La finale a San Siro

Nations League sotto la Tour Eiffel: vince 2-1 la Francia sulla Spagna

La Francia di Deschamps vince un altro trofeo, imponendosi a Milano sulla Spagna grazie ai goal della rimonta di Benzema e Mbappé, decisivo anche Hernandez

Nations League sotto la Tour Eiffel: vince 2-1 la Francia sulla Spagna

Finisce anche la seconda edizione della Nations League, stagione 2020/2021 che vede vincitore la Francia, ai danni della Spagna per 2-1. L'intera competizione si è svolta nel nostro paese, l'Italia, che ha ospitato diverse gare sparse tra Torino, Reggio Emilia e Milano. Proprio in quest'ultima città, allo stadio San Siro i ragazzi di Deschamps, ultimi Campioni del Mondo, hanno trionfato grazie alle reti dei due attaccanti cardine, Benzema e Mbappé.

 

Decisivo anche Hernandez con la giocata vincente per il goal del raddoppio. In casa Spagna invece a segno Orzyabal, che riesce a sbloccare la gara su errore della retroguardia francese, senza però mantenere il risultando e facendosi rimontare. Diverse sfumature interessanti da entrambe le parti, che si sono giocate le carte in palio fino alla fine, tirando fuori dal cilindro una gara stupefacente. Tante le magie, quanti gli errori, anche qui da tutti e due le formazioni, che hanno avuto più di una nota stonata nella serata del Meazza. Ecco le analisi di entrambe le formazioni, con le sfaccettature più intriganti o maggiormente criticabili:

Il commento della gara:

Zona Francia: Da un periodo abbastanza lungo, iniziato all’Europeo, i Campioni del Mondo non sono stati più gli stessi, perdendosi poco a poco in una poca stabilità collettiva: tanti cambi di moduli, variazioni della rosa e discussioni forti nello spogliatoio. Diversi aspetti negativi che hanno sotterrato poco a poco la qualità di una squadra stellare, immersa nella propria arroganza e nell’eccessivo egoismo. La vittoria con la Spagna è giunta dal talento dei singoli, che riescono a sopperire agli errori di impostazione durante il palleggio, sempre molto frammentati da errori banali.

 

Avere giocatori del calibro di Pogba, che è senza dubbio il faro della squadra, ha fatto la differenza in tutte le fasi: il centrocampista si è mosso su diverse zone del campo, dalla propria mediana fino all'area avversaria. Ha gestito i tempi di gioco, colmando le fragilità difensive grazie alla fisicità prorompente. Decisivo per ben due volte in difesa, dove evita due goal fatti della “Roja”. Gioca con piccoli tocchi che permettono di velocizzare il possesso palla. Il suo compagno di reparto, all'esordio dall'inizio, non è stato da meno. Il giovane Tchouameni, classe ’98, si è mosso da vero leader, nonostante fosse alle prime armi tra le fila dei Bleus. Insieme all'ex numero 10 juventino hanno scombussolato le marcature di Pedri e Busquets, spesso in ritardo nel tentare di limitarli.

 

Sugli esterni, Theo Hernandez continua a stupire, dimostrando che la sua chiamata in Nazionale è sempre stata troppo tardiva da parte del Commissario Tecnico francese. Si inventa l’assist del goal vittoria, facendo il solito movimento tagliato in mezzo al campo. Ha già confidenza con il gruppo e di questo passo, rischio di diventare un titolare fisso. Al contrario di Pavard, troppo altalenante sull'altra fascia, dove spinge davvero poco rispetto al compagno. Meglio quando si tratta di difendere, potrebbe essere quasi rischiato da terzo centrale. Bene Dubois quando lo sostituisce, che entra con generosità e inventiva, soprattutto nella cavalcata che porta al calcio di punizione da limite, con annesso tunnel.

 

Una carta a sorpresa per Deschamps, che cerca sempre nomi particolari nel campionato francese, vincendo spesso molte scommesse su giovani elementi. Non sempre però ci riesce e nella serata di vittoria vi è anche chi non ha brillato. I due difensori, da poco entrati nel gruppo dei francesi, hanno avuto tantissime difficoltà, non dimostrandosi ancora pronti al posto da titolare: Koundé, centrale del Siviglia e Upamecano, neoentrato al posto di Varane. Entrambi molto confusionari, con errori a tratti imperdonabili. In particolare modo nella fase d'impostazione, dove la maggior parte dei lanci diventano possibili occasioni ravvicinate per gli spagnoli. Da rivedere la formazione della difesa a tre, che sembrerebbe ancora acerba e fragile, per la caratura dei giocatori.

