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L’Europa dice “sì” al salario minimo: cosa cambia per l’Italia

Approvato ieri sera il provvedimento che fa riferimento al minimo salariale, ma non agli stipendi. Di fatto non impone alcun obbligo agli Stati membri

L’Europa dice “sì” al salario minimo: cosa cambia per l’Italia

Con l’inflazione in continua crescita, i prezzi dei generi alimentari e soprattutto dell’energia in costante salita e lo spettro di una guerra di cui ancora non si vede una fine, il pensiero corre alle misure per sostenere la fascia di popolazione più debole.

Per questo l’approvazione da parte dell’UE di indicazioni sul salario minimo arriva in un momento quanto mai delicato per l’economia.

Il suo valore non è da poco, ma rischia anche di rimanere lettera morta. Nel testo, approvato ieri sera dal "Trilogo" (organismo informale che unisce Commissione, Consiglio e Parlamento Ue) si parla di "Automatic indexation".

 

Cosa succederà adesso

La direttiva che ha ottenuto il via libera – previsto - sarà operativa probabilmente da metà giugno. Nel frattempo, nei prossimi giorni si procederà con altri passi formali. Presumibilmente entro la prossima settimana, infatti, il Parlamento europeo dovrebbe dare l'ultimo via libera, in modo che il Consiglio dei ministri europei del Lavoro del 16 giugno, che è stato convocato in Lussemburgo, possa ratificare il documento.

 

Gli obiettivi

Si tratta di una indicazione che mira a far sì che tutti i Paesi dell'Unione prevedano una soglia minima di retribuzione sotto la quale non scendere, in nome della dignità dei lavori e per permettere loro la sopravvivenza.

La direttiva, tuttavia, non imporrà alcun vincolo stringente. Al momento sono sei gli Stati che non prevedono norme specifiche sul salario minimo, compresa l’Italia.

 

Verso il Reddito minimo

Il salario minimo, però, non ha a che fare con il reddito di cittadinanza, che è un sussidio per chi non ha lavoro. In realtà il Consiglio europeo, dietro suggerimento della Commissione, potrebbe presto adottare una Raccomandazione per il "reddito minimo", che molto si avvicina proprio dal reddito di cittadinanza e che era contenuto nel cosiddetto Reddito di inclusione dal 2017. Il provvedimento potrebbe arrivare tra settembre e ottobre.

Sostanzialmente l'Ue inviterà - perché la raccomandazione non è vincolante - a inserire nelle rispettive legislazioni una misura a favore di un sostegno universale. Rispettando il principio della "adeguatezza".

Il Commissario Schmit è convinto che il provvedimento non ostacolerà le assunzioni, ma anzi potrebbe incentivarle.

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