Caos libico

Libia, pressing sulla conferenza di Roma e il voto (il 24 dicembre)

Il vertice era stato previsto lo scorso novembre e avrebbe dovuto tenersi prima del voto presidenziale, ora sempre più in bilico dopo le tensioni a Tripoli

Libia, pressing sulla conferenza di Roma e il voto (il 24 dicembre)

Il tempo stringe e, più passano le ore e i giorni, meno possibilità ci sono che le elezioni presidenziali in Libia possa tenersi regolarmente il 24 dicembre, come da previsioni.

Le recenti tensioni e “l’assedio” dei giorni scorsi al Palazzo del Governo hanno di fatto tolto le speranze che il Paese potesse compiere un primo passo verso la stabilizzazione.

Intanto potrebbero cambiare gli obiettivi e l’agenda della conferenza sulla Libia che l’Italia avrebbe dovuto tenere a Roma prima di Natale e dunque anche prima del voto presidenziale. Il summit, che avrebbe coinvolto anche Francia e Germania, potrebbe però avere nuovi obiettivi.

 

La conferenza sulla Libia a Roma

L’Italia era pronta a ospitare la conferenza sulla Libia e lo sarebbe anche adesso, se non fosse che nel frattempo qualcosa è cambiato nel paese nordafricano. È cambiato il clima, che sembra essere tornato quello di qualche mese fa.

La svolta (o meglio, il dietrofront) si è registrato quando le milizie conosciute come Brigata Al-Samoud hanno circondato la sede del governo a Tripoli e l’ufficio del primo ministro libico, Abdul Hamid Dbeibah, a Tripoli. A preoccupare è stato soprattutti l’annuncio del leader miliziano che, come riportato da Sky News Arabia e da alcuni siti di informazione libici, ha annunciato che “in Libia non ci saranno elezioni presidenziali e chiuderemo tutte le istituzioni statali”.

Le elezioni erano previste il 24 dicembre, ma oggi sembrano più lontane che mai, nonostante manchino solo pochi giorni. Con esse si allontana anche l’ipotesi di una Conferenza sulla Libia, che avrebbe dovuto tenersi prima del voto a Roma.

 

Onu al lavoro per la stabilizzazione

All’indomani dell’assalto a Tripoli, come riferito da al Arabiya, l’inviata delle Nazioni Unite Stephanie Williams si era recata a Misurata per incontrare le autorità locali, ma anche i leader militari e di gruppi armati in vista delle elezioni. Ma dal leader della milizia, Salah Badi, (già nella lista nera del Consiglio di sicurezza dell’Onu dal novembre 2018) sono arrivate parole di chiusura, tanto che di Williams ha detto che “ha un ruolo criminale in Libia”.

D’altro canto le elezioni, che avrebbero dovuto traghettare la Libia verso una democrazia dopo la caduta di Gheddafi e la guerra civile, avevano già subito un duro colpo quando, a due settimane dal voto, l’Alta Commissione elettorale libica (Hnec) aveva annunciato il rinvio sine die della pubblicazione della lista definitiva dei candidati presidenziali. Il motivo ufficiale era la necessità di “adottare una serie di misure”. A complicare la situazione c’era anche il paradosso di avere qualcosa come 98 candidati per una carica che però di fatto sembra ancora priva di reale potere sul Paese.

 

Che fine farà la conferenza di Roma?

Il format avrebbe dovuto essere quello del precedente summit di Parigi, Italia, Francia e Germania nel ruolo di “traghettatori” europei verso una stabilizzazione della Libia. Ma ora tutto è in dubbio, a partire dalla data, che potrebbe ormai slittare a gennaio. Se le elezioni, come appare scontato, slitteranno, il vertice nella Capitale potrebbe servire a decidere una serie di misure “propedeutiche” al voto, come la nomina di un primo ministro ad interim, scelto dall’Onu secondo i dettami della Conferenza di Berlino, per poi votare presidente e parlamento. Per ora resta l’impegno italiano perché si svolgano quanto prima elezioni libiche e, più in generale, si avvii una “stabilizzazione duratura” del Paese Nord-africano, come ribadito il 15 dicembre scorso dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, durante i colloqui con l’omologa del governo di unità nazionale libico, Najla el-Mangoush.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA