Cop26 di Glasgow

Cingolani contro Greta Thumberg: al centro “I’ipocrisia bla bla bla”

Il ministro per la Transizione ecologica risponde all’attivista: “Dalla protesta bisogna passare alla proposta”. Intanto inizia la 2^ settimana di Cop26

Cingolani contro Greta Thumberg: al centro “I’ipocrisia bla bla bla”

"La protesta serve a tenere gli animi vivi e probabilmente senza quella protesta non ci sarebbe neanche stata tanta attenzione al cambiamento climatico”. La premessa da parte del ministro per la Transizione ecologia è doverosa.

Poi, però, da Roberto Cingolani arriva anche l’affondo: “Ma la protesta deve diventare una proposta, altrimenti diventa anch'essa parte del problema". Così, appunto il titolare del dicastero, ospite di Mezz'ora in più, su Rai3.

 

L’ipocrisia del bla bla bla”

"Rifiuto enormemente l'ipocrisia del bla, bla, bla - ha spiegato Cingolani - Tutti stanno lavorando sulla transizione ecologica, ma ci sono delle regole, c'è la democrazia che stabilisce chi sono i rappresentanti”.

Poi Cingolani ha usato parole ancora più nette: “Io trovo quasi eversivo dire che le persone che stanno lavorando su queste cose non rappresentano nessuno, rappresentano dei Paesi e sono stati eletti".

"Buttare giù un muro - spiega - è più facile che costruirlo e metterlo in asse. Adesso ci sono i rappresentanti dei vari Paesi che stanno facendo un lavoro molto molto complesso, che tentano di conciliare la sostenibilità sociale con la sostenibilità ambientale".

 

Ascoltare i giovani, ma creare fiducia”

"Dopo l'esperienza della you4climate ho capito che abbiamo molto da ascoltare da questi giovani, la loro protesta ha ragione di essere, avevamo il futuro ma glielo abbiamo consegnato molto buio – ha proseguito Cingolani - Però ora dobbiamo creare un rapporto di fiducia, è importantissima per il percorso che ci porterà al 2050".

"Bisogna essere estremamente onesti con i cittadini: stiamo facendo un cambiamento epocale e l'Italia e l'Europa hanno una funzione di guida per il resto del mondo: bisogna passare da un modello di sviluppo a spese del pianeta, a un sviluppo per il pianeta. Non si può andare troppo lenti, perché sappiamo quando sia urgente la necessità di ridurre le emissioni, e non c'è più tempo da perdere per il cambiamento climatico. Ma nello stesso tempo se si va troppo veloci rischiamo di mettere per strada milioni di famiglie, perché cambiano i modelli di manifattura, di produzione e di mobilità" ha concluso Cingolani, alla vigilia della seconda settimana di Cop26 a Glasgow, in Scozia.

 

La Cop26 entra nel vivo: gli obiettivi

Entra nel vivo la seconda e ultima settimana della Cop26, che si chiude venerdì 12. Dopo gli accordi sulla deforestazione, il taglio delle emissioni di metano, la finanza verde, la riduzione del ricorso al carbone (con lo stop ai finanziamenti) e il supporto all’agricoltura sostenibile, ora tocca a traguardi più tecnici. Tra questi c’è il prezzo del carbonio, insieme al cosiddetto Paris Rulebook (le regole per applicare l'Accordo di Parigi) e alle norme per arrivare a far cessare in futuro la produzione di auto a motore termico.

 

Il “problema australiano” col carbone

Resta, però, un problema a livello mondiale, che non è rappresentato soltanto dalla Cina, con Pechino dove nel week end si sono raggiunti livelli tali di inquinamento da sconsigliare di uscire di casa e chiudere le scuole. Anche l’Australia non vuole fare marcia indietro sul carbone e, dopo avere rifiutato di firmare l'impegno ad eliminarne l'uso, concordato da 40 Paesi durante la conferenza sul clima dell'Onu Cop26 (ma senza Usa e Cina), ora Camberra rincara la dose, sostenendo che continuerà a vendere carbone "per decenni nel futuro".

"Abbiamo detto molto chiaramente che non chiuderemo le miniere di carbone e non chiuderemo le centrali a carbone" ha fatto sapere il ministro australiano delle Risorse, Keith Pitt, all'emittente ABC.

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