 

Il punto chiave e dunque decisivo, per concludere, è sempre l'attacco. Mentre Griezmann delude ancora sbagliando palloni non da lui e rimanendo spesso fuori dalla gara, i suoi due compagni di reparto si aggiudicano la coppa con due zampate dall'alto tasso di difficoltà. Mbappé gioca una gara mediocre, sbagliando tanto e non sembrando spesso nel cuore della partita. Il suo goal però, ancora una volta, è quello decisivo per essere vincitori. Benzema invece si inventa un goal favoloso, continuando a superare record e confermandosi il nove più tecnico del pianeta. Un trofeo ancora discutibile per molti, che leva energie ai club, sempre in difficoltà al ritorno dei giocatori, Una coppa però che il gruppo francese alza con onore, allargando la bacheca trofei. Una soddisfazione che rimarrà nella memoria di Deschamps e del popolo francese. 

 

Zona Spagna: Per la seconda volta, nel giro di pochi mesi, Luis Enrique si vede sfuggire la gloria, a pochi passi dalla fine. Se fu l'Italia di Mancini a bloccare le ambizioni europee della “Roja”, in semifinale, questa volta gli spagnoli devono piegarsi davanti ai Campioni del Mondo. Una serata in cui non bastava il collettivo per fare la differenza e questo è ciò che è mancato agli sconfitti: tante belle cose insieme, pochissime giocate individuali per raddrizzare la gara.

 

Mancavano fisicamente i giocatori, soprattutto nella fase avanzata del team, che potessero fare la differenza in una partita in cui sfruttare i dettagli portava poi alla vittoria. I dettagli non sono mai stati veramente ricercati dai rossi, che hanno preferito illuminare San Siro con un lunghissimo e continuo possesso, che nonostante fosse bello da vedere, alla fine si è rivelato sterile. La grande forza è in mezzo, dove Busquets, che soffre molto Pogba, riesce comunque a fare i tocchi più importanti della manovra, trasportando lentamente i suoi verso l'area avversaria.

 

Il top player però è il giovane classe 2004, Gavi, che gioca di nuovo una gara stellare, dove sembra una elemento esperto e vasto di qualità tecniche. Ragiona come un trentenne, gestendo bene i tempi in entrambe le fasi. Luis Enrique sta tirando fuori un talento pazzesco. Pedri invece fa una partita scarsa, dove mette poca lucidità nei movimenti, rimanendo troppo spesso a schermare la difesa, senza muoversi in offensiva. Una mancanza importante, soprattutto per i centimetri che avrebbero garantito maggiori pericoli sui traversoni.

 

In difesa si balla un po’, con Eric che è caparbio, ma eccessivamente istintivo, facendosi offuscare da giocate forzate. Il suo compagno Laporte è in periodo dove manca fiducia, per le poche presenze che lo stanno rallentando mentalmente. E lo si vede negli errori, come il calcio di punizione su Dubois, che rischiano spesso di rovinare la gara. Per loro fortuna Azpilicueta è un campione, così come Marcos Alonso, che giocano una gara egregia, muovendosi continuamente in avanti quando si tratta di attaccare e facendosi trovare pronti nelle marcature, sugli esterni e in zona centrale, dove più volte mettono una pezza alle disattenzioni dei centrali.

 

Davanti vengono fuori le fragilità di questa squadra, che pecca un po’ nel creare occasioni con giocatori di personalità. Orzyabal mette tutto il suo talento sul campo, ma è un trequartista, e dunque sia Pino che Merino dovrebbero portare il peso dell'attacco. Entrambi però non sono pronti per un ruolo del genere in una delle migliori nazionali del mondo. Torres si sacrifica, creando molto di meno e giocando di più sulla fascia. Sarabia invece rimane fuori dagli schemi, non rispondendo bene alla chiamata da punta titolare. Una serie di errori che intrappolano la Spagna in un progetto ancora da completare, e soprattutto da accrescere.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA