Diario di guerra

Chi era Edy Ongaro, il miliziano italiano morto combattendo in Donbass

Intanto, apertura di Mosca a nuovi corridoi umanitari. Oggi riprendono i negoziati (online). Si apre anche il “caso Ossezia” che vuole unirsi alla Russia

Chi era Edy Ongaro, il miliziano italiano morto combattendo in Donbass

Aveva 46 anni Edy Ongaro, era originario di Portogruaro, in provincia di Venezia. La notizia della sua morte, a causa dello scoppio di una bomba a mano, è arrivata nella notte. A diffonderla è stato un post del "Collettivo Stella Rossa Nordest". Poi è arrivata la confermata all'Ansa da Massimo Pin, amico di Ongaro, in contatto con esponenti della "carovana antifascista" che si trova nell'Oblast.

 

Chi era Ongaro

"Purtroppo è vero. I compagni in Donbass sono stati informati della morte di Edy da ufficiali della milizia popolare di cui faceva parte. Prima di comunicarlo abbiano informato il padre e il fratello". Così Massimo Pin ha confermato la morte di Edy Ongaro, in Donbass. L’italiano si trovava nella regione separatista dal 2015, per combattere al fianco dei filorussi. Sarebbe rimasto ucciso a nord di Donetsk, colpito da una bomba a mano.

Intanto non si fermano gli scontri nei pressi di Mariupol, mentre riprendono i negoziati.

 

Corridoi umanitari, ma si combatte

Oggi nuovo corridoio umanitario, annunciato da Mosca, le cui forze però nelle ultime ore hanno confiscato un convoglio di aiuti umanitari. Si tratterebbe di 14 tonnellate di cibo e medicinali, destinati ai civili di Melitopol. Secondo le autorità di Kiev, Chernobyl sarebbe ora in mano ai governativi, mentre il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, afferma che i russi “stanno concentrando forze vicino a Mariupol”.  Intanto nuovo round di negoziati tra la delegazione russa e quella ucraina, che riprendono i colloqui on-line.

Sempre oggi in programma la visita da parte della Presidente dell'europarlamento, Roberta Metsola, attesa a Kiev.

 

Il nuovo caso Ossezia

Gli Stati Uniti, nel frattempo, annunciano che non riconosceranno il risultato del referendum dell'Ossezia del Sud, un territorio internazionalmente riconosciuto come parte della Georgia, dove invece si chiede alla popolazione se sia favorevole a unirsi alla Federazione russa. La consultazione è in programma nei prossimi giorni e potrebbe rappresentare un ulteriore motivo di tensione tra Usa e Russia, oltre al conflitto in Ucraina e alla “guerra economica” del gas in corso. Intanto dall’intelligenze americana si apre anche all’ipotesi che realmente il presidente russo, Putin, non abbia mai avuto intenzione di conquistare l’intera Ucraina, come peraltro più volte affermato dallo stesso capo del Cremlino.

 

NY Times: “Putin non vuole l’Ucraina”

“Riteniamo che Putin sia stato mal informato dai suoi consiglieri su quanto male si stia comportando l’esercito russo e su come l’economia russa sia paralizzata dalle sanzioni, perché i suoi consiglieri senior hanno troppa paura di dirgli la verità”, ha detto nei giorni scorsi il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Kate Bedingfield, parlando di un “chiaro errore strategico”. D’accordo anche l’intelligence britannica e quella australiana, secondo cui Putin avrebbe sottovalutato la resistenza ucraina e il peso delle sanzioni degli occidentali. Ma il New York Times avanza una “nuova” teoria: “E se Putin non avesse mai avuto intenzione di conquistare tutta l’Ucraina?”. “Forse, fin dall’inizio, i suoi veri obiettivi erano le ricchezze energetiche dell’Est dell’Ucraina, dove si trovano le riserve di gas naturale più grandi in Europa dopo quelle norvegesi” scrive il quotidiano, che ipotizza un collegamento con la Crimea, già autoproclamatasi indipendente e dove ci sono giacimenti energetici offshore, mentre a Lugansk e Donetsk c’è gas di scisto, il gas intrappolato nelle rocce sedimentarie argillose.

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