La scoperta

La prima foto del buco nero: dimostra che Einstein aveva ragione

Secondo gli esperti è la dimostrazione dell’intuizione del grande genio. Al lavoro hanno partecipato 300 scienziati, compresi diversi esperti italiani

La prima foto del buco nero: dimostra che Einstein aveva ragione

Oltre al fascino che solo certe foto possono avere, c’è anche un enorme risultato scientifico: la dimostrazione che Albert Einstein aveva ragione, i buchi neri non solo esistono, ma sono come li aveva descritti il genio nella sua teoria della relatività.

In particolare, il buco nero al centro della via Lattea, fotografato per la prima volta, si chiama Sagittarius A*, si trova a circa 27 mila anni-luce dalla Terra in direzione della costellazione del Sagittario.

 

La prima fotografia del buco nero

Sagittarius A* appare nel cielo con una dimensione pari a quella che avrebbe una ciambella sulla Luna. Come dichiarato in occasione della conferenza stampa internazionale, trasmesse nelle scorse ore anche dalla sede centrale dell'Inaf, a Roma. Secondo gli astrofisic l’immagine è "una prova schiacciante" che si tratta "a tutti gli effetti un buco nero" e fornisce "indizi importanti per comprendere il comportamento di questi corpi che si ritiene risiedano al centro della maggior parte delle galassie".

Lo “scatto” è stato ottenuto tramite una rete globale di radiotelescopi (ben otto) che hanno permesso di creare un unico telescopio virtuale delle dimensioni del pianeta Terra. È stato reso possibile grazie alla collaborazione di Event Horizon Telescope (Eht), un team internazionale di cui fanno parte anche ricercatrici e ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell’Università Federico II di Napoli e dell’Università di Cagliari.

 

Com’è fatto il buco nero

"Siamo rimasti sbalorditi da quanto le dimensioni dell'anello siano in accordo con le previsioni della teoria della relatività generale di Einstein", ha commentato Geoffrey Bower, EHT Project Scientist all'Academia Sinica di Taipei, Taiwan e alla University of Hawaii di Mnoa, negli Stati Uniti. I risultati sono descritti in una serie di articoli pubblicati in queste ore su un numero speciale della rivista The Astrophysical Journal Letters.

EHT ha osservato Sagittarius A* per diverse notti nell'aprile 2017, raccogliendo dati per ore, con una tecnica simile a quella utilizzata con un'esposizione lunga con una macchina fotografica. L'Italia ha contribuito attraverso l'ESO, lo European Southern Observatory, e in particolare con il Centro regionale europeo ALMA presso la sede dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Bologna.

 

Il precedente

La fotografia, mostrata al mondo adesso, ricorda il precedente del 2019, quando per la prima volta era stato possibile disporre di una immagine di un buco nero. In quella occasione venne osservato quello al centro della galassia lontana M87. Quello nel cuore della nostra galassia, la Via Lattea, è molto simile anche è più piccolo di oltre mille volte più piccolo e meno massiccio rispetto a quello di M87.

"Gli studi sul centro galattico hanno consentito negli anni di eseguire molti test di verifica della relatività generale, ma il risultato presentato oggi è senza precedenti perché permette molte misure originali sulla gravità e di fare nuova scienza sui buchi neri supermassicci e sul loro ruolo nell'evoluzione dell'universo: abbiamo aperto le porte di un nuovo straordinario laboratorio", ha commentato Mariafelicia De Laurentis, professoressa di astrofisica presso l'Università Federico II di Napoli e ricercatrice all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Deputy Project Scientist, membro del Consiglio Scientifico e coordinatrice del gruppo di Gravitational Physics di EHT, che ha guidato il paper sui test della gravità.

 

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