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Contraccolpi

Litigi e tregue, le pantomime della politica che danneggiano l’Italia

Dopo giorni di pressing sul catasto Lega e FI siglano la pace con Draghi. Ma sulla giustizia è ancora scontro. Il governo arriverà a fine legislatura?

Litigi e tregue, le pantomime della politica che danneggiano l’Italia

A pantomima finita nessuno può tirare un sospiro di sollievo. E semplicemente per un motivo: l’ennesima prova pseudo-muscolare del centrodestra che fa parte della maggioranza, capeggiata da Matteo Salvini e appoggiata in questo caso passo passo da Forza Italia, non sarà l’ultima per ostacolare l’inquilino di Palazzo Chigi. 

 

Che alla fine sul catasto si trovasse un punto di caduta era facilmente prevedibile già alla vigilia dell’incontro tra il leader del Carroccio e il coordinatore dei berlusconiani con il premier Mario Draghi. Non c’era alcun dubbio che sarebbe prevalso il “clima collaborativo”, anche perché il governo lo ha detto in tutti modi possibili che la riforma non avrebbe implicato nessun aumento della tassazione sulle abitazioni degli italiani. Il braccio di ferro si risolverà, dunque, con una riformulazione del testo alla delega fiscale per sgomberare il campo da eventuali “ambiguità” sul catasto e limare le norme sulla tassazione ‘duale’, anche se fino a che punto è tutto da vedere. I prossimi giorni, presumibilmente dopo Pasqua, saranno decisivi per affinare le disposizioni fiscali, ma l’incognita vera è quella che riguarda tutte le partite ancora aperte da qui a fine legislatura. Se l’andazzo è questo, ci sia avvia verso mesi di logoramento lento e complicato per il governo, con un indebolimento progressivo dagli esiti quasi certi.  

 

A Palazzo Chigi hanno dimostrato, ancora una volta, pazienza e sangue freddo nei confronti del pressing della Lega e delle campagne di comunicazione costruite ad arte. Ma con un punto fermo: nessuno stralcio degli articoli contestati sulla delega fiscale. Draghi vuole andare avanti, eppure sta facendo fatica a tenere in piedi una maggioranza sempre più recalcitrante. Dice di non essere stanco ma ammette: “Mi stancherei moltissimo se non fossi messo nelle condizioni di operare”. Il presidente del Consiglio sa bene quali sono le insidie che potrebbero presentarsi. I pericoli non vengono solo da quelle formazioni che da qualche settimana hanno virato visibilmente sulle elezioni amministrative di giugno e sull’obiettivo delle politiche. Il problema del consenso si pone sempre più insistente per Salvini che deve fare i conti con Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, per i sondaggi ancora primo partito. Ma anche per i Cinque Stelle, timorosi che si riconfermi l’emorragia di voti delle ultime tornate elettorali, suggellando il fallimento della nuova leadership di Giuseppe Conte. Più defilato, ma non meno preoccupato, il Pd che però non cambia strategia: pieno sostegno al premier e messa in campo di ogni tentativo possibile per mantenere unita la maggioranza. 

 

In un contesto interno decisamente fragile e con le grandi questioni di politica internazionale che spingono, senza dimenticare l’approvvigionamento energetico che è un problema di sicurezza nazionale, il terreno delle riforme potrebbe diventare particolarmente accidentato in Parlamento. Sulla giustizia, ad esempio, si sta consumando uno scontro durissimo su carriere separate e legge elettorale per il Csm. Si litiga su tutto mentre le toghe vanno ormai verso lo sciopero.  Tenere in piedi questo ambaradam, mentre è in corso la guerra in Ucraina e quella energetica tra l’Ue e la Russia di Putin, è arduo ma soprattutto pone il nostro Paese in una posizione di fragilità in politica estera. Finora l’autorevolezza di Mario Draghi è stata una garanzia a Bruxelles e nel mondo, ma il premier non può fare tutto da solo. 

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