
L’Istituto Nazionale di Statistica certifica che “l'incertezza sull'evoluzione dell’economia italiana rimane elevata”. Ma mentre tra i consumatori sono migliorati i giudizi sul clima futuro, tra le imprese manifatturiere e dei servizi di mercato si avverte un peggioramento delle attese sull'economia. Inoltre, ad incidere, c’è la fase di rallentamento dell’economia internazionale caratterizzata dalle forti pressioni inflazionistiche e dal cambio di intonazione delle politiche economiche. Cosa significa? Possiamo affermare che l’instabilità generale sul piano geopolitico, determinata dalla guerra in Ucraina, continua a produrre i suoi effetti a livello globale e anche, ovviamente, in Europa. L’Istat ci dice che nel primo trimestre 2022 il Pil italiano ha segnato una contrazione non marcata legata per quanto riguarda l’offerta a una flessione dell’attività dei servizi e, dal lato della domanda, a un apporto negativo della componente estera. A marzo si è registrata una stabilizzazione della produzione industriale che ha segnato nel primo trimestre un calo congiunturale dello 0,9 per cento. Sempre a marzo il mercato del lavoro ha riportato un miglioramento, con un incremento dell’occupazione e una riduzione della disoccupazione e dell’inattività. Quanto all’inflazione ad aprile il caro vita decelera sensibilmente dando uno stop ai progressivi aumenti in corso da nove mesi. Rispetto ad altri Paesi dell’eurozona l’Italia sul piano economico sta meglio ma questo non vuol dire che stia bene.
Il fatto che l’Istat ponga l’accento per la crescita del Pil sull’alto grado di incertezza che permane, ci dice che fare previsioni e stime attendibili in questa complessa congiuntura politica ed economica è davvero difficile. A marzo il balzo inflazionistico in Italia ha raggiunto il 6,5%, determinato principalmente dai prezzi in costante aumento dell’energia e, in più, dei beni alimentari. Resta proprio l’energia il nodo irrisolto, su cui l’effettiva indeterminatezza che accompagna i mercati incide in modo sostanziale.
L’evoluzione del conflitto russo-ucraino stabilirà il corso futuro dell’economia mondiale e immaginare che si protragga ancora, e per un tempo indefinito, getta ombre sui cicli che verranno che è impossibile dipanare in questa fase. Verrebbe da dire che tutti gli sforzi fatti in Italia, come in Ue, nel periodo di pandemia stanno risultando in parte inutili. Gli equilibri che si era riusciti a mantenere per salvare i bilanci nazionali con il Next Generation Eu - con uno stanziamento complessivo di 750 miliardi di euro per il Fondo di Ripresa e con il bilancio Ue 2021-2027 - rischiano di essere di gran lunga deteriorati se non si corre ai ripari. Soprattutto ora che l’ombrello della Bce e delle politiche monetarie espansive potrebbe chiudersi per frenare l’avanzare dell’inflazione. E’ il cane che si morde la coda.
Il pericolo più grande è dato dalle ripercussioni che iniziano a sentirsi sull’economia reale e sui redditi dei cittadini che vedono progressivamente ridotto il potere di acquisito dei loro salari. A Bruxelles serve con una certa urgenza un nuovo atto di coraggio, un ulteriore sforzo per studiare non solo nuove misure a sostegno dell’economia ma interventi che cambino l’impalcatura della politica economica. I singoli Stati a loro volta dovranno lavorare in questa direzione mettendo al primo posto un principio ormai imprescindibile: politica ed economia, stabilità e benessere, non sono più aspetti separati. Mai come adesso, come l’aggressione russa a Kiev ci dimostra, sono facce della stessa medaglia.