Allerta a Capitol Hill

Usa, si teme un nuovo assalto al Congresso. Domani il “Justice for J6”

È scattata l’allerta delle forze federali in vista di “Justice for J6”, il corteo organizzato a sostegno dei manifestanti di Capitol Hill, tuttora detenuti

Usa, si teme un nuovo assalto al Congresso. Domani il “Justice for J6”

Sono passati più di nove mesi dall’assalto al Congresso a Washington, avvenuto il 6 gennaio scorso, ma la ferita negli Stati Uniti non è ancora rimarginata, tanto che per domani, 18 settembre, è stata organizzata una manifestazione a supporto di coloro che per quell’azione, che getto panico non solo nella Capitale americana, sono ancora in carcere.

Si tratta di “Justice for J6”, per la quale si è mobilitata l’Fbi.

 

Cos’è “Justice for J6”

Man mano che ci si avvicina alla fatidica data del 18 settembre, cresce l’allarme da parte dei servizi di intelligence e sicurezza. È in programma domani, infatti, la mobilitazione organizzata dalla destra americana. A promuovere l’evento è stato un ex membro dello staff della campagna dell’ex Presidente statunitense, Donald Trump.

Questa volta l’appuntamento, sempre a Washington e sempre davanti alla sede del Congresso Usa, avverrà in un giorno nel quale all’interno non ci saranno deputati né senatori, quindi da questo punto di vista i rischi sono limitati.

Ma la volontà delle forze di sicurezza è di evitare che si possa ripetere quanto accaduto il 6 gennaio scorso e che è uno dei motivi della manifestazione stessa, chiamata proprio “giustizia per il 6 gennaio”, ossia per coloro che, dopo l’assalto a Capitol Hill, sono finiti in carcere (e ancora lo sono).

 

Allarme sicurezza

Ma l’allerta è comunque elevata, tanto che il dipartimento di polizia di Washington DC ha cancellato i riposi a tutto il personale per la giornata della manifestazione, in modo da poter disporre di un maggior numero di uomini.

L’ex vicedirettore dell’Fbi, Andrew McCabe, intervistato dalla Cnn ha dichiarato che l’allarme va preso “molto seriamente”. “Gli avvertimenti dell’intelligence – ha detto McCabe – dovrebbero essere presi molto più sul serio di quanto non sia stato fatto probabilmente il 5 gennaio. Stavolta sembra che le comunicazioni siano state recepite, il che solleva la questione di cosa sia successo a gennaio, ma questo è un altro problema”.

C’è, però, una differenza: “Le forze dell’ordine hanno un vantaggio stavolta: non c’è un presidente in carica che alimenta attivamente le fiamme”, con riferimento a Joe Biden e ai suoi continui appelli all’unità del Paese.

A conferma del fatto che questa volta non c’è alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire la situazione di mano, John Cohen, capo della Homeland Security che si occupa della sicurezza interna, ha dichiarato che la propaganda che ha accompagnato la vigilia dell’evento è molto simile a quella dei giorni di gennaio.

 

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