo una copia delle chiavi della casa della vittima, si è introdotto più volte di nascosto in casa sua per spiare lei e la sua famiglia.

Non solo. I carabinieri avevano scoperto che l’uomo, grazie a dispositivi GPS installati nelle auto di Vanessa e di suo padre, ne controllava ogni minimo spostamento. Possibile che non si potesse intervenire per fermarlo?

 

Tanti, troppi casi

A confermare la gravità della situazione sono i numeri del dossier del Viminale, relativo al periodo tra il 1° agosto 2020 e il 31 luglio 2021. I femminicidi sono stati 105 che, seppure in calo rispetto all'anno precedente, rimangono troppi perché indicano che ce ne sono poco meno di uno ogni tre giorni. Dei 186 omicidi avvenuti in Italia dal primo gennaio al 5 settembre di quest'anno, 76 vittime sono state donne e in 47 sono state uccise da ex partner, secondo l'ultimo report del Servizio analisi criminale.

Tra agosto e settembre, poi, si è registrato un aumento di casi. Da qui anche lo sfogo di alcuni rappresentanti del Governo, come la viceministra per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibile, Teresa Bellanova, che su Facebook ha scritto: “Colpiscono le donne, la loro libertà e il loro stesso diritto di vivere”.

Insomma, con i dovuti distinguo, le donne subiscono anche in Italia e non solo in Afghanistan.  

 

Chi sono gli assassini

Sempre secondo i dati ufficiali, a uccidere sono soprattutto partner ed ex partner, che si rivelano gli autori di un quinto dei reati, per lo più a sfondo sessuale. A pesare sono anche retaggi culturali, che però superano i confini regionali: come dimostrano anche i casi recenti, le vittime di femminicidi si registrano sia al nord che al centro e al sud.

A volte pesano, dunque, la prepotenza e la discriminazione di genere, ma secondo il Censis è cresciuta la sensibilizzazione nei confronti del problema, tanto che il 73,2% degli italiani è convinto che quello della violenza sulle donne sia un “problema reale della nostra società” in cui c’è ancora un gender gap.

Il 23%, però, pensa che si tratti di fenomeni minoritari, mentre il 25% pensa che "non si tratti di un problema, ma di casi isolati cui viene data una eccessiva attenzione mediatica”.

 

Cosa accade nel resto d’Europa

Il fenomeno non risparmia, comunque, neppure altri paesi europei. Nel 2019 nel Vecchio Continente sono state uccise 1.421 donne, una media di quattro al giorno, una ogni sei ore.

In particolare le vittime donne di omicidi sono state 285 in Francia, 276 in Germania, 126 in Spagna e 111 nel nostro Paese.

Potrebbe sembrare che oltreconfine la tragedia abbia persino dimensioni maggiori, ma se si prende in considerazione il numero di abitanti il quadro cambia. La condizione peggiore diventa quella delle donne lettoni, con 4,06 donne uccise ogni 100mila abitanti, secondo i dati Eurostat, fermi però a due anni fa.

Il maggior numero di omicidi femminili in assoluto si registra, invece, nei Paesi dell'Europa orientale e meridionale.

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