la sentenza “storica”

Molto più di un cognome. La rivoluzione dettata dalla Consulta

Con una sentenza “storica” la Corte costituzionale stabilisce l’illegittimità dell’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli. Cosa cambia

Molto più di un cognome. La rivoluzione dettata dalla Consulta

Della questione di parlava da tempo e il tema giace in Parlamento, così come le sei proposte di legge che ancora non sono state discusse né approvate. Ora, però, la Consulta è intervenuta con una sentenza che viene ritenuta “storica”.

I giudici della Corte costituzionale, infatti, hanno ritenuto che le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre ai figli sono illegittime.

 

La sentenza della Corte costituzionale

In un comunicato si legge che i giudici hanno ritenuto “discriminatoria” e “lesiva dell’identità del figlio” la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre e che, “nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”.

In base al pronunciamento, i nati all’interno di una coppia (ma anche i figli adottivi) dovranno assumere i cognomi di entrambi i genitori, tranne nel caso in cui si decida di sceglierne solo uno, di comune accordo. Si tratta di una svolta profonda che ora, però, necessità di una legge che normi anche altri aspetti di dettaglio.

 

Perché si è arrivati a questa decisione

La Corte costituzionale si è espressa dopo il ricorso nato da uno specifico caso. Tutto era iniziato nel 2020 a Lagonegro, in Basilicata, dopo che una coppia si era rivolta al tribunale perché voleva dare al figlio solo il cognome della madre, così che questo potesse condividere lo stesso cognome dei fratelli. Ma la legge non lo consentiva. Gli altri ragazzi lo avevano infatti acquisito solo perché erano stati riconosciuti successivamente dal padre, mentre l’ultimo arrivato era nato nel matrimonio. Come spiegato dall’avvocato che ha assistito la coppia, i primi tentativi di poter scegliere di attribuire il cognome materno al bambino erano risultati vani. I coniugi, però, hanno deciso di fare appello contro la decisione di primo grado.

Proprio durante il nuovo processo, la questione è stata rimessa alla Corte costituzionale. “È inutile nascondere la soddisfazione per questo risultato, è stato un percorso lungo e faticoso ma alla fine la nostra tesi è stata riconosciuta come valida”, ha commentato il legale, che ha concludo: “La coppia ci ha sempre creduto".

 

Cosa cambierà adesso: occorre una legge specifica

Ma quali sono le conseguenze concrete, anche per altre coppie che desiderano attribuire il cognome della madre ai figli? Come previsto dalla Corte, “la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due”, come chiarito in un comunicato.

“In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”. Insomma, se non ci sarà accordo, dovrà decidere un giudice.

 

Per chi si prevedono le nuove norme

Queste novità interessano i figli nati nel matrimonio, fuori e anche a quelli adottati. Restano, però, alcuni punti da chiarire che, come schiariscono nella nota gli stessi giudici della Consulta, dovrà normare il legislatore. Per esempio, tra gli aspetti sui quali intervenire ci sono i casi nei quali il padre (o la madre) abbiano già il doppio cognome). Ad oggi può esserne trasmesso al figlio o alla figlia soltanto uno, a scelta. Il rischio, altrimenti, sarebbe di veder aumentare a dismisura il numero di cognomi, difficilmente gestibile anche a livello burocratico, come per esempio, per l’attribuzione del codice fiscale.

 

Soddisfazione del ministro della Giustizia

La sentenza della Corte costituzionale è stata accolta in modo positivo dal ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che l’ha considerata “un altro passo in avanti verso l'effettiva uguaglianza di genere nell'ambito della famiglia". D’accordo anche la collega per le Pari opportunità, Elena Bonetti che, in un’intervista all’Ansa, ha parlato di urgenza e ha affermato che “in Commissione in Senato c'è già incardinato un provvedimento e c'è una sensibilità trasversale tra le diverse forze politiche". Secondo Bonetti, “il meccanismo che in automatico fa attribuire il cognome paterno si fonda nella pretesa che sia sempre e comunque il maschile a prevalere” e ha detto che sostiene “dal governo” l’iter di questo cambiamento.

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