Il caso giudiziario

Caso Martina Rossi, le condanne e i tempi (troppo) lunghi della verità

La Cassazione conferma la condanna a 3 anni per i due imputati, per tentata violenza sessuale sulla giovane genovese. Ma sono passati 10 anni dalla morte

Caso Martina Rossi, le condanne e i tempi (troppo) lunghi della verità

È stata una corsa contro la prescrizione, che sarebbe scattata a giorni, ma alla fine la sentenza della Cassazione è arrivata e ha posto la parola “fine” sul caso di Martina Rossi, la studentessa 20enne morta esattamente 10 anni in un hotel di Palma di Maiorca, dove era in vacanza con le amiche, cadendo da un balcone.

Una morte in seguito a tentativo di stupro, così hanno stabilito i supremi giudici, confermando la condanna per i due imputati, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, ritenuti colpevoli di tentata violenza sessuale.

Una sentenza attesa dai genitori di Martina, ma che ancora una volta conferma i tempi (troppo) lunghi della giustizia.

 

La reazione dei genitori di Martina

Fin dallo scorso agosto, in occasione dell’anniversario della morte di Martina Rossi (morta il 3 agosto del 2011), avevano espresso tutto il loro dolore e la frustrazione per non aver ancora avuto “giustizia”. Il padre Bruno, in una intervista a Il Corriere di Arezzo, aveva spiegato: “Dopo gli ulteriori pasticci che hanno combinato nel deposito degli appelli, si sono presi un altro mese di tempo con l’udienza che è slittata dal 22 luglio: non mi ha stupito, ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori pur di offuscare la verità”.

L’udienza, inizialmente attesa il 26 agosto, è arrivata solo in queste ore.

Ieri, appena prima del pronunciamento il padre aveva anche spiegato: "Dovremmo essere arrivati alla fine, si spera. In passato c'è stata una catena di errori, di conteggi sbagliati. E la controparte si è presa tanto tempo, troppo".

 

La sentenza: condanna per tentata violenza

La quarta sezione penale della Cassazione, dunque, ha confermato la sentenza della corte d'appello di Firenze che il 28 aprile scorso ha condannato a 3 anni Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi per tentata violenze sessuale su Martina Rossi. Gli imputati sono due trentenni aretini. La vicenda processuale è stata lunga, ma ha portato a un verdetto che pone la parola “fine”.

"Quello di Martina Rossi non fu un suicidio", ma "il tentativo di fuggire ad una violenza di gruppo", ha ribadito nella sua arringa la pg di Cassazione Elisabetta Ceniccola, nel chiedere la conferma della condanna per Vanneschi e Albertoni.

La requisitoria si era soffermata soprattutto sul reato 609 octies, la violenza sessuale di gruppo e non in concorso, perché da questo dipendevano i tempi di prescrizione.

Per la morte per conseguenza di altro reato, infatti, erano già scaduti i termini e il fascicolo era uscito dal processo.

 

La ricostruzione

Martina Rossi, morta precipitando dal balcone della sua camera d’albergo, sarebbe in qualche modo stata costretta al gesto per sfuggire ai suoi aggressori. Per la pg, la giovane, "che si è sentita maggior ragione in uno stato di soggezione e impossibilitata a difendersi", non sarebbe riuscita a uscire dalla camera d’albergo dalla porta e avrebbe così scavalcato la balaustra, ma non si sarebbe gettata “con intento suicidiario".

La procuratrice aveva anche ricordato come "Martina non aveva i pantaloncini, che indossava, e non sono più stati ritrovati. Per la Corte d'appello - ha sottolineato - era illogico che la ragazza girasse in albergo senza pantaloncini e senza ciabatte". Tra gli altri elementi presi in considerazione c’erano alcune lesioni sul corpo di Martina, oltre a quelle riconducibili alla caduta dal terrazzo e ai graffi di Albertoni, uno dei due imputati.

 

La manifestazione delle attiviste di “Non una di meno”

La sentenza della Cassazione era stata preceduta dalla manifestazione delle attiviste di “Non una di meno” si sono radunate per un sit-in davanti al Palazzaccio. Sui cartelli la richiesta di "verità e giustizia per Martina", che avevano mostrato cartelli con slogan come "La violenza non va in prescrizione, la violenza non si cancella".

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA