L’inchiesta

Grillo indagato a Milano per traffico di influenze illecite.

I giudici della Procura contestano la natura della mediazione operata dal fondatore dei 5S con il suo blog nei confronti della Moby di Vincenzo Onorato

Grillo indagato a Milano per traffico di influenze illecite.

Con l’accusa di traffico di influenze illecite la Procura della Repubblica di Milano ha indagato Beppe Grillo. Secondo la magistratura ci sono elementi che “fanno ritenere illecita la mediazione operata” dal fondatore del Movimento Cinque Stelle in relazione a richieste di interventi avanzate da Vincenzo Onorato della compagnia di navigazione Moby e veicolate dallo stesso Grillo a “parlamentari in carica, finalizzata ad orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali in senso favorevole agli interessi del gruppo”. Dopo “le risposte della parte politica o i contatti diretti con quest’ultima” sarebbero state trasferite all’armatore.

 

Oggi i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano hanno effettuato perquisizioni negli uffici Beppe Grillo srl e della Casaleggio Associati. Al centro delle contestazioni ci sono contratti pubblicitari che secondo la magistratura tra il 2018 e il 2019 la società di Grillo ha stipulato con la Moby spa per 120mila euro annui, dovuti “apparentemente come corrispettivo di un ‘accordo di partnership’” per la fornitura di spot e contenuti redazionali. Con la società di Casaleggio, invece, Moby nel 2018 strinse un secondo accordo, per un compenso teorico fino a 600.000 euro per la “stesura di un piano strategico e la gestione di iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli stakeholder del settore marittimo” e le istituzioni”, con l’obiettivo di “raggiungere una community di un milione di persone”.

 

Tra i perquisiti, ma non indagati, figurano altri cinque tra “dirigenti, dipendenti, collaboratori” delle società coinvolte nell'inchiesta. Secondo quanto si legge nel decreto, lo scopo delle perquisizioni è stato quello di acquisire “documenti cartacei e materiale informatico”. La Procura starebbe, inoltre, analizzando le chat tra Beppe Grillo e Vincenzo Onorato, poi inoltrate ad altri esponenti politici del Movimento 5 Stelle.

 

L’indagine sarebbe scaturita da un filone dell’inchiesta sulla fondazione Open di Matteo Renzi partita nel 2019. In quell’ambito era emersa la segnalazione dell’Ufficio di Informazione finanziaria della Banca d’Italia su alcuni pagamenti effettuati dalla società Moby al blog di Grillo e alla Casaleggio Associati “sia per gli importi, sia per la descrizione generica della prestazione ricevuta, sia per la circostanza di essere disposti a beneficio di persone politicamente esposte”. Dunque, si sarebbe trattato di pagamenti ‘sensibili’ secondo le norme sull’antiriciclaggio.

 

In un comunicato il procuratore facente funzioni di Milano, Riccardo Targetti, precisa che è stato “indispensabile acquisire la documentazione relativa ai contratti e alle prestazioni, nonché ogni altro documento utile a comprenderne la natura”. Per questo “sono state disposte perquisizioni nei confronti dei soggetti a vario titolo coinvolti nei fatti oggetto di approfondimento investigativo”.

 

Quanto alle reazioni del mondo politico si segnalano per il momento quella dell’’ex parlamentare di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto. “Beppe Grillo”, dice, “è stato indagato per traffico di influenze, reato assurdo, indefinito, arbitrario, su cui si può indagare chiunque. Un modo facile per 'sporcare’ un nemico politico, ‘richiamarlo all'ordine’, in un Paese dove un avviso di garanzia è condanna. Chissà perché oggi”. E la dichiarazione del deputato 5S Bernardo Marino, membro della Commissione Trasporti di Montecitorio. “Sono interdetto, basito”, dichiara. “Sono titolare di una proposta di legge per la continuità territoriale da e per la Sardegna, fatta apposta per evitare che Onorato avesse il monopolio su quelle rotte. Non ho mai ricevuto sollecitazioni di alcun tipo. Spero ci siano chiarimenti al più presto”.

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