
Dopo quattro giornate non si può ancora pronosticare l’avvenire del campionato, ma le prime idee iniziano a crearsi. In primis la distinzione da fare è tra le tre categorie che compongono la Serie A: chi se la gioca per lo scudetto, chi per i prestigiato posti europei e infine ovviamente per la salvezza. Proprio quest'ultimo punto è stato analizzato dal tecnico dello Spezia, Thiago Motta, che ha fatto riferimento al “campionato a parte” che diverse squadre, tra cui la sua, fanno durante la stagione, al termine dell'importante match salvezza con il Venezia. Ma da chi è effettivamente composto questo gruppo di club che si lottano la permanenza nella massima categoria italiana.
Le squadre che lotteranno per la salvezza:
Come detto, sono previsioni che possono essere spente nel giro di due o tre giornate, e che ad oggi rimangono esclusivamente teorie pensate al seguito delle prime gare viste sino ad oggi. Sono cinque i team più in difficoltà, che rischiano di immergersi in una lotta sanguina per l'obiettivo finale, che è la salvezza.
Il Venezia di Zanetti pecca di esperienza.
Sia all'inizio, che al termine della gara con lo Spezia, il tecnico dei veneti ha voluto ribadire l’inesperienza che paga una squadra giovane, e con elementi che raramente hanno visto la Serie A con continuità. L’unico è Molinaro, molto esperto nella massima categoria, ma ad oggi fisicamente fragile per affrontarla. Per il resto è un mix di scommesse che si sono unite al gruppo coraggioso dello scorso anno. Mancano gli elementi chiave, che garantirebbero qualche punto in più con delle giocate personali. Invece il gruppo si basa su un'idea di gioco molto basilare, basata sull’appoggio della punta, che aiuta nei contrasti (in questa caso Vacca, perno e cervello della mediana veneta). In difesa non sarebbero neanche male, visto che si chiudono in massa e subiscono reti solo da fuori. L'errore parte più sulle uscite o le coperture dei centrocampisti, troppe volte in bambola. Una rosa che pecca di giocatori chiave, da trovare il prima possibile all'interno della squadra.
La Salernitana dei sognatori.
Sarebbe bello ed affascinante aggiungere la parola “dei sogni”, ma ad oggi si può soltanto pregare. Non tanto per la questione legata al gioco, ma piuttosto al calo di concentrazione che subisce la squadra quando domina il campo, come nell'ultima gara con l'Atalanta di Gasperini. Il team ha mostrato idee, un gioco semplice, ma fluido, basato sulla corsa in fascia e sui cross in mezzo. Il reparto offensivo è veramente di un certo calibro, con Simy e Bonazzoli con sono due attaccanti che valgono la Serie A e con Ribery, campione infinito che ha portato a Salerno una bella dose di esperienza. I centrocampisti si inseriscono dentro l'area per riempirla più volte durante la gara, come in occasione del palo di Obi. Allora dove è che non quadra questo gruppo? Indubbiamente in difesa, dove si soffre tanto e le leggerezze si rivelano letali. Castori deve ringraziare Belec se le partite non finiscono tutte in valanga di reti. Da rivedere velocemente la linea arretrata.
L’Hellas affondato nel mare
Cos'è successo a quella squadra che fino a un anno fa se la lottava per i posti in Europa, mettendo in difficoltà tutte le avversarie affrontate. Poi l'addio inaspettato di Juric, che ha scombussolato l'ambiente, facendo perdere quelle certezze che facevano decollare il gioco spumeggiante dei veneti. Ripartire con Di Francesco è stato il disastro assoluto, e la squadra aveva chiaramente dei problemi di base del gioco e d'intesa con il tecnico. L'ultima gara vinta con l'esordio di Tudor è un inizio, anche perché ribaltare la Roma di Mourinho non è da tutti. L'importante per rinascere adesso è capire chi sono i campioni in squadra. L'addio (rivedibile) di Zaccagni ha fatto perdere al gruppo il leader assoluto del campo, ritrovandosi un Caprari ancora arrugginito. Toccherà alla nuova guida tecnica tirare fuori il fuoco da elementi importanti come Lasagna, Ilic, Lazovic e via andando, che ad oggi sembrano essere assai spenti. Ribalta obbligatoria e veloce, solo così cambierà la stagione.
Empoli, perché non cambi visione?
Tra tutte l'Empoli è quella che sembrerebbe avere l’identità più chiara per rimanere in Serie A: giocatori di livello, gioco convincente e una grande caparbietà nell'affrontare anche le big del campionato. L’inizio sembrava luminoso, poiché sia con la Juventus ovviamente, che con la Lazio, nonostante era sconfitta, avessero mostrato il giusto meccanismo tattico per ambire ad una salvezza tranquilla.
Poi con il Venezia e la Sampdoria sono arrivate due sconfitte inspiegabili, che hanno levato qualche certezza l gruppo. I punti di riferimento stanno tutti davanti, con Bajrami e Cutrone che dovrebbero spalleggiare Mancuso in questa lotta alla salvezza. Invece vi è molta paura, di rischiare e di tirare fuori le qualità reali: nell'ultima gara hanno perso due palloni in loro possesso facendo così scaturire il goal avversario: questa è la prova delle loro insicurezze, che rischiano di ostacolare. Avrebbero anche giocatori come Luperto o Marchizza, che conoscono il campionato e possono dare una mano in più, se messi nelle giuste condizioni. Ma quelle può dettare solo Andreazzoli, che deve rimescolare le carte.
Uno Spezia da aspettare
Questa squadra sta emergendo e necessita di pazienza. Perdere un guru come Italiano non ha aiutato il gruppo, e il nuovo tecnico Thiago Motta arriva da poche esperienze da allenatore principale. È giovane e vuole crescere con il suo gruppo, che ha talenti del calibro di Maggiore, Agudelo, Verde o Gyasi, ottimi elementi da avere a disposizione in Italia. Il resto? Tante idee di tentativi ad oggi maggiormente falliti, tranne qualche intuizione come Bourabia o Bastoni, che hanno cambiato ruolo dando luce a prestazioni importanti. In classifica sono quelli messi meglio, ma non basta una vittoria per cambiare i piani in tavola: sono destinati a sputare fatica e sudore contro ogni avversario, anche con i più grandi dove hanno dimostrato tante lacune e incertezze ingiustificate.