
Enrico Michetti e Roberto Gualtieri sono i due candidati che tra due settimane correranno per conquistare il Campidoglio. Ma nell’analisi di questo primo turno di elezioni amministrative a Roma ci sono due dati politici di rilievo. Il primo: Carlo Calenda, arrivato terzo dopo il candidato del centrodestra e l’ex ministro dell’Economia, porta la sua lista in vetta rispetto a tutte le altre forze politiche della città e diventa il primo partito nella Capitale. Lasciando al secondo posto Fratelli d’Italia con il 17,4%. Un exploit che sorprende e segna un passaggio cruciale nei rapporti di forza della politica cittadina. Calenda è primo anche nel Municipio II, dove risulta il più votato anche se escluso dal ballottaggio. Ma anche dopo il successo di preferenze - 19,8 per cento - bisogna fare i conti con il sistema elettorale di assegnazione dei seggi. Al momento si calcola che la lista che porta il nome dell’ex ministro del Mise dovrebbe portare in Consiglio comunale 5, al massimo 6 consiglieri.
Il secondo dato riguarda la disfatta del M5S che nel 2016 conquistava Palazzo Senatorio e portava a casa il 35% dei consensi. Quei voti a Roma si sono ridotti drasticamente e si attestano oggi all’11%. Va rilevato che le liste a sostegno della sindaca uscente hanno staccato di oltre 8 punti percentuali quella targata 5S. Segno di preferenze personali accordate alla candidata che ha beneficiato anche di 1,4% in più di consensi per via del voto disgiunto. Ma il Movimento si ferma qui. Non c’è nemmeno uno dei quindici Municipi della Capitale in cui andrà al ballottaggio, con una sconfitta che brucia soprattutto nelle periferie, quelle che alla vigilia del voto venivano date dai big pentastellati come una roccaforte inespugnabile.
Nelle periferie male anche il centrosinistra, che cede il posto al centrodestra: la coalizione di Michetti vince a Ostia e in zone come Rebibbia, San Basilio e Tiburtino, Centocelle e Torpignattara. In ogni modo, in nove municipi è in vantaggio il centrodestra, in cinque il centrosinistra. Il Partito democratico è la terza forza in città. La Lega anche se cresce rispetto alle elezioni del 2016 si ferma a un 5,93. Battuta di arresto anche per Forza Italia i cui voti probabilmente sono confluiti in parte sulla lista Calenda.
Adesso la sfida è tutta proiettata verso il ballottaggio del 17 e 18 ottobre. Ma la partita è piena di incognite, almeno a sinistra. Raggi e Calenda hanno già fatto sapere che non faranno alleanze. A questa possibilità, però, non sembra interessato nemmeno Roberto Gualtieri. “Lavoreremo per vincere e governare Roma. Non faremo apparentamenti”, fa sapere. “Non li hanno proposti né M5s, né Calenda. Ci rivolgeremo ai loro elettori con serietà con una proposta di governo forte. Ai romani interessa chi è il sindaco che risolve meglio i problemi della città. Questa è la cosa più importante”. Ma contatti nelle prossime ore con i leader del Movimento e di Azione ci saranno sicuramente.
Intanto, Giuseppe Conte manda il suo messaggio: “Non vedo nessuna possibilità che ci si possa rapportare con la politica che fanno queste destre. Per quanto riguarda invece Gualtieri ci aggiorneremo. È un ministro che ha lavorato con me e con il M5s e quindi vi è un’esperienza di governo misurata sul campo". Ma una indicazione per Gualtieri è “prematura e soprattutto rimane il fatto che gli elettori non sono dei pacchi postali da muovere su indicazione del leader di turno”. Insomma, nessuno si sbilancia, si parla ancora politichese.