il caso

La vergogna del cimitero dei feti a Roma: cambia il regolamento

La Giunta modifica le norme che avevano portato a incidere il nome delle donne che avevano abortito, sulle croci del lotto 108 al cimitero Flaminio

La vergogna del cimitero dei feti a Roma: cambia il regolamento

Al dolore, nuovo dolore. A quello di aver dovuto fare ricorso all’aborto, si aggiungeva quello di vedere il proprio nome sulle croci dei feti mai nati, al cimitero. Il caso era finito in primo piano un paio di anni fa, accompagnato da uno strascico di polemiche.

Ora la svolta: la giunta capitolina ha infatti deciso di modificare il regolamento di polizia cimiteriale, di fatto cancellando quei nomi dai cippi.

 

Niente nome delle madri dalle croci

Le croci dei feti abortiti, dunque, non riporteranno più il nome delle madri che avevano deciso di interrompere le loro gravidanze. A deciderlo è stata la Giunta comunale di Roma, che ha dovuto far ricorso a una modifica delle norme finora in vigore, che prevedevano proprio l’indicazione sui cippi. D’ora in poi, invece, in prossimità dei luoghi di sepoltura di quei bambini mai nati ci sarà solo un codice alfanumerico identificativo.

 

Il caso scoppiato due anni fa

Si chiude, dunque, un caso che aveva fatto molto discutere, nel quale la burocrazia e i regolamenti ufficiali del Comune si scontravano con l’esigenza di salvaguardare l’anonimato delle donne che avevano deciso di fare ricorso all’interruzione di gravidanza, per diversi motivi. Tutto era iniziato due anni fa, quando alcune donne avevano scoperto - per caso - che il loro nome era stato indicato su sepolture delle quali non erano neppure a conoscenza, all’interno del cimitero Flaminio di Roma, esattamente nel lotto 108.

Prima erano scattate le denunce, con il ricorso alla giustizia ordinaria da parte di 18 donne (anche se, secondo l’associazione Differenza Donna, le segnalazioni sarebbero centinaia) e un fascicolo aperto in Tribunale. Ma un paio di mesi fa il giudice per le indagini preliminari aveva deciso per l’archiviazione, ritenendo che si trattasse dell’effetto dell’applicazione di una prassi erronea e non di un atto doloso. Insomma, nessuna intenzione di esporre le donne a pubblica “vergogna” o umiliazione, ma semplicemente la conseguenza di un vuoto normativo a cui adesso la Giunta capitolina ha posto rimedio, modificando il Regolamento di polizia cimiteriale.

 

Le nuove norme

In particolare, è stata messa mano a due articoli delle norme, per "adeguarlo alle necessità e alle sensibilità" legate al trattamento dei dati personali delle donne che hanno vissuto un aborto, come spiegato dal Comune stesso.

 

Gli aborti terapeutici

I cippi al cimitero Flaiano riguardano soprattutto casi di aborti terapeutici e le donne erano ignare che i loro nomi e cognomi comparissero sulle croci dei feti mai nati. Oggetti in legno o metallo, alcune delle quali persino divelte o sulle quali era inciso anche il nome del bambino o bambina abortito. Nei due anni trascorsi dalla scoperta di quell’angolo di cimitero, su alcune croci sono stati coperti i nomi delle madri, con una targhetta nera su cui campeggia un codice, anche se spesso l’identità delle donne è ancora in larga parte leggibile.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA