Serie a

Le certezze, le sorprese e le delusioni: ecco i giudizi di fine anno

Si possono finalmente fare le conclusioni su questo spettacolare e competitivo campionato di Serie A, che ha messo in mostra giocatori nuovi, da scoprire

Le certezze, le sorprese e le delusioni: ecco i giudizi di fine anno

Il campionato 2022 è ormai finito e finalmente si possono trarre delle conclusioni sulle varie squadre di Serie A. Tra certezze, sorprese e delusioni, le rose italiane hanno avuto tutte, che nella delusione e chi nelle gioie, dei giocatori chiave, che fino alla fine hanno cercato di tenere vivo un sogno. Ad inizio anno si possono pronosticare certe pedine essenziali, pronte a scoppiare passo dopo passo in campionato, ma come spesso accade, ci sono dei nomi inaspettati, che diventano gli eroi di un'intera tifoseria. Scopriamo dunque chi si è mosso al meglio in questa stagione, in ogni squadra e chi invece, poteva dare di più, considerando le ambizioni iniziali.

 

La chiave e la delusione:

Atalanta: Un anno complesso per la Dea, che non ha potuto sfruttare al meglio tutti i giocatori a disposizione a causa di innumerevoli infortuni. Sicuramente, tra tutti, la sorpresa è Pasalic, pedina chiave degli schemi del Gasp. La sua dote nell’inserimento e nel trovare la porta con facilità si è rivelata essenziale per diverse partite complesse della squadra. Ha finalmente trovato la sua dimensione tecnica. Chi invece avrebbe potuto dare di più è Hateboer, che nonostante le varie partenze di Castagne e Gosens, non ha lasciato il segno, rivelandosi un flop totale. 

 

Bologna: Un’altro gruppo che è rimasto deluso del proprio cammino, ancora una volta confuso e dalle poche ambizioni. Quello che merita tra tutti più applausi è Arnautovic, che ha zittito le critiche, dimostrando di non essere assolutamente un giocatore finito: trascinatore nei goal e nell’atteggiamento da leader. Chi ha deluso invece è Barrow, da cui ci si aspettava un salto di qualità. È riuscito anche a fare peggio rispetto alle ultime annate, guardando diverse gare dalla panchina. Lo stanno aspettando tutti da troppo tempo. 

 

Cagliari: La sorpresa più negativa, che lascia maggiore amaro in bocca rispetto alle altre retrocesse. Hanno gettato al vento l’occasione nitida di rimanere nella massima categoria nazionale, affondando in mezzo all’oceano della Serie B. Si salva soltanto Cragno, che in tutte le partite ha messo il suo cuore sardo di fronte anche agli ostacoli più duri. Senza di lui sarebbero scesi con qualche giornata d’anticipo. Tra le delusioni invece vi è da sottolineare l’ennesima decaduta di Keita Baldé, che non riesce più a trovare la tecnica da giocoliere che esprimeva in terra Capitale. 

 

Empoli: Anche qui il premio deve andare al portiere. In un anno in cui i toscani hanno soppresso tutti, arrivando ad un bottino di punti notevole,  Vicario è stato il “superman” dei tiri parati. Miracoli indescrivibili, che lo hanno portato ad essere per distacco il miglior numero uno italiano di questa stagione. Chi lo prende fa il colpo grosso. Ci si aspettava nettamente di più invece da Cutrone, che è riuscito a trovare qualche spiraglio di luce, senza però assomigliare minimamente al promettente giovane su cui si appoggiava la Nazionale e il Milan qualche anno fa. 

 

Fiorentina: Fa sorridere pensare come Vlahovic avrebbe vinto per distacco il premio di migliore, ma che abbia deciso alla fine di abbandonare una scialuppa d’oro. Non è lui il cuore di questa Viola, non lo potrebbe mai essere. Va premiato Torreira, che ha portato un equilibrio cristallino alla mediana dei toscani. Italiano lo ha perso per la prossima stagione, ma questa sua annata non si può dimenticare. Ha deluso invece Saponara, che dopo un inizio scoppiettante si è completamente perso nelle insicurezze, da cui non è ancora in grado di fuggire.

 

Genoa: Salvare qualcuno è complicato, specie se non si sono mai espressi a livello tattico: ogni partita è un avventura diversa, dove però nessuna pedina si è messa in luce nettamente. Si premia dunque il cuore di un capitano, che ha sbagliato anche lui, non ci sono dubbi, ma che non ha mai abbandonato la sua scialuppa, portando avanti l’anima dello spogliatoio. Criscito. La vera anima del Grifone. Delude invece Melegoni, che tra la maglia numero dieci e le tante speranze riposte dalla società su di lui, non è arrivato nessun risultato positivo. Un punto interrogativo. 

