Legge delega

Riforma fiscale: cosa cambia per Iva, Irpef, catasto e “sovraimposta”

Il consiglio dei Ministri approva, senza la Lega, la legge delega. Draghi assicura: “Non cambierà nulla per il ceto medio”. Cosa prevede il testo del CdM

Riforma fiscale: cosa cambia per Iva, Irpef, catasto e “sovraimposta”

La bozza, che ha ottenuto il via libera da parte del Governo ma senza la Lega, è costituita da 10 articoli, che mirano a riformare la fiscalità, rivedendo parametri, scaglioni e metodi di calcolo, come nel caso del catasto.

L’obiettivo è semplificare l’intero sistema di tassazione, ad esempio accorpando alcune imposte o rivedendo le aliquote, come nel caso dell’Iva.

Il premier, Mario Draghi, è tornato a ribadire: “Le tasse per il ceto medio non cambiano”, ma si punta a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro che, come spiegato dal ministro dell’Economia, Franco, “in Italia è relativamente elevato, per un lavoratore di reddito medio è di 5 punti superiore a quello della media europea”.

 

Riforma del catasto: contenuti e tempi

Uno dei passaggi più delicati riguarda l’articolo 7, nel quale si legge l’intento di "Modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e revisione del catasto fabbricati". Lo scopo è mappare gli immobili non censiti (i cosiddetti “immobili fantasma”), quelli abusivi, i terreni edificabili accatastati come agricoli. Una delle modifiche riguarda l’aggiunta, alla rendita catastale, del “relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, agli attuali valori di mercato". In pratica un adeguamento delle rendite ai reali valori di mercato.

Il Governo ha però precisato che questo meccanismo non si tradurrà in un aumento della tassazione generale, che in molti casi (come per Isee e imposte di compravendita) è legata proprio alle rendite immobiliari. Nella bozza, infatti, si legge che "le informazioni rilevate" secondo questi principi e che dovranno essere disponibili dal 1° gennaio 2026, non saranno “utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali".

Quanto ai tempi, è stato lo stesso Draghi a chiarire: “Si può avere la sensazione che questa sua l’ultima parola sul fisco ma per fortuna o purtroppo il processo non è così semplice, prenderà molti anni». Sulla rifome del catasto, ha continuato, ci sono due decisioni completamente diverse: «la prima è costruire una base di informazioni adeguata, la seconda è decidere se cambiare le tasse e questa decisione oggi non la abbiamo fatta. Ci vorranno 5 anni”.

Perché la riforma diventi effettiva, dunque, occorrerà attendere il 2026, alla fine del processo di revisione complessiva e del lavoro dei tavoli che saranno costituiti ad hoc.

 

La revisione dell'Ires

Nella bozza della delega fiscale, infine, si indica una revisione dell'Ires e della tassazione del reddito d'impresa per semplificare e razionalizzare la tassazione con una “riduzione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese, anche attraverso un rafforzamento del processo di avvicinamento tra valori civilistici e fiscali con particolare attenzione alla disciplina degli ammortamenti".

 

Agenzia delle Entrate: stop ai due enti distinti

In questo caso, sempre puntando alla semplificazione e maggiore efficienza, l’Agenzia delle Entrate tornerebbe a diventare un unico ente (adesso è sdoppiata in Agenzia delle Entrate e Ag. delle Entrate-Riscossione), con la possibilità di incrociare le banche dati per la riscossione delle imposte.

 

Come cambierà l’Iva

Quella sull’Iva si annuncia come una vera e propria rivoluzione, con razionalizzazione della l’imposta, in particolare per quanto riguarda “numero e i livelli delle aliquote” e la “distribuzione delle basi imponibili tra le diverse aliquote allo scopo di semplificare la gestione e l'applicazione dell'imposta, contrastare l'erosione e l'evasione, aumentare il grado di efficienza in coerenza con la disciplina europea armonizzata dell'imposta".

 

Novità per l’Irpef e l’Irap

Anche l’imposta sulle persone fisiche dovrebbe cambiare, con una "graduale" riduzione delle aliquote medie Irpef "per incentivare l'offerta di lavoro e la partecipazione al mercato del lavoro da parte dei giovani e dei secondi percettori di reddito - si legge nella relazione illustrativa - nel rispetto del principio di progressività dell'Irpef". È anche previsto un riordino delle deduzioni e delle detrazioni Irpef con una armonizzazione delle tasse sui risparmi, puntando a ridurre di almeno un punto percentuale l’attuale aliquota del 38% per i redditi medi.

Quanto all’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, il Governo vorrebbe superarla, pur garantendo “il finanziamento del fabbisogno sanitario”.

 

Che cos'è la nuova "sovraimposta"

Proprio nell’ottica di una riorganizzazione, con l’articolo 8 si vorrebbe andare verso la creazione di una unica “sovraimposta”, la cui aliquota di base può essere "aumentata o diminuita dalle regioni entro limiti prefissati tali da garantire alle Regioni nel loro complesso lo stesso gettito che avrebbero acquisito applicando l'aliquota di base dell'addizionale regionale all'Irpef stabilita dalla legge statale". 

Per le regioni sottoposte a piani di rientro per disavanzi sanitari si ipotizza "un incremento obbligatorio della sovraimposta calcolato in modo da garantire lo stesso gettito attualmente ricavato dall'applicazione delle aliquote delle addizionali regionali all'Irpef maggiorate nella misura obbligatoria".

I comuni potrebbero invece sostituire l'addizionale Irpef con una sovraimposta locale, che però non aumenterebbe il peso fiscale per i contribuenti, perché il gettito finale sarebbe identico.

 

Cosa succede adesso

In concreto, la bozza della legge delega deve ora passare al vaglio del Parlamento, dopodiché il Governo avrà 18 mesi per attuarla, emanando i decreti attuativi. Il scoglio più difficile da superare resta la contrarietà della Lega alla riforma degli estimi catastali, dopo lo strappo con l’assenza in consiglio dei Ministri. Dopo il “no” dei giorni scorsi, ieri già nel corso della cabina di regia il ministro Massimo Garavaglia aveva lasciato il tavolo chiedendo tempo per approfondimenti.

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