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Il Financial Times promuove titolo Intesa “decisione facile, comprare”

La motivazione? I dividendi e il potenziale rialzo del 19%. Intanto Carlo Messina detta le condizioni per la ripresa, la stabilità e la crescita del Paese

Il Financial Times promuove titolo Intesa “decisione facile, comprare”

È davvero molto raro che il Financial Times promuova il titolo di una società quotata in Borsa, e quando lo fa le motivazioni devono essere di una evidenza cristallina. Sabato scorso Ray Douglas ha scritto sul giornale economico più prestigioso che il titolo di Intesa Sanpaolo viene sostenuto dalla Bank of America dopo che i broker avevano rilevato “quanto fosse facile la decisione di scegliere il campione delle banche italiane a causa dell’alto dividendo distribuito e del potenziale 19 per cento di rialzo rispetto al prezzo attuale delle azioni”.

 

Il giornale della comunità finanziaria internazionale in fondo gioca facile, “no brainer” in inglese, poichè la prima banca italiana è anche una delle prime e più solide in Europa: Carlo Messina è stato da poco confermato per il quarto anno consecutivo miglior Ceo europeo nella prestigiosa classifica di Institutional Investor 2021 che valuta le relazioni con gli analisti finanziari, gli investitori istituzionali e gli aspetti legati a Esg in cui Intesa si posizione come miglior banca in Europa. Anche l’Istituto tedesco Qualità e Finanza ha collocato la più importante banca italiana al primo posto della sua classifica, mentre ancora Messina a settembre è anche il manager con la migliore reputazione in Italia, secondo la rilevazione della classifica Top manager reputation, l’Osservatorio permanente di Reputation science sulla reputazione on line dei vertici delle aziende italiane. 

 

I riconoscimenti internazionali, ultimo ma non meno importante il consiglio di comprare del Financial Times, sono la conseguenza dei risultati aziendali che la banca consegue in Italia e all’estero e del suo ruolo a sostegno dell’economia del Paese: Messina ha appena firmato anche un importante accordo con la Confindustria per mettere a disposizione delle imprese un plafond di 150 miliardi in tre anni per sostenere l’innovazione e la trasformazione digitale e ambientale, con attenzione alle filiere e a quella aerospaziale (dove l’Italia conta eccellenze di assoluto rilievo) in particolare. 

 

Ecco come il capo di Intesa ha delineato il futuro economico e quindi la stabilità del Paese nell’incontro pubblico con il presidente di Confindustria, Bonomi: 

  • Sono le imprese le protagoniste della crescita. 

  • Solo con un prodotto interno lordo che cresce ad un ritmo superiore al 2 per cento dal 2023 possiamo rendere sostenibile il debito pubblico (di cui la nostra banca è il secondo detentore dopo la Bce). E qui, aggiunge, dobbiamo riprenderci quote di indipendenza dalle istituzioni internazionali sul governo del debito, autofinanziandolo attraverso il risparmio degli italiani. 

  • Gli affidamenti della banca da una parte e la corretta messa a terra delle risorse straordinarie del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono gli strumenti principali per sostenere lo sviluppo.

  • Dobbiamo contrastare la povertà perchè cinque milioni di poveri non possono essere lasciati soli. 

  • I centomila dipendenti di Intesa hanno appunto la missione di far crescere il Paese, e siamo l’unica istituzione finanziaria italiana in grado di garantire che quello che diciamo viene realizzato. 

 

Si tratta dunque della consapevolezza del ruolo sociale della prima istituzione finanziaria italiana, un modello costruito da Messina che è lontano anni luce da quello praticato da Mediobanca che metteva (e per molti versi continua a mettere tuttora) gli strumenti della finanza a servizio di pochi player ed è anche distinto e distante da quello della cosiddetta “banca di sistema” che nelle precedenti gestioni la stessa Intesa acconsentiva a farsi attribuire. Oggi contano i risultati, quelli di crescita del Paese e quelli relativi alla soddisfazione degli azionisti.

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