 

Hellas Verona: Una piazza calda, che ha trascinato un gruppo eccezionale dall’inizio alla fine. Un comandante dall’idea tattica innovativa e una serie di giocatori scoppiati nel modo perfetto. In tanti potrebbero essere nominati, ma i diciassette goal del Cholito Simeone meritano un premio. Ha buttato giù tutte le barriere che lo hanno circondato negli anni, risultando un giocatore di alto calibro. Così come Barak e Caprari. Forse ci si aspettava qualcosa in più da Frabotta, che è rimasto tanto in panchina, nonostante l’annata precedente avesse giocato spesso titolare nella Juventus. Non è ancora il suo momento.

 

Inter: L’amaro in bocca non può essere dimenticato, ma la stagione è da applausi e si sono rivelati la rosa più completa di tutte. Tanti, tantissimi giocatori di qualità, capaci di inventarsi giocate da capogiro. Su tutti Perisic, giocatore impressionante e completamente rinato. Ha portato alla squadra quei goal esterni da cui Inzaghi ha tratto tanti punti. Specie sulle palle alte. Perderlo è un colpo al cuore, considerando che sarebbe anche rimasto in nerazzurro. Lasciano invece perplesse le prestazioni di De Vrij, che non ha mai commesso tanti errori come in questa annata. Il suo cammino a Milano sta per subire un forte stop. 

 

Lazio: Una squadra che ha iniziato in salita, ma che ha percorso un girone di ritorno da domatrice, vincendo su tanti campi pesanti. Il leader potrebbe essere Immobile, per la quarta volta scarsa d’oro del campionato, ma se lo merita Milinkovic-Savic, per ciò che ha portato in questa specifica stagione. Forse tra i tre giocatori più centrocampisti più forti d’Europa, ha toccato le stelle, statisticamente parlando, superando tutti i suoi record precedenti. Un giocatore sontuoso. Bocciatura totale per  Acerbi, che non solo ha portato poco rispetto alla Curva, ma a livello difensivo si è anche rivelato un disastro totale. Il suo posto non è più a Roma. 

 

Milan: Il miglior giocatore della Serie A 2021/2022:  Leao. Nella squadra Campione d’Italia, il portoghese si è messo in luce, dimostrando di essere un fuoriclasse. Punta l’uomo e portanumeri a casa, da paura, come nessuno fa nel nostro campionato. Il futuro è nelle sue mani e i rossoneri, a distanza di anni, hanno di nuovo un piccolo fenomeno tra le mura di Milanello. Difficile parlare di delusioni di fronte ad un'annata così unica per il club, sicuramente da parte di Romagnoli è mancata la forza di imporsi. Ha avuto più opportunità rispetto a Kalulu, inizialmente, ma alla fine il francese lo ha scavalcato. Percorso finito?

 

Napoli: Il treno dei rimpianti è passato nuovamente in terra campana, dove i partenopei, per l’ennesimo anno consecutivo, non ha portato nessun trofeo al proprio pubblico. Neanche nell’annata dell’addio di Insigne ci sono risusciti. Indubbiamente Koulibaly rimane per distacco il migliore, considerando la differenza che fa a livello difensivo. Un muro vivente, quasi impossibile da saltare. Delude invece Zielinski, da cui ci si aspettava un altro tipo di campionato. Ha le doti da campione, ma probabilmente mancano le motivazioni. Forse l’azzurro non fa già più parte del suo cuore. 

 

Juventus: Ci sarebbero diverse bocciature da fare, visto il campionato sottotono del club bianconero. Neanche un trofeo in bacheca e tanti, forse troppi, problemi di coesione di gruppo. L’addio di Ronaldo è stata un ferita forse, troppo pesante. L’arrivo di Vlahovic invece ha ridato la vivacità giusta per raggiungere almeno il quarto posto: merita di essere lui il migliore, per ciò che ha dimostrato anche a Firenze. Bocciatura piena invece per Alex Sandro, ancora una volta il peggiore a livello di prestazioni e errori. Non ha il livello mentale e tecnico giusto per rimanere in una società così ambiziosa, che deve obbligatoriamente voltare pagina.

 

Roma: Possiamo chiamare la ciurma giallorossa “Campioni d’Europa” considerando il premio acquisito pochi giorni fa, in finale a Tirana. Mourinho è lo specchio di questa gioia, poiché si è dimostrato ancora una volta l’elemento chiave per aggirare una situazione complicata. Se dovessimo scegliere un giocatore ovviamente sarebbe Abraham, che al primo anno in Italia ha fatto davvero una grande quantità di reti. Un giocatore completo, imponente e decisivo. Bisogna ripartire da lui. Male invece Vina, che ancora una volta non cambia la situazione sulla fascia della Roma. Ennesimo flop di mercato dal Sud America. 

 

Sampdoria: Anche qui, una società che deve rivedere completamente l’organigramma, che ha tante incognite decisamente impreparate. Si salva Caputo, che bene o male ha fatto i suoi gol, raggiungendo ancora una volta la doppia cifra. L’età va avanti, ma alcuni club importanti vogliono dare all’ex Empoli ancora una possibilità. Delude invece Sensi, arrivato tra le speranze di tutti i blucerchiati, non ha alzato il livello della squadra. Colpito ancora da qualche acciacco, deve capire realmente come poter trovare un equilibrio per la sua forza fisica. 

 

Sassuolo: In tanti meritano di finire sul palcoscenico, specie se tutto il tridente è andato in doppia cifra. Una squadra molto offensiva, che ha fatto divertire sempre, nel bene e nel male. Con una continuità nei risultati sarebbero arrivati più alti in classifica. Sicuramente Berardi è l’immagine del club e i suoi numeri, così come la sua maturità, non possono che essere elogiati. Ha finalmente fatto quello step in più, chissà magari anche per alzare il livello della propria dimensione futura. Rimane lontano dai riflettori Djuricic, che in passato ha rappresentato la qualità in persona: l’infortunio non lo aiuta, ma in dodici presente è stato inesistente.

 

Salernitana: La fiaba di questa stagione, scritta dall’autore Nicola, ormai mantra delle salvezze. Un maestro che ha dato un'identità ad un gruppo praticamente già annegato. Merita gli applausi l’intera rosa, ma in particolare Bonazzoli, che insieme a Djuric e Ribery, ha trascinato a suon di goal il gruppo. Anche il risveglio di Verdi ha cambiato le carte in tavola. Difficile trovare una pedina che non abbia dato il massimo: il solo Perotti, arrivato a gennaio, non si è rivelato importante, come si poteva inizialmente ipotizzare. Ha pure sbagliato un rigore chiave per la salvezza. Fuori condizione. 

 

Spezia: Un gruppo interessante, che ha messo in mostra giocatori importanti, anche per le grandi squadre. Su tutti non si può non sottolineare le prestazioni di Verde, che dopo anni di studio calcistico in giro per il mondo, ha finalmente trovato la sua dimensione. La maturità acquisita potrebbe portarlo il prossimo anno a fare uno scalino decisivo per la sua carriera. Chi invece non ha fatto nessun passo avanti è indubbiamente Nzola, che sarebbe dovuto essere il bomber rivelazione. Invece è rimasto nascosto tra le panchine ligure, senza dimostrare praticamente nulla.

 

Torino: Un gruppo che ha preso poche reti, grazie ad un muro brasiliano impenetrabile: Bremer miglior centrale della stagione in Serie A. Un talento, che ha la caratura per giocare in tutti i club del mondo. La sua svolta con Juric è stata netta, ha fatto intendere l’importanza di marcare ad uomo, senza mai farlo passare. Tra i granata ci si aspettava di più da Milinkovic-Savic, elogiato inizialmente, finito in panchina alla fine, per una quantità di errori inspiegabili. Difficile pensare che la società possa puntare ancora su di lui in futuro, visto anche il malumore dei tifosi nei suoi confronti.

 

Udinese: Una stagione condotta da due allenatori che sfruttano l’attacco di massa come arma principale per colpire l’avversario: sia Gotti che Cioffi hanno dato un immagine offensiva di un team, non facile da affrontare.Si potrebbe nominare Beto per i primi sei mesi, ma Deulofeu è il vero artista in quel di Udine. Abbina qualità a concretezza, risultando decisivo in tutte le gare. Un elemento che ha finalmente raggiunto la sua maturità, dopo anni di grande altalenanza. Rimandato invece Pussetto, a cui puntualmente viene data una fiducia, mai realmente sfruttata dall’argentino.

 

Venezia: Una prima parte di campionato interessante, una ripresa da incubo, che ha condotto la ciurma veneta nuovamente in Serie B. Zanetti non è riuscito ad imporre appieno le sue idee, Schiavon invece ha messo in luce punti cardini da cui ripartire. Indubbiamente Aramu è stato l’uomo chiave, tra goal e assist ha portato diversi punti a casa, facendo sognare addirittura una salvezza tranquilla, inizialmente. Da bocciare invece Nani, che tra mille lodi non si è mai imposto, dando l’impressione a tratti di essere un giocatore praticamente finito.

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