Riforme al bivio

Delega fiscale, il pressing di Lega e Forza Italia sul governo

Domani Salvini e Tajani da Draghi. Intanto sul Def posizioni critiche da parte dei sindacati che chiedono un nuovo scostamento. Confindustria: “Non serve”

Delega fiscale, il pressing di Lega e Forza Italia sul governo

La delega fiscale agita le acque della politica. Domani il premier Mario Draghi incontrerà Matteo Salvini e Antonio Tajani, rispettivamente leader della Lega e di Forza Italia. Lo scontro con le forze di centrodestra della maggioranza in queste ore è molto forte. Oggi il segretario del Carroccio alza ancora l’asticella: “E’ il momento di tagliare le tasse, non di aumentarle. Ora serve la pace fiscale”. A nulla sono valse le rassicurazioni che da giorni arrivano da Palazzo Chigi sul fatto che non è intenzione del governo aumentare i tributi a carico dei cittadini. Intanto qualche componente leghista del governo prova a gettare acqua sul fuoco o quanto meno a lanciare messaggi perché si arrivi a una mediazione, ma “a condizione di tenere nella giusta considerazione le politiche fiscali che da sempre caratterizzano il centrodestra”, dice il sottosegretario leghista all’Economia, Federico Freni.

 

Il problema sollevato da Lega e Forza Italia adesso non è più solo la revisione del catasto. Nelle ultime ore a tenere banco è il tema dei proventi finanziari e, in generale, dei redditi da capitale. Quello che non piace più al partito di Salvini e alla formazione berlusconiana è la proposta di tassare in maniera diversa i guadagni provenienti dal lavoro rispetto ai ricavi derivanti dai capitali. Disposizioni, peraltro, già previste nel testo che da mesi è all’attenzione delle Commissioni Finanze di Camera e Senato e già licenziato lo scorso ottobre dal Consiglio dei ministri.

 

Non si ferma nemmeno lo scontro tra la Lega e il Partito democratico. Salvini attacca di nuovo il segretario dem: “Letta dovrebbe leggere i documenti che firma, prima di fare polemica. Non è il momento di aumentare le tasse, soprattutto sulla casa”, insiste. Ieri il capo del Nazareno aveva avvertito Carroccio e Forza Italia: “Così non si può andare avanti. La continua minaccia di crisi da parte del centrodestra di governo indebolisce questa esperienza. Lo stesso incontro richiesto da Salvini a Draghi risponde sempre alla logica degli ultimatum. Così non si va lontano”. E ancora: “Da un po’ c’è un innalzamento della tensione” ma “la nostra linea non è quella dei contro-ultimatum. L’atteggiamento del centrodestra è inaccettabile e sta facendo spegnere la candela. Se va avanti così la destra si assume una grave responsabilità”.

 

Intanto le parti sociali interrogate sul Documento di Economia e Finanza appena varato dal Consiglio dei ministri non nascondono malumori e preoccupazione. Critiche al Def arrivano dalle principali confederazioni sindacali e da Confindustria, anche se per motivi diversi. I sindacati chiedono, in sostanza, di reperire più risorse ritenendo necessario un nuovo scostamento di bilancio. Ma gli industriali invitano a riflettere perché fare nuovo debito “potrebbe essere un problema” con i tassi in crescita. Piuttosto, il numero uno di Viale dell’Astronomia, Carlo Bonomi, ribadisce che “lo strumento per mettere soldi in tasca agli italiani è il taglio fiscale del cuneo contributivo”. E avverte: “Il nostro Centro Studi stima per quest’anno un incremento del Pil di +1,9% ma la variazione positiva è interamente dovuta a quella già acquisita a fine 2021 (+2,3%) grazie all’ottimo rimbalzo dell’anno scorso”. E “qualsivoglia variazione del Pil inferiore al 2,3% annuo significa che quest’anno saremo in recessione”. Per Confindustria “serve una risposta più robusta” per fronteggiare l’attuale scenario economico. 

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