Ripresa e lavoro

Crisi pandemica, il 2020 è stato l’anno ‘nero’ dell’economia italiana

L’Istat conferma: ‘contrazione di entità eccezionale” nel clou della pandemia. L’Ocse: nel 2021 crescita al 5,9. Ma in Italia l’occupazione non riparte

Crisi pandemica, il 2020 è stato l’anno ‘nero’ dell’economia italiana

L’anno ‘nero’ dell’economia italiana: nel 2020 il nostro Paese ha subito una “contrazione di entità eccezionale” pari al -8,9%. L’Istituto nazionale di Statistica ha rilevato che l’anno della pandemia ha visto un crollo degli investimenti fissi lordi del 9,2%, dei consumi finali nazionali del 7,8% e dell’export fino 14%. Complessivamente il valore aggiunto in volume dell’insieme dell’economia ha segnato un calo dell’8,7%, con un -6,3% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, -10,9% nell’industria, -6,4% nelle costruzioni e -8,3% nei servizi, dove però si registra l’unico incremento nel settore dell’informazione e della comunicazione (+1,8%). Il calo più incisivo ha riguardato il comparto del commercio, all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione (-16,6%). 

 

L’Istat fornisce anche i dati sulla pressione fiscale dell’anno scorso: pari al 42,8 %, aumentata dunque rispetto al 42,4% del 2019 ma inferiore alle stime dell’ultimo Documento di Economia e Finanza (43,1%). Significative le rilevazioni sul rapporto deficit/Pil che nel 2020 si è attestato al 9,6%, vicinissimo alle stime del 9,5% del Def.Più basso delle previsioni, invece, il rapporto debito/Pil che l’Istat certifica al 155,6% contro le stime precedenti che lo davano a 155,8%. Ma di impatto è anche il dato sul calo delle entrate pari a 57 miliardi con un aumento delle uscite correnti per fra fronte alla crisi di 46, 8 miliardi di euro

 

A confortare sono però i dati Ocse che ieri hanno confermato che l’Italia dovrebbe quest’anno registrare una crescita al 5,9%. Mentre nel 2022 ci si assesterà al 4%. Ma se l’Organizzazione con sede a Parigi getta una luce sul quadro economico del Paese – pur confermando che nel mondo la ripresa post-pandemica resta diseguale, fatto non positivo – a Roma la preoccupazione è per l’occupazione che invece non cresce. Ci sono crisi aziendali in questo momento di entità tale da mettere a rischio miglia di posti di lavoro. Da Nord a Sud si moltiplicano le vertenze, numerose sono le imprese in fase di chiusura per l’impossibilità di superare la crisi. La fase resta delicata e rischiosa. Gli occhi sono puntati sugli 87 tavoli aperti presso il ministero dello Sviluppo Economico. 

 

In ogni caso, il quadro macro-economico deve fare i conti anche con i dati dell’inflazione. Secondo la capo economista dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Laurence Boone è vero che “lo shock si sta diradando”, ma “i rischi restano elevati”. Il problema da non sottovalutare riguarda il rapido aumento della domanda e il rischio che metta ancor più sotto pressione prezzi e catene di approvvigionamento globali, dove si è già verificata una impennata sui costi di trasporto delle merci. L’aumento generalizzato dei prezzi mette in allarme gli analisti. E se non c’è dubbio che gli aiuti all’economia debbano proseguire fin quando persiste l’incertezza e non saranno recuperati i livelli di occupazione, dalle Banche centrali ci si aspetta il mantenimento di politiche monetarie accomodanti che sono state fondamentali per arginare la crisi. Resta tuttavia necessario, sempre secondo l’Ocse, che vengano date “indicazioni chiare su tempi e portata entro i quali verranno tollerati gli eccessi inflazionistici”.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA