Diario di guerra

L’appello di Kiev per nuove armi e quello del Papa al dialogo

Il presidente Volodymyr Zelensky si rivolge nuovamente all’Occidente: “Serve artiglieria pesante”. Intanto von der Leyen parla con Papa Francesco a Roma

L’appello di Kiev per nuove armi e quello del Papa al dialogo

È proseguito in Vaticano il secondo giorno di visita della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che è stata ricevuta in udienza dal Papa nel Palazzo Apostolico vaticano. "Nel corso dei cordiali colloqui in Segreteria di Stato, ci si è soffermati sulle buone relazioni bilaterali e sul comune impegno ad adoperarsi per porre fine alla guerra in Ucraina, dedicando particolare attenzione agli aspetti umanitari e alle conseguenze alimentari del protrarsi del conflitto", riferisce la Santa Sede.

 

L’Ue accelera l’ingresso di Kiev

Proprio Bruxelles accelera sul via libera alla concessione dello status di candidato all'Ucraina. Dopo aver esaminato le due parti del questionario consegnato dalle autorità ucraine all’Unione europea, su impegni e requisiti per ottenere lo status, la settimana prossima Bruxelles potrebbe varare l'attesa raccomandazione.

Proprio da Kiev, intanto, è arrivato un nuovo appello all’invio di armi più potenti.

 

Zelensky: “Serve l’artiglieria pesante”

Quello giunto dall’Ucraina è l'ennesimo appello agli alleati a fornire più armi, ma soprattutto più pesanti e a maggiore gittata, per respingere l'invasione di Mosca. Un messaggio analogo a quello del presidente Volodymyr Zelensky è arrivato anche dal vice capo dell'intelligence militare ucraina. Come spiegato da Vadym Skibitsky, l'Ucraina sta perdendo contro la Russia in prima linea e ora dipende quasi esclusivamente dalle armi provenienti dall'Occidente per tenere testa alla Russia: "Questa è ormai una guerra di artiglieria. I fronti sono ora il luogo in cui si deciderà il futuro e stiamo perdendo in termini di artiglieria. Tutto ora dipende da ciò che l'Occidente ci dà", ha detto al Guardian.

 

Il giallo del piano francese per Odessa

Infuriano, intanto, gli scontri sul campo, ma a tenere banco è anche una possibile operazione francese a Odessa. Parigi sarebbe "pronta a partecipare ad un'operazione" per "sbloccare il porto di Odessa", secondo una fonte dell'Eliseo. Intanto, secondo l'intelligence britannica, a Severodonetsk i russi avanzano lentamente.

Eppure proprio sull’esito dei combattimenti ci sono informazioni contrastanti. Secondo il capo dell'Amministrazione militare regionale, Sergiy Gaidai, che ha scritto su Facebook, le truppe russe stanno cercando di stabilire il pieno controllo sulla regione di Lugansk entro il 12 giugno, data della celebrazione del Giorno della Russia.

Gaidai ha anche riferito che i combattimenti stanno continuando nella città dell'Ucraina orientale di Severodonetsk e negli insediamenti di Hirske e Popasna: "Severodonetsk regge, ma i russi stanno distruggendo tutto. Il mondo russo è un deserto. Il nemico sta cercando di raggiungere questo obiettivo", ha scritto Gaidai.

 

Putin come Pietro il Grande

Infine fa discutere il discorso di Valdimir Putin in occasione del 350mo anniversario dalla nascita di Pietro il Grande. Il presidente russo si è paragonato allo zar: "A quanto pare, spetta anche a noi restituire (ciò che è della Russia) e rafforzare (il Paese). Se partiamo dal fatto che questi valori fondamentali costituiscono la base della nostra esistenza, riusciremo sicuramente a risolvere i compiti che abbiamo di fronte", ha detto, citato dal Guardian.

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