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La nobiltà del calcio vince ancora sul potere economico: crollo PSG

I parigini nella serata di ieri sono usciti malamente dalla Champions League nel giro di una singola frazione, dopo aver chiuso il primo tempo con due goal

La nobiltà del calcio vince ancora sul potere economico: crollo PSG

Ieri abbiamo assistito ad una delle partite più spettacolari degli ultimi anni: il Real Madrid di Ancelotti è riuscito nell’impresa di recuperare i due goal di svantaggio su cui si appoggiava il PSG, già sicuro del passaggio ai quarti di finale di Champions League. I parigini infatti hanno chiuso la gara d’andata sul risultato di 1-0, grazie ad una perla di Mbappé. Nel primo tempo della seconda partita hanno dominato in lungo e in largo, portandosi anche in vantaggio con un altro eurogol del laterale francese. Insomma, la strada è sembrata luminosa, pronta ad aprire le porte verso la gloria, che aspettano da anni. 

 

Ma come sempre la magia della Coppa dalle grandi orecchie non si ferma mai, specie quando si gioca al Santiago Bernabeu, dove può succedere qualsiasi cosa, in ogni momento. Il nome in copertina è solo uno: Benzema è riuscito in mezz’ora a far impazzire il mondo del calcio con una tripletta che rimane sicuramente a vita negli annali del pallone. Una serata da leggenda, dove ha superato un certo Di Stefano, diventando definitivamente un simbolo per la storia dei Blancos. Dall’altra parte, in sponda francese, le delusioni non possono mancare e diversi elementi chiave stanno per vivere alcuni mesi di grande difficoltà, dopo essersi arresi nonostante un vantaggio importante.

 

 Le liti post partita nello spogliatoio sottolineano i problemi reali che esistono in un ambiente di campioni, perlopiù incompatibili tra di loro. Adesso sul banco degli imputati vi è il presidente, la staff societario e alcune pedine da cui ci si aspettava ben altri risultati. 

PSG, i soldi non risolvono i problemi

Ancora una volta ha vinto la storia. Mettere insieme una serie di pezzi fenomenali, ma completamente incompatibili l’uno con l’altro è una mossa che in un calcio ancora magico, non può funzionare. La nobiltà del Real Madrid, per molti già morto, non si è fatta piegare dal divin denaro, che invece è stato battuto da chi, vive per vincere con onore. I francesi hanno messo su una squadra da Playstation, di quelle che non sembrano reali. Vedere che sui calci piazzati ci sono Messi, Neymar e Mbappé pronti a battere è quasi fantascienza. Eppure salutano per l’ennesima volta la Champions League, addirittura in anticipo rispetto alle scorse annate

 

Ma il problema dove sta? Dare le colpe ad Al Khelaifi, ricco presidente della squadra, sarebbe quasi un affronto, considerando la disponibilità economica messa a disposizione da parte del patron al club. Lo sforzo di investire tanto, per mettere in campo una squadra di stelle in stile Barcellona di qualche anno fa è una tattica troppo forzata, che ha portato squilibrio all’interno di un gruppo che pian piano si stava formando. Se pensiamo che cinque undicesimi della formazione titolare di ieri non sono stati presenti nella rosa dello scorso anno, la dice lunga sulle reali idee della società per migliorare il team. Ma quali sono stati i principali  elementi finiti sul banco dei colpevoli

 

In primis l’allenatore, Pochettino, che da un anno a questa parte viene visto in maniera negativa dalla tifoseria, che non lo ha mai valutato abbastanza valido per le cause della squadra. Effettivamente la scelta di puntare su un allenatore che non ha mai vinto nulla in carriera è una mossa azzardata, specie se bisogna saper gestire un gruppo di fenomeni, con tanti trofei alle spalle.

 

Mettere tutti insieme e buttargli nella mischia non può essere una scelta tattica valida, visto che la rosa si è abituata ad un certo tipo di stile, che doveva essere rispettato e non pesantemente mutato. Il tecnico è in bilico e il suo esonero è quotato sempre di più per i bookmakers, che vedono già un certo Zidane il prossimo anno a comandare il tetto della Tour Eiffel

 

Per nostro grande dispiacere anche Donnarumma è tra i più colpiti dalle critiche, il suo errore è stato decisivo per riaprire la gara. La lite tra lui e Neymar a fine partita fa intendere come il portiere campano non sia mai stato a genio ai suoi compagni, che durante la stagione hanno chiesto sempre a gran voce la titolarità di Navas

 

Adesso il numero uno della Nazionale è in difficoltà e il suo addio a fine stagione non è assolutamente scontato. In difesa hanno pagato a caro prezzo lo stipendio di Ramos, che non si è mai potuto esprimere al meglio a causa dei tanti infortuni. Un’altura delusione, visti gli errori difensivi di ieri, sarebbe potuta essere l’arma definitiva per evolvere la retroguardia fragile dei parigini. 

 

Un uomo con la sua leadership porta mentalità e in certe gare, mantenere lo spirito freddo di fronte alle difficoltà è essenziale. Anche per lui la strada con la Francia è lontana, seppur in generale la sua carriera, ormai sembra compromessa. Non è riuscito a dare spunti da campione nemmeno Hakimi, che tra tutti i nuovi arrivati è quello che ha fatto leggermente meglio. Nella gara di Madrid la sua presenza e il suo apporto in campo è stato pari a zero, visto che si è fatto divorare dalla morsa del centrocampo madrileno. 

 

Per potersi esprimere al meglio necessita di libertà e non di regole che limitano le sue doti. In mezzo a campo solo applausi per Verratti, che ha dimostrato di essere un vero leader, in mezzo a tanti campioni smarriti. Fino alla fine ha tenuto il palleggio e la manovra da solo, gestendo anche situazioni molto rischiose, ma vitali per i compagni. Un messaggio fondamentale per Mancini, specie nella forma fisica che da sempre è un punto interrogativo per l’abruzzese. 

 

Il capitolo più doloroso rimane la fase offensiva, che vive un momento quasi ironico. Da una parte la classe assoluta di Mbappé, che è riuscito a regalare l’ennesima perla da alieno, tenendo la qualificazione in piedi per i parigini. Quello che sorprende sono le solite dichiarazioni fuori luogo sul suo futuro, come nel pre partita dove afferma che “imparare lo spagnolo è necessario per voler diventare un top player”. 

 

Insomma, ennesima dichiarazione d’amore per la casacca dei Blancos, dando l’impressione di avere poco rispetto per chi lo ha cresciuto e valorizzato.  Neymar invece non incide più come una volta e ormai questo è chiaro a tutti. La sua presenza non fa la differenza e se realmente si muove raggiungere un livello superiore, bisogna saperlo ridimensionare. Specie se in panchina aspetta un certo Di Maria, che invece dimostra continuamente le sue qualità superbe.

 

Infine il discorso più cauto, quello che sta  a cuore agli amanti del calcio: Messi che esce sconfitto per l’ennesima volta. Secondo anno di fila che non supera gli ottavi di finale e le sue statistiche sono irriconoscibili. Non gioca neanche male, ma un pluri pallone d’oro come lui si sta accontentando. E soprattutto, sta concludendo nella maniera più triste la sua carriera. Un interruttore d’oro che attualmente risulta spento

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