Conti pubblici e Pnrr

Il parere dell’Ue sul documento di bilancio atteso per il 24 novembre

Intanto Palazzo Chigi e Mef sono impegnati su due fronti: chiudere i punti ‘aperti’ della manovra e raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa

Il parere dell’Ue sul documento di bilancio atteso per il 24 novembre

Come di consueto, anche quest’anno, prima della fine di novembre (in realtà il termine ultimo è il 30) arriverà il parere della Commissione europea sul documento programmatico di bilancio dell’Italia - così come previsto per tutti gli Stati membri - alla luce delle raccomandazioni già espresse da Bruxelles e in vista di eventuali elementi che potrebbero portare a un disavanzo eccessivo. Il ‘visto’ è atteso per il 24 e sembra che non ci siano particolari rilievi rispetto alla manovra che ora è all’esame del Parlamento nazionale. Dunque, i conti dell’Italia dovrebbero essere in ordine e superare l’esame di Palazzo Berlaymont senza problemi. Nel frattempo, il governo Draghi lavora su due fronti: da un lato la ricerca di una sintesi politica su alcuni punti rimasti ‘aperti’ della manovra, dall’altra la chiusura di tutti gli obiettivi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per il quale l’estate scorsa l’Italia ha ricevuto un anticipo dei fondi, ma senza aver percepito ancora la prima tranche. Che, peraltro, Roma attende di richiedere.

 

Domani presso il ministero dell’Economia è prevista una prima riunione di maggioranza con il ministro, Daniele Franco, per capire in che modo ripartire gli 8 miliardi previsti nel Ddl Bilancio per la riduzione della pressione fiscale. Le forze politiche non sono d’accordo sulle modalità di utilizzo. La Lega starebbe spingendo per sposare i fondi soprattutto in favore dei liberi professionisti, quindi delle partite Iva, mentre il Pd sarebbe a favore di una riduzione sostanziale del costo del lavoro. Il M5S dal volto nuovo, quello che secondo il leader Giuseppe Conte deve guardare alle piccole e medie imprese, vorrebbe agevolazioni proprio per queste ultime. La manovra è ora all’esame di Palazzo Madama. Ed è probabile che quando esecutivo e delegazioni di maggioranza avranno sciolto i nodi ancora irrisolti, verrà presentato un unico maxi-emendamento che conterrà le nuove modifiche.

 

Ma a preoccupare ed impegnare maggiormente Palazzo Chigi e Mef in queste settimane sono soprattutto gli obiettivi che mancano ancora all’appello del Pnrr. Su quelli - 51 in tutto - da portare a compimento entro la fine dell’anno, l’Italia si gioca la prima parte di una partita decisiva per accedere alla prima tranche da 20 miliardi - tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto - dei fondi in dotazione per realizzare i progetti da qui al 2026. Dunque, sono settimane piene e alcuni traguardi vanno raggiunti prima della pausa natalizia. Sul fronte economico il periodo è in ogni caso roseo per l’Italia. Il Pil – anche l’Ocse conferma uno stato di salute buono del prodotto interno lordo – è oltre ogni aspettativa. Piuttosto, il problema e possibile ostacolo alla crescita continua ad essere l’alto rapporto debito/Pil e deficit/Pil.

 

In Ue si è aperto il dibattito per cambiare le regole del Patto di Stabilità, al momento sospese per via della crisi pandemica fino al 2023. Inutile dire che l’Italia sarebbe uno dei Paese che maggiormente beneficerebbero di un ‘allentamento’ delle regole. Ma la strada è tutta in salita e non è detto che dopo aver sostanzialmente perso la battaglia del Next Generation Eu e quella sull’emissione dei bond europei, il fronte dei Paesi del Nord sia disposto a perdere anche questa. Vedremo. Gli scenari e le alleanze sono tutti da costruire.

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