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Nuove armi dall’Italia a Kiev, ma i documenti sono secretati: perché

Il Governo ha firmato il decreto per un secondo invio di armamenti, la cui lista è “top secret”. Ma si fanno i conti con scorte ridotte. Il punto

Nuove armi dall’Italia a Kiev, ma i documenti sono secretati: perché

Le parole sono poche, le armi non si sa. Di sicuro l’Italia conferma il proprio impegno a sostegno dell’Ucraina, tanto che nelle scorse ore il Governo ha firmato il nuovo decreto sulle forniture militari a Kiev.

Un documento già presentato al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, che controlla l'operato dei servizi segreti italiani. Il decreto, siglato dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, insieme a Luigi Di Maio (Esteri) e Daniele Franco (Economia), è già stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

 

La lista “segreta” di armi per Kiev

L’elenco del materiale bellico che l’Italia ha deciso di inviare a Kiev è top secret. "La lista è stata secretata per non mettere a rischio il nostro Paese e non informare colui che sta aggredendo il popolo ucraino", ha spiegato il presidente del Copasir, Adolfo Urso.

Il ministro della Difesa, Roberto Guerini, ha riferito proprio al Comitato in un'audizione durata circa due ore. Si tratta comunque, ha spiegato il ministro, di materiale bellico della stessa natura di quello già inviato col primo decreto. Secondo quanto trapelato in precedenza ci sarebbero missili anti-aereo Stinger, missili anti-carro Milan, mortai da 120 mm, mitragliatrici pesanti e leggere, giubbotti antiproiettile, elmetti, razioni k, proiettili e munizionamenti in grande quantità.

 

Anche carri armati nel secondo invio?

Il secondo invio si è reso necessario dopo due mesi di guerra, che avrebbero portato ad aumentare le esigenze di rifornimento in armamenti a sostegno delle forze ucraine. In analogia a quanto deciso da altri partner occidentali, come Regno Unito, Canada, Usa, ma anche Germania (che per la prima volta ha deciso l’invio di tank), anche l’Italia avrebbe aderito agli appelli lanciati in più occasioni dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Questa volta, però, potrebbe essersi aggiunto anche materiale non presente nel primo elenco.

In particolare si ipotizza che possa trattarsi di mezzi pesanti come i semoventi d'artiglieria M109, i cingolati M113 e i più leggeri blindati Lince. A questo proposito ci sarebbe in corso “una ricognizione in atto da parte dello Stato Maggiore della Difesa”, come riferisce l’Ansa. Il nodo, però, sarebbe soprattutto politico.

 

Le richieste ucraine

Nel decidere cosa fornire a Kiev anche influire l’esito del colloquio in programma tra il premier, Mario Draghi, e il presidente ucraino Volodymir Zelensky, che potrebbe avvenire a breve e prima dell’incontro bilaterale tra lo stesso Draghi e il presidente americano, Joe Biden, in agenda per il prossimo 10 maggio negli Usa. Il secondo decreto, come spiegato dal ministro della Difesa, Guerini, sarà della stessa natura del primo, "sulla base delle richieste da parte ucraina".

Come affermato dal sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, "se dovesse esserci richiesto di contribuire ulteriormente sulle armi, l'Italia farà il suo dovere nell'ambito di una risoluzione votata in Parlamento da tutti i partiti a eccezione di Sinistra italiana che consente l'invio di armi fino al 31 dicembre 2022. Non sarà necessario un passaggio parlamentare".

 

Il difficile equilibrio con le scorte italiane (ridotte)

A decidere il materiale da inviare, dunque, potrebbe essere la politica, ma in stretto raccordo con lo Stato Maggiore della Difesa, attraverso il Comando operativo di vertice interforze, che è l’organo che più di ogni altro ha un quadro degli arsenali a disposizione e che è possibile inviare a Kiev. A presiederlo è il Generale Paolo Francesco Figliuolo, già commissario all’emergenza sanitaria contro il Covid.

Da quanto emerge, però, le scorte non sarebbe affatto abbondanti, anche a causa del taglio negli investimenti in armamenti terrestri, avvenuto negli ultimi decenni e che invece, in un conflitto come quello in corso in Ucraina (considerato più “tradizionale”) diventano importanti.

Non vanno poi dimenticati gli altri impegni delle forze armate italiane in numerose missioni internazionali.

In ogni caso gli armamenti e le dotazioni, come previsto dal decreto, sono ceduti "a titolo non oneroso per la parte ricevente" e "lo Stato Maggiore della Difesa è autorizzato ad adottare le procedure più rapide per assicurare la tempestiva consegna".

 

Come saranno consegnate le armi

Le procedure, come avvenuto per il primo invio, avvengono “triangolando”. Voli di consegna sono partiti nelle ultime settimane dallo scalo di Pisa e da quello romano di Pratica di mare, con destinazione la Polonia, da dove poi il materiale viene indirizzato alle aree di guerra.

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